Settimana all’insegna dei ribassi per i prezzi dei carburanti in tutta Italia. Sembra proprio che nelle giornate di mercoledì 14 e giovedì 15 novembre, siano stati registrati locali ribassi sui prezzi di diesel benzina e GPL, una diminuzione che è stata registrata anche nella giornata di ieri, venerdì 16 novembre. La riduzione sembra arrivare grazie al fatto che Q8 e Tamoil hanno deciso di ridurre di un centesimo al litro i prezzi consigliati della benzina. Ma quali sono le medie dei prezzi praticati? Secondo i dati comunicati dai gestori delle osservatorio prezzi del Ministero dello Sviluppo Economico ed elaborati dalla staffetta proprio nella mattinata di ieri su circa 14 impianti si parlerebbe di 1,629 euro a litro, 1,545 euro a litro per il diesel. Questo per quanto riguarda la benzina self service, mentre per la benzina servito parliamo di 1,750 a litro, 1,669 euro a litro per il diesel, 0,688 euro a litro per il gpl, 0,988 uro al kg per il metano.
Sono queste nel dettaglio le quotazioni dei prodotti raffinati nel Mediterraneo alla chiusura della giornata di ieri venerdì 16 novembre, ovvero benzina € 389,00 per 1000 litri e diesel €490,00 per 1000 litri. Si tratta sicuramente di notizie che hanno in qualche modo rassicurato gli automobilisti italiani che non sono abituati a questo tipo di sorprese in positivo piuttosto in negativo. Secondo quanto riferito dal Presidente Figisc-Confcommercio Maurizio Micheli dell’Osservatorio Prezzi, sembra che i prezzi dei carburanti dovrebbero ancora scendere nei prossimi giorni.
“A meno di drastiche variazioni in più od in meno delle quotazioni internazionali alla chiusura dei mercati di oggi o del tasso di cambio euro/dollaro, ci sono ad oggi plausibili presupposti per una aspettativa di prezzi ancora in calo, media dei due prodotti benzina e gasolio e delle due modalità di servizio ‘self’ e ‘servito’, per i prossimi 4 giorni con scostamenti compresi attorno a 0,5 cent /litro in meno“, è questo quanto sottolineato da Micheli.
Lo stesso tecnico ha voluto aggiungere e precisare come al giorno d’oggi al monitoraggio che è stato effettuato in collaborazione con Assopetroli-Assoenergia, dai prezzi pubblicati dalla Commissione Ue risulta che nella data del 12 novembre lo stacco Italia delle imposte sui carburanti ammonta a +22,9 cent/litro per la benzina e +20,7 per il gasolio e che le imposte avrebbero inciso in settimana sul prezzo finale del gasolio per il 56,48% e per il 61,61% per la benzina. Intanto nel nostro paese le accise benzina continuano ad essere piuttosto presenti e ad avere anche un peso piuttosto incisivo sul prezzo dei carburanti. È proprio questo uno dei motivi che ha spinto il governo ad intervenire sulle accise benzina 2018, cercando di innescare un possibile ribasso dei listini.
2025: la fine del diesel
Sono possibili limitazioni alla vendita dei veicoli più inquinanti? La riduzione delle emissioni avviene se calano i km percorsi dai veicoli inquinanti, soprattutto quelli che lo sono di più, e quindi il metodo che consente di farle calare maggiormente consiste nel toglierli dalle strade. L’Europa e i trattati internazionali garantiscono la libera circolazione delle persone e delle merci, così come la vendita di mezzi di trasporto.
Le Direttive europee vietano la vendita di veicoli con emissioni elevate (oggi al di sopra dei limiti “Euro 6”) e sottopongono a penalizzazioni economiche quelle case automobilistiche che vendono veicoli a maggiori emissioni di CO2. Più discutibile la possibilità degli stati nazionali che aderiscono al mercato unico di limitare la vendita di auto ammesse nel resto d’Europa. La Norvegia, che non fa parte del mercato UE, sta verificando politicamente la possibilità di vietare completamente dal 2025 la vendita di nuove auto a combustione interna e già oggi il sistema fiscale riequilibra i prezzi finali, grazie ad una tassazione che pesa di più su quelli endotermici.
Il parlamento olandese ha anticipato una serie di misure e piani per impedire la commercializzazione di veicoli a benzina e diesel dopo il 2025. Alcuni Lander tedeschi hanno chiesto al governo Merkel di fissare lo switch off al 2030. Se anche altri stati, come l’Italia, faranno lo stesso, la Commissione anziché intraprendere procedure di infrazione potrebbe decidere di fissare una scadenza unitaria per tutto il continente. Ma la dichiarazione di una data per lo switch off, specie se accompagnata da una credibile pianificazione e da una politica industriale coerente, è anche quello di indurre cambiamenti di mercato che anticipano il divieto prescrittivo: utile visto che la vita media di un’automobile in Italia è di 10 anni e di un autocarro è 20. Limitazioni alla circolazione locale Limitazioni periodiche e strutturali alla circolazione sono giustificati dall’inquinamento dannoso alla salute. La legge consente infatti alle autorità locali (Regioni e Comuni) di imporre limiti alla circolazione dei veicoli più inquinanti in periodi dell’anno e in città con qualità dell’aria scadente.
Ad esempio la Regione Lombardia ha deciso da anni il blocco della circolazione dei veicoli diesel Euro 0, Euro 1 ed Euro 2 nel periodo invernale (nelle fasce orarie giornaliere di punta) in provincia di Milano e negli altri comuni capoluogo in cui si eccedono i limiti di qualità dell’aria. Anche se non sempre tale limite è stato fatto rispettare. E’ quello che succede invece a Milano, dove le telecamere d’accesso all’AreaC controllano e multano in automatico i trasgressori.
Milano, sempre grazie all’AreaC, può permettersi politiche incentivanti e disincentivanti modulate, soprattutto se annunciate per tempo. Accanto al blocco alla circolazione invernale esteso anche a gli Euro 3 diesel, cesserà questo inverno l’esenzione dal pagamento all’accesso in centro dei veicoli a metano e gpl: l’inquinamento prodotto da questi veicoli sono infatti del tutto equiparabili ai nuovi Euro 5 ed Euro 6 a benzina. Esentati solo i veicoli ibridi elettrici ed elettrici puri. E così grazie ad un referendum e ai pedaggi dell’AreaC Milano registra il tasso più elevato diffusione di servizi in sharing (bici, moto e car), di vendite di veicoli ibridielettrici (taxi e privati), elettrici puri (soprattutto per mezzi di servizio come la distribuzione merci) e soprattutto un tasso di motorizzazione decrescente rispetto alla popolazione residente quasi ininterrotto dal 1990 ad oggi.
Per chi percorre quotidianamente in città 50-100 chilometri al giorno (flotte, corrieri, taxi, servizi di sharing)), in presenza di ZTL e ZEV, sistemi di pedaggio o esenzioni alla sosta, il mezzo elettrico (moto, quadriciclo o furgone) già conviene. Effetto-annuncio dello switch off e politiche nazionali e locali della mobilità È evidente l’effetto di credibilità e sinergico tra le politiche di annuncio di switch off (sia locale che nazionale) e le politiche regionali e urbane di promozione di sistemi integrati di mobilità sostenibile, costituite anche dal sostegno d’acquisto di veicoli più sostenibili da parte anche di singole categorie professionali. L’esempio migliore è la città di Parigi, appoggiata dalle politiche incentivanti del governo francese: Anne Hidalgo ha deciso di vietare la circolazione di giorno dei veicoli immatricolati prima del 2001 (quindi Euro 2, come la Lombardia). Ha annunciato contemporaneamente le future misure di divieto progressive negli anni alla circolazione, soprattutto dei mezzi diesel, dei veicoli immessi sul mercato prima del 2011 (Euro 3), sino al totale blocco entro il 2020. Come dire: i veicoli più vecchi di 10 anni non potranno più circolare in città.
Quali date limite indicare? Il divieto alla vendita di veicoli sopra i 50 grammi CO2 a Km dovrebbe valere dal 2025. Il divieto alla circolazione di veicoli in città sopra certe soglie dimensionali (es.50 mila abitanti) e per aree urbane vaste dovrebbe essere scaglionato in modo che di anno in anno diventi impossibile circolare per i veicoli che rispettavano i limiti alle emissioni di 10 anni prima. Il divieto alla circolazione di veicoli commerciali ad emissioni positive sotto le 3,5 tonnellate sul territorio comunale di città sopra i 50 mila abitanti e in aree critiche per l’inquinamento dovrebbe essere posto al 2022. a partire da tale data potranno circolare solo quadricicli e furgoni elettrici o a biometano. Perché il 2025 e non oltre? L’Accordo di Parigi, ormai legge anche per l’Italia, indica un obiettivo di temperatura (“molto al sotto dei 2 gradi”) che viene riconosciuto, nella stessa Decisione di COP che lo ha varato, richiedere un incremento dell’ambizione corrente offerta dagli Stati (il 40% offerto dall’UE a nome dei suoi stati membri). Quindi il Consiglio delle Regioni ha già fatto la proposta di portarlo al 50% e noi riteniamo che debba essere portato al-55% emissioni di CO2 al 2030 e -85% al 2050. Su scala globale, i vincoli di temperatura hanno questo effetto sull’uso delle risorse fossili. Il carbone deve rimanere tutto sotto terra. Se non vi è un drastico taglio nell’uso del petrolio, anche il gas (ed i relativi giacimenti) non può essere usato completamente. Quello che conta infatti, più ancora delle emissioni annue o di un obiettivo distante nel tempo, è la cumulata delle emissioni, che tendono ad esaurire l’ammontare fisso totale ancora a disposizione per mantenere il riscaldamento globale entro una certa temperatura. Quindi una azione immediata di riduzione è di gran lunga più efficace che la medesima posticipata nel tempo. Occorre quindi una data di switch off che modifichi da subito le scelte di acquisto e di uso dei veicoli.
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