Il bollo auto è un’ imposta di possesso (altra cosa è la tassa di circolazione, che si applica solo ai veicoli cosiddetti “storici”, cioè di almeno 30 anni e con specifici requisiti), cioè una imposta patrimoniale (probabilmente incostituzionale), perché non riferita al valore del “patrimonio”, ma solo a caratteristiche tecniche. Il “bollo” auto infatti si calcola in base alla potenza della vettura (espressa in kilowatt) e al suo impatto sull’ambiente (Euro 0, Euro 1, Euro 2 e cosi via). Entrambi i dati, cioè potenza e livello di emissioni, sono indicati sulla carta di circolazione. L’imposta è dovuta per 12 mesi, o fino alla prima scadenza utile solo per le auto di prima immatricolazione; non sono più ammessi pagamenti per trimestri. L’imposta è a carico di chi risulta intestatario al PRA (Pubblico Registro Automobilistico) de veicolo; l’onere della registrazione al PRA incombe sul proprietario del veicolo e deve avvenire entro 60 gg dall’immatricolazione o dall’autenticazione della firma del venditore in caso di veicoli usati. Occhio alla scadenza In linea generale, questa imposta va versata entro l’ultimo giorno del mese successivo a quello di scadenza del precedente pagamento. Dato che ogni Regione può variare la scadenza del bollo, è meglio fare una verifica prima di versare, perché in caso di ritardi bisogna pagare interessi e sanzioni, mentre in caso di anticipo non è facile farsi rimborsare. L’imposta è di competenza Regionale, che incassa l’intero importo, secondo i criteri fissati da una legge Nazionale. Il PRA, gestito dall’ACI non è l’esattore, ma solo l’archivio degli avvenuti pagamenti, e le Delegazioni ACI sono appunto sportelli di cassa. Su internet ci sono parecchie alternative per il calcolo del bollo in base alla targa che possono indicare, caso di pagamento oltre il termine di scadenza, anche l’importo di sanzioni e interessi da versare. Sul sito www.aci.it, è possibile calcolare il bollo partendo dalla targa del veicolo, calcolare l’importo dovuto, a seconda della regione di residenza del proprietario, verificarne la scadenza e pagarlo on line con un supplemento per il servizio BOLLONET. pari all’1,2% dell’imposta che si somma a € 1,87 di commissione fissa. Per un’imposta di € 200, il servizio costa quindi € 4,27, cioè il 2,13% dell’imposta,da confrontare con i costi e i disagi delle altre forme di pagamento ammesse.
Pagare il bollo auto Il bollo auto può essere pagato in tabaccheria, nelle delegazioni Aci, i molte agenzie di pratiche auto e in alcune banche (anche tramite sportello bancomat oppure ricorrendo all’internet banking). In Posta, nella maggior parte dei casi, si deve compilare un bollettino in cui va indicato il numero di conto corrente postale della Regione. Nelle regioni convenzionate con l’Aci, negli uffici postali si può trovare il bollettino di pagamento già pre intestato: Abruzzo, Basilicata, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Puglia, Toscana, Umbria (più le province di Bolzano e Trento). A parte alcune banche, tutte le modalità di pagamento comportano il pagamento di una commissione: tabaccherie, uffici Aci e agenzie di pratiche auto chiedono una cifra fissa di 1,87 euro. I siti delle singole Regioni, se offrono questo tipo di servizio, applicano tariffe diverse tra loro, spesso in percentuale sull’importo da versare.
G li automobilisti lo pagano ogni anno: è il bollo auto, una tassa locale che finisce nelle casse delle Regioni. Tenete presente che questo balzello va versato anche se tenete l’automobile per mesi sempre dentro il box. Il pagamento è comunque dovuto perché il bollo è una tassa sulla proprietà e non legato all’uso effettivo della vettura (è infatti sbagliato utilizzare l’espressione “tassa di circolazione”). Rispettare le scadenze La scadenza del pagamento solitamente corrisponde al mese successivo alla prima immatricolazione del veicolo.
A questa regola fanno eccezione alcune Regioni (per esempio, Lombardia e Piemonte), che per alcune tipologie di vetture fissano la scadenza del bollo nello stesso mese della prima immatricolazione. È importante pagare entro i tempi stabiliti dalla legge, perché chi li supera deve versare anche i relativi interessi di mora. Facciamo un esempio per darvi un’idea di quanto vi può costare il ritardo nel versamento: se pagate dopo un mese dalla scadenza prefissata, la multa è pari al 3% del balzello originario, più gli interessi legali giornalieri (che sono l’1% su base annua). Ricordatevi che se non versate il bollo per più di tre anni consecutivi e non regolarizzate la vostra situazione nemmeno entro 30 giorni dalla conseguente notifica, la vostra vettura verrà radiata d’ufficio dal Pra, cioè dal Pubblico registro automobilistico.
In poche parole: vi ritirano la carta di circolazione e le targhe dell’automobile. Di conseguenza, la vostra macchina non può più circolare. Ridatemi i soldi Se per errore oppure per sbadataggine avete pagato il bollo più del dovuto, potete chiedere la restituzione del denaro ingiustamente versato. In pratica, il rimborso può essere chiesto in tre differenti casi: se vi siete accorti di avete pagato due volte per lo stesso veicolo all’interno dei dodici mesi (per esempio, avete versato il bollo a dicembre e poi di nuovo a gennaio); se avete verificato di avere versato più soldi del dovuto (per esempio, avete calcolato la tassa in base a parametri sbagliati); se il pagamento si riferisce a un periodo durante il quale non possedete più la vettura: per esempio, avete versato il bollo per tutto l’anno, ma due mesi dopo vi hanno rubato la macchina o l’avete fatta rottamare. In questo caso dovete chiedere il rimborso della quota di bollo pagata ma non goduta. Se acquistate un’altra vettura, potete chiedere che ciò che avete pagato in più venga compensato sul bollo di quest’ultima: in questo modo recuperete il denaro più rapidamente rispetto al rimborso vero e proprio.
Le soglie minime regionali Per chiedere il rimborso o la compensazione in linea di massima avete tempo 36 mesi a partire da quello in cui avete fatto il pagamento sbagliato. Passato questo termine si perde il diritto alla restituzione del denaro. Ciascuna Regione può fissare un limite minimo di rimborso (vedi riquadro a lato), sotto il quale non vi spetta nulla. In pratica, questa soglia va dai 10,33 euro di Abruzzo, Emilia Romagna e Umbria fino ai 30 euro di Trentino Alto Adige e Veneto. Quindi, per fare un esempio, prendiamo il caso di due automobilisti veneti: quello a cui spetterebbero 29 euro di rimborso rimarrà a bocca asciutta, mentre quello a cui ne toccano 31 intascherà il denaro (o lo potrà utilizzare per compensare).
Come fare la domanda La richiesta di rimborso può essere presentata in modi diversi a seconda delle regole regionali (vedi riquadro a destra): si va dalla domanda in carta semplice a quella su apposito modulo reperibile negli uffici Aci. La richiesta va inviata con raccomandata a.r. o portata a mano all’ufficio competente, che cambia da Regione a Regione (vedi più avanti). Nella domanda, oltre ovviamente ai dati anagrafici del richiedente, alla targa e ai dati identificativi del veicolo, vanno specificati il codice fiscale, il numero di telefono, il motivo per cui si chiede il rimborso e l’anno di riferimento. Va anche indicata la modalità con cui si intende ricevere il rimborso: conto corrente postale, assegno circolare (con spese, però, a carico del destinatario), bonifico su conto corrente bancario (in quest’ultimo caso vanno riportati Abi e Cab della banca).
Dove fare la richiesta La procedura per chiedere il rimborso del bollo è differente a seconda della Regione. In linea di massima, le strade che si possono seguire sono tre: > per coloro che risiedono in Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta, Liguria e Puglia, la domanda va effettuata a un ufficio Aci. > per chi vive in Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna la richiesta va fatta all’ufficio dell’Agenzia delle entrate competente in base al domicilio fiscale del contribuente; > per tutte le altre regioni, la domanda va fatta alla Regione stessa, indirizzandola a uffici differenti a seconda della singola Regione (ufficio tributi, ufficio ragioneria, settore politiche fiscali…).
I documenti da allegare A seconda del motivo per cui si chiede la restituzione di quanto erroneamente pagato, alla domanda di rimborso, in linea di massima, vanno allegati alcuni documenti. Chi ha pagato lo stesso bollo più volte dovrà presentare anche: > la ricevuta di versamento da rimborsare (generalmente l’ultimo bollo versato) in originale; > la ricevuta di versamento del bollo valido (generalmente quello pagato per primo) in fotocopia; > la fotocopia leggibile della carta di circolazione del veicolo cui si riferisce il bollo valido. Chi ha pagato, in unica soluzione, più del dovuto dovrà presentare anche: > la ricevuta del bollo pagato in eccesso in fotocopia leggibile; > la fotocopia leggibile della carta di circolazione del veicolo cui si riferisce il bollo valido. Chi ha pagato un bollo non dovuto dovrà presentare anche: > la ricevuta di versamento da rimborsare in originale; > la fotocopia leggibile dell’atto che attesta il motivo per cui non era dovuto il pagamento del bollo del veicolo (denuncia di furto dell’auto, atto di vendita, il certificato per la demolizione…).
La pace fiscale non sarà un condono tombale, perché «non è quella la cosa giusta da fare». E la lotta all’evasione fiscale non si concentrerà sui pesci piccoli ma su quelli grandi, non sull’idraulico o sull’artigiano, ma sugli evasori totali. E’ di nuovo Massimo Garavaglia, viceministro dell’Economia in quota Lega, a dettare l’agenda economica del governo e a prefigurare i contorni di una delle operazioni più attese, la «pace» tra fisco e contribuenti. Qualcuno l’ha in realtà già ribattezzata ‘rottamazione-ter’, ma secondo il viceministro il principio fondamentale sarà quello di non vessare chi ha debiti con il fisco e di «riportare in vita» chi è stato messo fuori gioco da «regole assurde a sbagliate». Lo stesso concetto, insomma, che ispirerà i primi passi della flat tax su imprese e partite Iva, fatti per riscattare chi è più «in sofferenza». Il primo esempio citato da Garavaglia è l’esperienza della Regione Lombardia sul bollo auto: per recuperare gli importi non pagati si è chiesto a chi era in arretrato di pagare solo il dovuto, senza interessi e more. Secondo esempio è quello dei premi per i controllori del fisco, che non possono continuare ad essere gli stessi sia che si vada a verificare la posizione di «un povero artigiano» che ha commesso un errore formale, sia che si lotti contro un grande evasore. «I premi – ha spiegato il leghista a CircoMassimo su Radio Capital – vanno differenziati. Oggi si continua a colpire l’omessa fatturazione, l’idraulico che non ti dà la ricevuta, ma è solo la minima parte dell’evasione del nostro Paese». Il viceministro non ha quindi escluso che si possa agire sulla leva del deficit, rimandando, «come ogni anno» con la ormai consueta trattativa in sede Ue e «senza stracciarsi le vesti», il pareggio di bilancio ed è tornato su alcuni punti chiave del programma: flat tax e revisione della legge Fornero, entrambi spalmati sul lungo periodo. Per la prima si partirà, come annunciato, da imprese a partite Iva, sperando di riuscire a portare a casa qualcosa già quest’anno. Per la seconda il primo step è invece quota 100. Stesso discorso per la benzina: la priorità è affrontare il problema della fatturazione elettronica, obbligatoria per i gestori dal primo luglio, sulle accise (che nel contratto Lega e 5S si sono impegnati a cancellare nelle componenti più anacronistiche) invece si vedrà. Il governo non peraltro ha alcuna intenzione di toccare gli 80 euro. Piuttosto si potrebbe «farli diventare quello che sono davvero, una riduzione d’imposta anziché una spesa». Il bonus Irpef di Matteo Renzi è stato classificato come spesa sociale per farlo comparire chiaramente come voce a se stante in busta paga. In questo modo però non ha mai inciso sulla pressione fiscale misurata dall’Istat. Nessuna retromarcia infine sull’idea di rendere libera la circolazione del contante, nonostante la differenza di vedute con il Movimento 5 Stelle. «Pensiamo di convincerli», ha puntualizzato il viceministro. Delle misure concrete oggi non dovrebbe intanto comparire menzione nella risoluzione al Def, in votazione alla Camera e al Senato. L’unica indicazione esplicita dovrebbe essere alla sterilizzazione dell’Iva, con poi il riferimento al contratto di governo nel suo insieme, senza tuttavia scendere in dettaglio. Si allontana quindi l’idea di parlare proprio di pace fiscale, cara alla Lega, così come di reddito di cittadinanza, simbolo del Movimento. Ma, anche senza queste indicazioni, per il fatto che si citi il «contratto» il Pd voterà contro.
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