Nessun suicidio, Tiziana Cantone fu strangolata». Secondo la nuova perizia pro-veritate firmata dal professor Mariano Cingolani, docente ordinario di Medicina Legale dell’Università di Macerata, che in passato era stato consulente anche nel processo riguardante Meredith Kercher, la donna non si sarebbe suicidata.
Tiziana Cantone venne trovata morta il 13 settembre del 2016, nella sua abitazione di Mugnano di Napoli. Inizialmente si pensò a un suicidio, causa impiccagione, dovuto alla diffusione online di video hard che la riguardavano.
I dubbi sulla strana morte della donna, provengono da due solchi sul corpo di Tiziana. Il medico legale ha esaminato alcune fotografie, scattate il giorno della morte della ragazza e successivamente presso l’obitorio, che mostrano la presenza di lesioni sul collo della donna. Si tratta di due solchi che si differenziano tra loro per caratteristiche diverse luna dall’altra.
Il solco con maggiori dimensioni ha un andamento trasversale e fa supporre che Tiziana venne prima strangolata, mentre l’altro solco, che ha un andamento obliquo ed è meno evidente, potrebbe essere stato causato dalla finta impiccagione. La pashmina trovata sul corpo potrebbe essere stata usata, sia. per uccidere sia. per inscenare il fin.-to suicidio e in. effetti sulla, stuoia vennero trovate due tracce di DNA maschili.
Di chi sono? Non è detto però che a uccidere la Cantone siano stati in due: un uomo molto robusto potrebbe aver fatto tutto da solo. Tiziana era alta, ma aveva una corporatura molto snella.
La donna aveva ammesso di aver girato cologica ma, come è emerso dalle investigazioni e durante il processo tuttora in corso, persone a lei vicine li divulgarono senza il suo permesso, fingendosi lei, utilizzando abusivamente i suoi profili social su Internet.
Gli inquirenti confermarono che i video erano stati ricevuti da questi uomini tramite WhatsApp, ma non furono trovate prove sufficienti per incolparli della diffusione su Internet e il tutto fu archiviato. Tiziana iniziò nel 2015 la sua battaglia in tribunale per fermare la distribuzione dei video e per ottenere giustizia nei confronti di chi li aveva diffusi, chiedendo di condannare anche i social network che permisero questo, senza far nulla a riguardo.
La Procura decise di accogliere una parte della richiesta della donna, ma soltanto nei confronti di Facebook, a cui fu chiesta l’immediata rimozione dei post, e contro persone responsabili di siti internet dove il video fu condiviso. Tiziana si ritrovò a dover pagare 20mila euro di spese processuali.
In realtà Facebook non rispettò l’ordine di fermare post e video, così come molti altri siti Internet, fino al 2019. Grazie a Emme Team e al suo appello alla Corte del West Michigan e ai sistemi statunitensi di blocco di materiale diffuso in rete, tutti i video sono finalmente spariti, così come sono stati identificati i responsabili della loro diffusione, ora denunciati.
Emme Team ha poi scoperto le prove che portano a dimostrare che il suicidio fu in realtà un assassinio. Omicidio confermato ora anche dal lavoro del professor Cingolani, chiamato a collaborare al caso dallo studio Emme Team, che assiste la madre di Tiziana, Maria Teresa Giglio, che non ha mai creduto al suicidio. Il professor Cingolani ha effettuato l’analisi delle fotografie scattate sul cadavere della vittima.
A cinque anni dalla morte non c’è nessun colpevole. Tiziana non ha ancora ottenuto giustizia. Ora si aspettano gli esiti degli esami autoptici, che la Procura ha conferito all’equipe guidata dal dottor Maurizio Municinò, con la riesumazione del corpo di Tiziana. Nella speranza che, nonostante sia passato tutto questo tempo, possano ancora fornire altri elementi importanti.
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