In tema di pensioni e soprattutto di riforma pensioni, molto importanti sono risultate essere le dichiarazioni arrivata da parte del sottosegretario lavoro Claudio Durigon. Lo stesso è tornato a parlare di quota 100 e più in generale, su quello che è l’approccio del governo riguardo a questa misura previdenziale. Secondo il Sottosegretario al lavoro, le misure che verranno prossimamente attuate grazie anche al decreto attuativo che dovrebbe arrivare proprio al nei prossimi giorni, rappresentano soltanto una minima parte di quello che è il programma che il Premier Conte, insieme alla maggioranza composta da lega e Movimento 5 Stelle, ha intenzione di portare a termine.
È già arrivata nei giorni scorsi quindi la bozza relativa al Decreto su misure in materia pensionistica, reddito di cittadinanza che è stato messo a punto dai ministeri competenti sotto la regia del Presidente del Consiglio dei Ministri. Però nel corso del suo intervento, ha tenuto a precisare come i lavoratori una volta che decideranno di uscire dal mondo del lavoro, beneficiando di quota 100, dovranno rinunciare comunque ad una quota di pensione che è minima.
” Abbiamo fatto uno studio con l’INPS. Su una busta paga media di pensione di €1500 non percepito per i minori anni contributivi è pari al 16% netto massimo, fino al 2% iniziale di un anno”. Sono queste le parole del sottosegretario al lavoro Claudio Durigon, secondo cui quindi la quota di pensione alla quale i lavoratori dovranno rinunciare, beneficiando di quota 100 sarà davvero irrisoria. Poi lo stesso è tornato anche a parlare su un tema relativo al ricambio generazionale nel mondo del lavoro e come questo possa andare in correlazione con le misure che sono attualmente in programma. Su questo ha dichiarato che hanno dato un impulso positivo al mercato in uscita e che questo sicuramente sarà un po’ più di vigore all’entrata nel mondo del lavoro e che comunque è una prima picconata.
Sempre nel corso del suo intervento però Durigon non ha perso occasione per richiamare anche l’attenzione su quello che rappresenta essere il vero obiettivo del governo ovvero quota 41. Si tratterebbe di una misura pensionistica che darebbe quindi la possibilità ai lavoratori di poter andare in pensione una volta raggiunto 41 anni di contributi versati a prescindere da quella che sia l’età anagrafica. ” Il nostro obiettivo è la famosa quota 41, Ma oggi sarebbe costato troppo per le casse dello Stato, visto il bacino che la stessa legge Fornero aveva in qualche modo creato. Quindi abbiamo affrontato quota 100 con dei paletti ben prefissati, in modo che il bacino si svuoterà di circa 6 o 700000 persone in tre anni e darà la possibilità, subito dopo questi tre anni, di valutare di fare quota 41″, ha concluso il Sottosegretario Durigon.
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