Come sempre numerosi dibattiti, conferme e perplessità, il decreto pensione è in dirittura di arrivo, e proprio in questo mese di Gennaio verrà introdotta quota 100. Ad oggi si tratta soltanto di una bozza, ma almeno rispetto a qualche mese fa sempre esserci qualcosa di più concreto. Sembra però che leggendo la bozza del decreto ci possono essere una serie di indiscrezioni che sono state rivelate da molti giornali e che si sono rivelate piuttosto veritiere. Nello specifico, ci si riferisce al carattere sperimentale della misura quota 100 che sarebbe stata quindi introdotta soltanto per tre anni e molti dubbi riguardano anche il differimento del pagamento del tfs e TFR per i dipendenti pubblici e sul divieto di cumulo e meccanismo delle finestre.
Ci sarebbe anche un’altra novità importante che andrebbe a riguardare l’adeguamento dei requisiti pensionistici alla speranza di vita, che verrà bloccato soltanto per coloro che hanno diritto alla pensione anticipata. Vediamo più nello specifico, quali sono le novità previste dalla bozza del decreto e più che altro ciò che riguarda quota 100. A beneficiare di questa misura sarebbero coloro che hanno un’anzianità contributiva che sia pari a 38 anni e che abbiano compiuto almeno 62 anni di età.
Su questo punto sembra sia stato scritto tanto e non sembrano esserci infatti dubbi. È stato anche confermato il trattamento differenze tra i dipendenti pubblici e privati, perché mentre in questi ultimi che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2018 potranno accedere alla pensione a partire dal primo Aprile 2019, i dipendenti privati invece che hanno maturato i requisiti entro il primo gennaio 2019, potranno andare in pensione una volta trascorsi tre mesi dalla maturazione dei requisiti stessi.Il decreto inoltre prevede che ci siano delle regole diverse per i dipendenti del pubblico impiego e in questo caso coloro che matureranno i requisiti entro il 31 marzo 2019, potranno andare in pensione soltanto a partire dal primo luglio mentre per chi li matura dal primo Aprile 2019, bisognerà aspettare il termine di sei mesi.
La seconda finestra invece è quella corrispondente il mese di ottobre e quindi per andare in pensione, i dipendenti del pubblico dovranno presentare una preavviso di almeno sei mesi. Nel decreto dovrebbe trovare anche posto il blocco dell’adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita, ma soltanto per quelli che hanno diritto alla pensione anticipata. Rispetto allo scorso anno, dunque, a partire dal primo gennaio 2019 per la pensione anticipata occorrono 43 anni e 3 mesi di contributi per i lavoratori e 42 anni e 3 mesi per le lavoratrici donna. È stata anche confermata la proroga dell’opzione donna che darà la possibilità le lavoratrici nate il 31 dicembre 1959 nel caso in cui siano dipendenti o nate entro il 31 dicembre 1958, nel caso di lavoratrice autonoma di poter andare in pensione.
Quota 100 e ddl “concretezza”: La meritata pensione e il giusto ricambio generazionale Questa Federazione da anni è scesa in piazza, compreso un referendum, per modificare la Legge Fornero, e da anni chiediamo altresì un giusto ricambio generazionale per dare nuova linfa alla P.A. Su questi aspetti riteniamo doveroso esprimere alcune riflessioni. Relativamente alla “quota 100”: Anche noi abbiamo perorato la fatidica “Quota 100” ma non nei termini in cui oggi si parla; in particolare chiedevamo Quota 100 e contemporaneo blocco della riduzione dei Coefficienti di trasformazione per evitare ciò che i quotidiani oggi riportano, ossia un importo pensionistico più basso rispetto alle aspettative dei singoli interessati. Quanti lavoratori usciranno dagli uffici ricorrendo a questa Quota 100? Le stime dicono tantissimi; è possibile, come no, se consideriamo il fondo di verità riportato su tutti i quotidiani e cioè riguardo alla minore pensione di chi esce a 62 anni (e con 38 anni di contributi) anziché a 65 o 67 anni. Una verità banale dato il metodo di calcolo del sistema contributivo basato sul ‘prima te ne vai e meno prendi’. Abbiamo anche noi fatto una verifica con quattro casi concreti di colleghi delle Funzioni Centrali e abbiamo potuto che confermare, come era ovvio, che con Quota 100 vi è una “rinuncia” a maturare una pensione più elevata. Pertanto riteniamo che “Quota 100”, così come è stata ipotizzata ad oggi, sarà presa in considerazione dai lavoratori con molta saggezza e attenzione vista la minor pensione da 150 fino a 350 euro lordi al mese. Relativamente al “ddl Concretezza”: Ribadiamo il nostro giudizio complessivamente positivo sul ddl Concretezza specificatamente nella parte in cui prevede nuove assunzioni. Sono anni che l’UNSA ha lanciato l’allarme circa l’esodo di lavoratori dalla PA, che sarà aggravato dall’introduzione di “Quota 100”. Ciò porterebbe a far ricadere sempre più sulle spalle dei lavoratori rimasti in servizio il compito di far funzionare tutta la macchina amministrativa dello Stato. Per questo, per affrontare un’emergenza già segnalata dall’UNSA che rischia di aggravarsi, e consentire alle Pubbliche Amministrazioni di recuperare la propria capacità di erogare servizi alla collettività, chiediamo che il Governo potenzi il turn over e l’adozione di un forte piano assunzionale. Per questo l’UNSA chiede nella Legge di Bilancio stanziamenti adeguati, anche prima quindi dell’adozione del ddl Concretezza, per garantire il pieno turn over e coprire il trend di cessazioni normali e di quelle dovute all’adozione di “Quota 100”. Tutto questo non deve far dimenticare al Governo che si dovranno rinnovare i CCNL in scadenza il 31 dicembre 2018 e che pertanto nella legge di bilancio ci aspettiamo di vedere gli stanziamenti necessari.
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