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Pensioni ultime notizie, Durigon “Task force per la pensione Quota 100”



Chi parla forbito ti chiama diritti quesiti. Che può sembrare un refuso, ma altro non è, in giuridiche se, che l’espressione per indicare un qualcosa che si è guadagnato in base alle leggi vigenti e non può essere tolto per il capriccio di qualcuno venuto dopo.



Né, tantomeno, per fare cassa. Anche se i quattrini restano all’interno dello stesso ambito, come dovrebbe accadere nel taglio delle cosiddette pensioni d’oro, fortemente voluto dalla componente grillina del governo e inserito nella manovra di bilancio per coprire parte dei costi prodotti dalle uscite anticipate dal lavoro con quota 100 e dell’aumento delle pensioni minime. La storia è più o meno nota. Partita come un’operazione equità, la sforbiciata si è ben presto trasformata nel solito contributo di solidarietà già più volte utilizzato negli ultimi anni dai governi per rastrellare un po’ di soldi. La favola del taglio alla parte retributiva degli assegni previdenziali, infatti, ha retto per pochi giorni.

Intanto, nessuno all’lnps è in grado di fare il calcolo dei contributi effettivamente versati dai lavoratori, in particolare quelli pubblici. I n secondo luogo, anche ammettendo la fattibilità della ricostruzione contributiva, gli esperti dell’Istituto di previdenza hanno spiegato agli esponenti pentastellati che le pensioni più alte sono proprio quelle meno avvantaggiate dal calcolo retributivo.

Con il salire dell’assegno, infatti, il coefficiente che viene applicato agli ultimi stipendi per ricavare la somma finale si azzera, trasformando il trattamento previdenziale in una sorta di contributivo puro. Per intendersi, piaccia o no, chi prende tanto di pensione se l’è pagata durante la vita, versando il dovuto all’lnps. Il concetto è chiaro. E lo hanno capito persino i Cinquestelle, che per non perdere la faccia hanno comunque voluto inserire nella norma un riferimento agli assegni «non coperti da contributi», ben sapendo però che il taglio si applicherà a prescindere: del 15% per le pensioni sopra i 100mila euro lordi annui, del 25% sopra i 130mila, del 30 sopra i 200mi- la, del 35 sopra i 350mila e del 40% sopra i 500mila. Per avere un’idea, una prestazione di 150mila euro subirà una decurtazione di circa 9.500 euro.

Il tema pensioni e reddito di cittadinanza sembra continuino ad agitare il governo Conte soprattutto nell’assenza dei decreti ufficiali che vanno a disciplinare le misure fondamentali del programma del MoVimento 5 Stelle. Sul fronte previdenziale, a parlare è stato proprio il Sottosegretario al lavoro Claudio Durigon il quale ha tentato di tranquillizzare e calmare un po’ le acque soprattutto parlando delle misure scadute il 31 dicembre 2018 e di cui ancora non è arrivata conferma di proroga. Stiamo parlando di Opzione donna e Ape sociale che stando alle dichiarazioni verranno prorogate con una data retroattiva. Secondo Durigon invece sarà stoppato l’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita, mentre sull’eredità il vice premier Luigi Di Maio ha cercato di calmare le polemiche riguardanti l’estensione o meno agli stranieri di queste misure, affermando che saranno soltanto per gli italiani.

Andando più nel dettaglio, Durigon è sul fronte previdenziale ha dichiarato come il decreto legge che arriverà sicuramente entro e non oltre il 12 gennaio, conterrà pensione di cittadinanza, quota 100 e reddito di cittadinanza e prevederà l’entrata in vigore anche con data retroattiva dal primo gennaio di Opzione donna e Ape sociale. Nel contempo ha aggiunto anche che verrà tolto l’adeguamento dell’età all’aspettativa di vita che sarà bloccato a 42 anni 10 mesi per gli uomini e 41 anni 10 mesi per le donne.

Nel comparto del pubblico impiego e il decreto stabilisce come la prima decorrenza per poter andare in pensione con Quota 100, sia stata al mese di aprile. Secondo Durigon, il rischio potrebbe essere soltanto uno, ovvero che inizialmente potrebbe esserci un po’ di caos, ma che poi l’Inps dovrà essere pronta a dare delle risposte certe ai cittadini. “Stiamo mettendo in piedi una task force per far fronte alle richieste”, ha dichiarato Durigon.

Con il decreto diamo la possibilità a 350 mila persone di andare in pensione quest’anno e a 800 mila nel triennio: dai sindacati mi aspetto una posizione ben diversa. Diamo una prima picconata alla legge Fornero ma la Cgil sa per certo che cancellarla totalmente avrebbe avuto un costo troppo elevato. Con i governi precedenti i sindacati hanno fatto l’accordo per l’Ape social che costa 1,8 miliardi; noi mettiamo sul piatto 21 miliardi”, ha aggiunto ancora il Sottosegretario. Di reddito di cittadinanza e pensione di cittadinanza è tornato a parlare invece Luigi Di Maio, il quale ha riferito come la pensione minima €780,00 così come le pensioni di invalidità a €780,00 partiranno uno tra il mese di febbraio e quello di marzo e dopo questi giorni che il vicepremier trascorrerà Roma, farà insieme agli altri tecnici del Governo, il decreto che istituisce anche Quota 100, il sistema del reddito di cittadinanza per tutti gli italiani.



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