La proposta di condurre Check Up è stata una bellissima sorpresa. Ed è arrivata al momento giusto. Dopo dieci anni in cui ho fatto prevalentemente la moglie e la mamma, infatti, avevo voglia di rimettermi in gioco. Come donna e come professionista. Quindi non potrei essere più felice».
A parlare così è Luana Ravegnini, la presentatrice diventata popolare grazie a trasmissioni come 11 pranzo è servito, Luna Park ed Easy Driver. Poi, dieci anni fa, la Ravegnini ha lasciato la TV e di lei si sono perse le tracce.
Ora però, dal 25 settembre, la rivediamo su Raidue al timone di Check Up, lo “storico” programma di medicina che torna in onda dopo venti anni. «Ed è un onore che abbiano scelto me per un programma così importante», continua la Ravegnini. «Un programma che ho sempre seguito da spettatrice e mi ha sempre affascinato molto, perché affronta argomenti che mi toccano da vicino: perché io posso dire di essere una dottoressa mancata».
In che senso, Luana? «Io ho studiato Odontoiatria, pensavo che il mio lavoro sarebbe stato quello. Poi, come è noto, ho preso un’altra strada. Ma la passione per la medicina mi è sempre rimasta. Ho continuato a leggere, a informarmi, a studiare.
E nella vita sono sempre stata una “salutista”: amo mangiare bene, fare movimento. Ed eseguo regolarmente degli esami medici di controllo, che impongo anche a tutta la mia famiglia: pensi che mio marito mi chiama “il mastino”. Perciò Check Up è una trasmissione che ho sentito subito nelle mie corde».
dio diversi specialisti per parlare di varie patologie: di Covid, ovviamente, ma non solo. E ne parleremo in modo semplice e diretto, dando consigli concreti. Avrò in studio anche persone che sono riuscite a sconfiggere brutti mali: perché voglio che in trasmissione ci sia un clima positivo, voglio dare messaggi
In effetti dieci anni lontano dal video sono tanti: ma perché, allora, decise di mollare tutto? «Perché nel 2011 mio marito, l’imprenditore Renato Della Valle, ricevette una importante proposta di lavoro a Londra. E io decisi di seguirlo in Inghilterra. Anche perché, allora, nostra figlia Adele Maria era molto piccola, aveva solo otto anni e aveva bisogno di avere vicino entrambi i genitori».
Si è mai pentita di quella scelta? «Assolutamente no: la rifarei mille volte. Certo, non è stato tutto semplice. Io sono sempre stata una persona abitudinaria, che ha bisogno di avere vicino i suoi punti di riferimento: la famiglia, gli amici, i luoghi del cuore. I primi tempi a Londra sono stati durissimi, mi sentivo spaesata, mi mancava l’Italia, mi mancava tutto.
Add comment