È tutto pronto, per tutti i fan del programma I soliti ignoti – il ritorno condotto da grandissimo Amadeus, si dona con le dirette televisive. Anche quest’anno a giocare Ci saranno i vip. Come ogni anno l’intera somma andrà devoluta tutto in beneficenza. Questa sera i concorrenti al grandissimo attore Marco Bocci impegnato su Raiuno con la fiction fino all’ultimo battito, cerchiamo di scoprire qualcosa insieme quella vita privata dell’attore.
Moglie, figli e vita privata di Marco Bocci
Marco Bocci è sposato con la collega Laura Chiatti dal 2014. I due hanno due bellissimi figli: Enea e Pablo.
Ovviamente tutti conosciamo l’attore Marco Bocci, oltre ad essere bravo nel suo ruolo è un sex symbol degli ultimi anni. È diventato molto famoso Immediatamente dopo la fiction Squadra Antimafia dove interpretava il ruolo del vice questore Calcaterra. Cerchiamo di scoprire qualcosa in più sull’attore.
Il suo vero nome è Marco Bocciolini, ma tutti lo conoscono come Bocci. Nasce in provincia di Perugia a Marsciano il 4 agosto del 78, nasce sotto il segno del Leone. L’attore sempre affermato di essere legatissimo a suo padre Marcello e a sua madre Graziella. Fin da piccolo Marco ha avuto la passione della recitazione, i suoi studi ti concludono al conservatorio teatrale d’arte drammatica la scaletta di Roma.
Marco Bocci è stato il famoso fidanzato di Emma Marrone. I due si conobbero nel lontano 2013 durante la trasmissione di Amici, insieme non ho vissuto un attore d’amore molto breve ma intensa. Adesso nel cuore dell’attore che la famosa attrice Laura Chiatti, i due si sono sposati qualche anno fa diventando successivamente genitori e due bambini, Enea nato il 22 gennaio 2015 e Paolo nato il 8 luglio 2016.
Fino all’ultimo battito
Ci sono situazioni in cui il confine tra bene e male non è così netto. Può un medico tradire il codice deontologico per mettere in salvo il proprio figlio? È in questo sottile crinale, in questo interrogativo cruciale che nasce la storia di Fino all’ultimo battito, il nuovo avvincente medical drama dalle tinte crime in onda su Raiuno dal 23 settembre in sei serate (e 12 episodi).
Diego Mancini, interpretato da Marco Bocci, è un cardiochirurgo dalla carriera irreprensibile che commette un atto impensabile – trapiantare il cuore destinato a una ragazzina al proprio figlio, Paolo, in fin di vita – e che per questo verrà ricattato dalla malavita. Un uomo che in poche ore deve scegliere se seguire l’etica o l’amore, una decisione che metterà a repentaglio il suo lavoro, la sua dignità e il rapporto con Elena, la sua compagna (Violante Placido).
Un professionista che si espone dunque al ricatto di una donna a sua volta disperata, Rosa Patruno, la nuora di un boss, che ha il volto di Bianca Guaccero, nel ruolo insolito di “vedova nera”. Il cast è arricchito anche dalla presenza di Loretta Goggi, che interpreta Margherita, la madre di Elena e nonna di Paolo (il piccolo Giovanni Carone). La storia è ambientata in Puglia: la regista Cinzia TH Torrini si è sbizzarrita a impreziosire la vicenda con i bellissimi panorami che questa terra offre, dai trulli a Mola di Bari, al Duomo di Molfetta, passando per Conversano; per le riprese in corsia sono stati utilizzati gli interni dell’ospedale Dea di Lecce, ancora da inaugurare.
Al centro di Fino all’ultimo battito c’è però Marco Bocci, impegnato in un ruolo che più di altri nel passato ha coinvolto la sua sfera emotiva, di padre (Bocci è sposato con l’attrice Laura Chiatti e insieme hanno due bambini, Enea e Pablo, di 6 e 5 anni) e di uomo, che ha avuto a che fare in passato con una grave malattia (nel 2018 ha rischiato la vita per un herpes cerebrale).
Siamo abituati a vederti in fiction d’azione, questo sembra invece un ruolo molto diverso. «Mi è capitato in passato di recitare in parti più intimiste, ma mai per il grande pubblico. Diego poi è un personaggio complesso, è un antieroe: da un lato un professionista che prende decisioni contrarie all’etica, dall’altro è un uomo che si comporta e fa scelte in cui ci si immedesima».
Quanto si somigliano Marco Bocci e Diego Mancini? «Quasi per nulla. Lui è preciso, meticoloso, freddo, dove io sono passionale, vivo nel momento, sono distratto. Ma la scelta che fa me lo avvicina: al suo posto avrei fatto la stessa cosa».
In che modo ti sei preparato per impersonare un cardiochirurgo? «Immedesimarsi è stato il processo più affascinante. Prima di tutto mi ha aiutato essere padre come lui: per tutelare i miei bambini farei tutto il possibile. E poi, siccome nella fiction mi si vede in sala operatoria, sono stato seguito da alcuni chirurghi: ho guardato molti video di interventi a cuore aperto, ho imparato a distinguere e a tenere in mano gli strumenti, il bisturi, la sega elettrica, il divaricatore. Insomma, non dico che potrei operare, ma ora so a memoria come si fa…».
Le riprese sono avvenute in piena emergenza Covid: è filato tutto liscio? «In Puglia eravamo in zona rossa, dunque dovevamo fare tamponi in continuazione e spesso isolarci nelle nostre stanze per il sospetto di essere venuti a contatto con un positivo.
Abbiamo lavorato sotto pressione, senza condividere il solito clima del set. Ma questo paradossalmente ci ha unito. Alla fine delle riprese ho detto: “ragazzi, abbiamo fatto un’impresa eroica”». Come ti sei trovato con le altre protagoniste della serie? «Non avevo mai lavorato con Violante Placido e Bianca Guaccero, ma si è creata subito sintonia. E anche con Cinzia TH Torrini: lei è straordinaria, sa cosa vuole e come ottenerlo.
Ha addirittura voluto le sale operatorie arancioni, suo colore preferito». Anni fa hai attraversato il dramma della malattia. Come incide quell’evento sul tuo essere attore? «Incide su tutto, non solo sul mio lavoro. Il mio approccio alla vita è cambiato. Vivo più nel presente, mi godo il qui e l’adesso. Ciò non significa non fare progetti, ma sapere di avere un limite dà più intensità a ogni cosa». Quali sono state le scene che ti hanno emozionato di più? «Ce ne sono state moltissime.
Ma c’è un momento nel primo episodio, quando il cuore da trapiantare non arriva, una scena sia tecnica sia emotiva in cui mi sono sentito davvero molto coinvolto». Nella vita ti sei mai trovato a un bivio, come il tuo personaggio? «La scelta più impegnativa che ho fatto è stata quando ero ragazzo. Studiavo architettura, ma a un certo punto lasciai i libri per fare l’attore. Abbandonai il certo per l’incerto: è andata bene». Dopo questo medical drama dove ti vedremo? «A metà novembre inizierò le riprese del mio secondo film da autore regista. Il primo, A Tor Bella Monaca non piove mai, girato nel 2019 e tratto dal mio romanzo, uscirà a breve. E poi sarò nel cast di una serie internazionale».
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