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Streaming Benfica – Juventus gratis diretta live tv come vedere Rojadirecta – Youtube e Facebook



Come possibili alternative dove vedere Benfica – Juventus, ci sarebbero, in via non del tutto ufficiale, Video YouTubeFacebook LiveStream e Periscope. Il raccoglitore internet di links online gratuiti Rojadirecta non è più da considerarsi valido, perchè dichiarato illegale in Italia già da un bel po’ di tempo.  La gara che si giocherà oggi alle ore 19:05 potrà essere seguita in tv come al solito sui dispositivi di Sky e Premium, oppure collegando il proprio personal computer alla tv con il cavo HDMI grazie al servizio in streaming delle due emittenti, Sky Go e Premium Play. Tuttavia, per vedere in streaming gratis Benfica  – Juventus  senza pagare bisogna andare su Rojadirecta oppure siti alternativi ad esso se non funziona: sono però siti pirata illegali, e non possiamo fare altro che sconsigliarne la fruizione.



La Juventus ha cominciato al meglio la tournée negli Stati Uniti. I bianconeri hanno vinto per 2-0 contro il Bayern Monaco nel segno di Andrea Favilli. Il giovane attaccante, che dovrebbe finire al Genoa, ha messo a referto una doppietta contro i tedeschi. La squadra di Massimiliano Allegri, dopo aver piegato i bavaresi, sarà chiamata ad affrontare il Benfica nell’International Champions Cup. Un’altra amichevole di lusso, che sarà disputata sabato 28 luglio ad Harrison. Il fischio d’inizio sarà fissato alle ore 19.05 italiane. I tifosi potranno seguire il match in diretta tv su Sky Sport. Per chi non possiede la pay-tv britannica, ci sarà occasione di guardarlo in differita su TV8 alle ore 21.15.

In attesa di scoprire quello che accadrà in campo oltre oceano, vediamo i precedenti ufficiali tra le due compagini.

Precedenti tra Benfica e Juventus nelle coppe europee

Juventus e Benfica si sono già affrontate 6 volte in competizioni europee. Il doppio confronto più recente risale alla semifinale di Europa League della stagione 2013/14. I bianconeri persero 2-1 a Lisbona, con le reti di Ezequiel Garay e Lima per i padroni di casa. Nel mezzo la rete di Carlos Tévez per gli ospiti. Il return match a Torino finì 0-0, con conseguente eliminazione, che costrinse la Vecchia Signora a saltare la finale tra le mura amiche del J Stadium. Andando indietro alla stagione 1992/93, c’è da registrare la sconfitta per 2-1 all’Estádio da Luz nell’andata dei quarti di finale della Coppa UEFA.

Doppietta di Vítor Paneira e goal di Gianluca Vialli. Risultato poi ribaltato al Delle Alpi con un netto 3-0 (Jürgen Kohler, Dino Baggio e Fabrizio Ravanelli). Il primo incrocio tra i due club risale alla stagione 1967/68. In Coppa dei Campioni finì 2-0 in Portogallo, con le marcature di José Augusto Torres ed Eusébio, mentre in Italia fu sempre il Pallone d’Oro 1965 ad andare a segno nello 0-1.

Insomma, solamente una volta è riuscita a vincere la Juventus, perciò dovrà cercare di sfatare una sorta di tabù, seppur non si tratti di una partita ufficiale. Una volta archiviata questa amichevole, i bianconeri torneranno in campo a Washington nella notte italiana tra sabato 4 e domenica 5 agosto, per affrontare il Real Madrid. Sarà l’ultima sfida dell’ICC 2018 per i ragazzi di Massimiliano Allegri, che poi faranno rientro in Italia, dove il 12 agosto si sfideranno tra loro nella tradizionale partita di Villar Perosa. Sarà in quella occasione che potrà vedersi in campo Cristiano Ronaldo, assieme ad alcuni dei neo acquisti bianconeri.

ICC 2018, dove vedere le partite del 28 luglio in TV e streaming

Il sabato si aprirà infatti con la sfida fra i Gunners e i campioni di Francia in carica. Il calcio d’inizio è fissato per le 13:35 (visto che si gioca a Singapore), mentre la seconda partita di giornata sarà quella che vedrà la Juventus sfidare il Benfica alle ore 19:05.

Un’ora dopo ci sarà anche la partita di debutto dell’Inter nella ICC 2018, con i ragazzi di Spalletti che apriranno il loro torneo incontrando il Chelsea a Nizza. A chiudere questo sabato di grande calcio sarà un incrocio interessante fra due grandi rivali come Manchester United e Liverpool che inizierà alle 23:05.

Come tutta la competizione, le partite di oggi dell’ICC 2018 saranno trasmesse in diretta esclusiva per gli abbonati alla piattaforma Sky sul canale dedicato Sky Sport International Champions Cup (208) con l’eccezione di Chelsea-Inter che invece sarà visibile su Sky Sport Uno (201) o Sky Sport HD (252). Benfica-Juventus sarà anche visibile in chiaro su TV8 in differita. Per chi non avesse una TV a disposizione c’è sempre la possibilità dello streaming utilizzando Sky Go oppure abbonandosi a NowTV.

  • Arsenal-Paris Saint-Germain – 13:35 – Sky Sport International Champions Cup
  • Benfica-Juventus  – 19:05 – Sky Sport International Champions Cup (differita 21:15 – TV8)
  • Chelsea-Inter – 20:05 – Sky Sport Uno e Sky Sport HD
  • Manchester United-Liverpool – 23:05 – Sky Sport International Champions Cup

La pole position tra gli attacchi d’Europa è della Juventus e anche se le qualifiche – leggi il mercato – sono ancora aperte, sembra difficile ipotizzare che qualcuno gliela strappi. Il Gran Premio, ovvero la Champions League, poi sarà un’altra cosa e per vincerlo non basterà il valore delle punte. Però presentarsi al via con l’attacco più forte è indubbiamente un bel modo di partire: come una pole, appunto. I TOP A portare il reparto offensivo bianconero davanti a tutti gli altri è ovviamente Cristiano Ronaldo: il vincitore di quattro degli ultimi cinque Palloni d’oro e delle ultime sei classifiche dei marcatori di Champions ha aggiunto un surplus unico a un settore già fortissimo. CR7 è il finalizzatore più completo al mondo, in grado di segnare con tecnica, rapidità, forza e doti acrobatiche, ma la Juventus lo ha inserito in un attacco in cui tutte queste doti abbondavano, suddivise tra altri cinque elementi tutti di altissimo livello: Dybala, Mandzukic, Douglas Costa, Bernardeschi e Cuadrado. Proprio il livello medio delle punte bianconere ci spinge a considerare il reparto di Allegri leggermente superiore a quello dove brilla l’altra grande stella del calcio mondiale, Leo Messi. Il trio offensivo titolare del Barcellona, con la Pulce, Suarez e uno fra Coutinho e Dembelé, è all’altezza di qualsiasi combinazione possa schierare la Juventus, ma le altre alternative blaugrana, da Malcom ad Alcacer, non sono del valore di quelle bianconere. Discorso simile per il Paris Saint-Germain: Mbappé, Cavani e Neymar sono un terzetto da favola e Di Maria una “riserva” extra lusso, con Draxler che all’occorrenza può essere avanzato sulla linea offensiva, ma Guedes e Jesé Rodriguez, rientrati dai prestiti a Valencia e Stoke City, non convincono e sono di nuovo sul mercato. C’è poi da considerare la concreta possibilità che Tuchel perda Cavani, obiettivo del Real Madrid.

REAL IN SOSPESO L’attacco della squadra che ha trionfato nelle ultime tre edizioni al momento è lontano da quelli delle altre grandi, ma il giudizio non può che essere sospeso, tanto che il voto avrebbe anche potuto essere un ng, non giudicabile, in attesa dell’erede di CR7. Considerato però che Neymar e Mbappé difficilmente si muoveranno da Parigi, chiunque arrivi non riporterà il reparto offensivo blanco al livello dell’anno scorso.

VICINE AL VERTICE Prive di fuoriclasse assoluti come Ronaldo e Messi, o potenziali come Mbappé e Neymar, il Bayern Monaco e le grandi inglesi presentano comunque reparti di altissimo livello. Quello dei bavaresi è magari stagionato, ma collaudatissimo, con Coman e Gnabry che possono dare respiro a Ribery e Robben sulle fasce, la certezza Lewandowski in mezzo e il jolly Muller. Il Manchester City è forse la squadra che più di ogni altra può rivaleggiare con la Juventus per la qualità diffusa, da Sané a Sterling, da Aguero a Gabriel Jesus, da Bernardo Silva a Mahrez: la differenza è CR7. Discorso simile per il Tottenham, che a un centravanti puro spaziale come Harry Kane affianca il talento e la velocità di Alli e Son, ma pure di Lamela e Lucas Moura. Proprio la capacità incredibile di sfruttare la velocità di Salah e Mané e la loro intesa con Firmino pongono l’attacco del Liverpool allo stesso livello, nonostante i Reds abbiano alternative inferiori per quanto riguarda i singoli. Leggermente inferiori ci sembrano Manchester United e Atletico Madrid, nonostante la forza di Lukaku e Diego Costa e la velocità di Rashford e la tecnica di Griezmann.

LE ITALIANE Un po’ indietro le italiane, anche se la Roma potrebbe guadagnare terreno con la consacrazione di Schick e Under e l’esplosione di Kluivert, a fianco delle certezze Dzeko e Perotti. Discorso simile per l’Inter, dove a cercare la consacrazione europea c’è Icardi mentre a esplodere potrebbe essere Martinez. E un Perisic sui livelli del Mondiale potrebbe aiutarli tanto. Ancora un po’ più indietro il Napoli, con gli infortuni delle scorse stagioni che rappresentano un’incognita su Milik: Ancelotti, però, aspetta un rinforzo…

Dopo il blitz di metà luglio per visite, firma e presentazione, stavolta Cristiano Ronaldo arriva a Torino e si ferma per iniziare la sua nuova avventura a strisce bianconere. Lunedì mattina il primo allenamento alla Continassa, nel nuovo centro sportivo della Juventus che ha già potuto ammirare nel suo primo contatto con il mondo bianconero. Non ci saranno, come la volta precedente, Massimiliano Allegri e il capitano Giorgio Chiellini a dargli il benvenuto visto che sono impegnati nella tournée statunitense, ma il fenomeno portoghese ritroverà i nazionali bianconeri che ha già incrociato ai Mondiali. Dagli argentini Paulo Dybala e Gonzalo Higuain (e il Pipita è una vecchia conoscenza perché è stato suo compagno di squadra per quattro stagioni al Real Madrid) all’uruguaiano Rodrigo Bentancur, che lo ha eliminato negli ottavi di finale in Russia, dal colombiano Juan Cuadrado, che gli ha ceduto la sua maglietta numero 7, al brasiliano Douglas Costa, il gruppo sudamericano compatto al rientro lo accoglierà nello spogliatoio. E insieme cominceranno a lavorare: non mancherà quel pizzico di curiosità che accompagna non soltanto i tifosi ma pure i compagni di squadra nel vedere da vicino i ritmi di lavoro e la professionilità che contraddistingue il penta Pallone d’Oro. Di certo, il primo (e non solo) allenamento di CR7 alla Juventus sarà blindato. Ancora adesso non ci sono certezze sul giorno – già domani o più probabilmente domenica – in cui Cristiano Ronaldo arriverà a Torino, ovviamente con un volo privato, né sulla sua residenza temporanea. Massima privacy anche se i tifosi si stanno mobilitando per aspettarlo all’ingresso della Continassa. Dentro, nella quiete del centro sportivo a due passi dallo Stadium, il portoghese suderà agli ordini di Aldo Dolcetti, collaboratore tecnico di Allegri che adesso si trova ancora negli States con la squadra, ma che rientrerà a Torino domenica proprio per coordinare il lavoro dei nazionali che si aggregano appunto lunedì. All’appello mancheranno ancora il campione del mondo Blaise Matuidi e i vice Mario Mandzukic e Marko Pjaca, che dovrebbero rientrare dopo una settimana. NODO RISOLTO La nuova avventura alla Juventus inizia sotto buoni auspici per Cristiano Ronaldo: proprio ieri è arrivato l’atteso sì dell’Agenzia delle Entrate spagnola che ha accettato l’accordo tra CR7, la “Fiscalìa” e l’avvocatura dello Stato sulla proposta di rientro, e quindi di conciliazione, dell’ex stella del Real Madrid con il fisco spagnolo. Il fuoriclasse portoghese verserà 18,8 milioni nelle casse dello Stato spagnolo e sarà condannato a due anni di carcere – come hanno confermato fonti giudiziarie all’agenzia di stampa Efe – anche se la condanna sarà sospesa in cambio della dichiarazione di colpevolezza del giocatore per quattro diversi reati fiscali dal 2011 al 2014. Poter mettere la parola fine alla vicenda rappresenta un grande sollievo per CR7 che ha vissuto con preoccupazione i problemi con il fisco emersi nel maggio 2016. Ed è stato anche un motivo di rottura con il presidente madridista Florentino Perez: CR7 è rimasto infastidito dall’atteggiamento del Real Madrid che non lo ha protetto, come invece ha fatto il Barcellona con Leo Messi, lasciandolo solo.

«Quando giocavo per le strade di Madeira e sognavo di arrivare al top nel calcio, non potevo immaginare che un giorno avrei fatto una foto come questa. Dedico questo momento soprattutto alla famiglia, ai miei amici, ai miei compagni di squadra, agli allenatori dai quali ho imparato tanto e a tutti quelli che lavorano nelle strutture di club e nazionale. Infine, un ringraziamento molto speciale per i miei tifosi: questi trofei sono vostri ». Così scriveva Cristiano Ronaldo da Funchal, Madeira, postando la foto dalla sua isola, con tutti i premi vinti, tra questi i cinque Palloni d’Oro. Lì, dove ha tirato i primi calci, e rotto i primi vetri dei vicini di casa, un talento unico ha trovato la forza di battere anche le avversità della vita, prendendo il volo per una carriera unica, inimitabile. Lì, CR7 è rimasto fino all’offerta irrinunciabile dello Sporting che lo ha fatto trasferire in continente quando aveva solo dodici anni. E lì torna ogni volta che può, anche per portare le sue coppe, che finiscono dritte al CR7 Museum gestito dal fratello maggiore Hugo. FIGLIO DI TUTTI Oceano di sentimenti e passione nell’arcipelago al largo delle coste africane. Duecentosessantamila abitanti, un figlio unico, di tutti: Cristiano Ronaldo. “Bemvindo ao aeroporto Cristiano Ronaldo da Madeira”, così ti accolgono quando atterri. Una dedica in vita, per il dio del pallone e una fede unica nel fuoriclasse senza limiti che ha lottato ed è diventato il migliore al mondo. Partendo da lontano, molto lontano. IMMORTALATI Nella capitale Funchal, c’è anche il primo hotel della sua catena: Pestana CR7, nella centralissima Praça do Mar, a 300 metri dal porto. Sono 49 camere arredate in stile contemporaneo, una spettacolare piscina sul tetto con vista mozzafiato sulla baia, una sauna, una Jacuzzi e una palestra all’aperto. Si può dormire con CR7 a partire da 117 euro a notte. Il campione appare ovunque, anche sulle porte. Impossibile, d’altronde, non imbattersi nel neo juventino. E le foto ricordo più riuscite sono in posa, accanto a lui che, gigantesco, a gambe divaricate nel tipico gesto dell’esultanza, accoglie turisti e appassionati. Aspettando che qualcuno gli metta addosso la maglia bianconera.

Adesso che anche Leonardo, dt del Milan, ha confermato pubblicamente e in mondovisione quello che ormai era il segreto di Pulcinella, tornare indietro diventa complicato. «Bonucci ha espresso il desiderio di giocare nella Juventus. Se sarà possibile lo faremo, ma senza obblighi », ha spiegato il dirigente brasiliano. Vista la situazione che si è creata, sembra impossibile che Bonucci possa restare al Milan, anche soltanto per una questione ambientale, e di destinazioni alternative non se ne vedono all’orizzonte (la pista Psg si è raffreddata). Per il dt Leonardo il futuro del difensore è un problema almeno quanto lo è Gonzalo Higuain per la Juventus da quando a Torino è sbarcato Cristiano Ronaldo. I contatti tra i due club, dopo l’incontro di martedì, sono proseguiti anche ieri. Se si tratta a oltranza è perché a livello di principio Bonucci alla Juventus e Higuain al Milan sarebbe una soluzione vantaggiosa per tutti. Se la fumata bianca non è ancora arrivata – e non è scontato che arrivi, occhio al Chelsea – è perché tanto i bianconeri quanto i rossoneri sono convinti che la grana più grande sia quella dei rivali. Così la Juventus insiste per avere un conguaglio di 20-25 milioni allegato allo scambio di cartellini tra Bonucci e Higuain, mentre il Milan continua a voler inserire nell’affare anche Mattia Caldara, che Beppe Marotta e Fabio Paratici preferirebbero non cedere o comunque valutare di più – per una questione di età e prospettiva – del pari ruolo rossonero.

SCHERMAGLIE Il Milan, sempre vigile su Alvaro Morata, nelle ultime ore si è mosso anche per Radamel Falcao del Monaco. Allo studio c’è uno scambio con André Silva: il regista è Jorge Mendes, agente di entrambi gli attaccanti. Il 32enne bomber colombiano però ha un anno in più del Pipita, un ingaggio superiore e negli ultimi anni spesso è stato frenato da qualche problema fisico. Tanto che negli ambienti del mercato si è diffuso anche il sospetto che si tratti di una manovra a metà strada tra la ricerca di un “piano B” e una mossa per spingere la Juventus ad ammorbidire le proprie posizioni accettando di abbassare il conguaglio in denaro per Higuain o la valutazione di Caldara. Allo stesso modo Marotta ieri da un lato ha confermato come «con Bonucci ci sia un legame di reciproca stima», ma dall’altro ha sottolineato «che il reparto difensivo è a posto». Come dire: Bonucci può diventare una occasione da cogliere, non un obbligo. I campioni d’Italia, in caso di mancato acquisto di Higuain da parte del Milan, potrebbero pure decidere di tenersi Daniele Rugani (corteggiato dal Chelsea), Mattia Caldara (Milan e Borussia Dortmund) e fare marcia indietro sul capitano milanista lasciando al dt Leonardo un bel problema. Gli scenari possibili sono diversi, ma il fatto che Milan e Juventus continuino ad avere dei contatti è il segnale che la volontà di trovare un compromesso che accontenti tutti c’è ancora.

LA MINA VAGANTE Il mercato, però, può cambiare da un momento all’altro e in questo caso la mina vagante, quella in grado di sconvolgere le trattative sull’asse Milano-Torino, è rappresentata dal Chelsea e soprattutto da Maurizio Sarri. L’ex allenatore del Napoli non ha abbandonato l’idea di farsi raggiungere a Stamford Bridge da diversi suoi ex giocatori. Roman Abramovich lo ha accontentato con Jorginho e Marina Granovskaia, braccio operativo del patron russo, sta lavorando per esaudire anche gli altri desideri del tecnico: dal milanista Reina agli juventini Rugani, Higuain, Pjanic fino all’interista Vecino. I contatti vanno avanti da settimane attraverso intermediari e dopo il blitz milanese delle ultime ore della zaeina dei Blues, Juventus e Chelsea dovrebbero incontrarsi in Costa Azzurra domani a margine dell’amichevole di Nizza tra la squadra di Sarri e l’Inter. Un affondo pesante dei Blues sul Pipita (60 milioni) e su Rugani (50) potrebbe cambiare le carte in tavola e il futuro dei protagonisti.

Ci sono più di seimila chilometri e un oceano di distanza tra la sede del ritiro juventino, nel New Jersey, e Palazzo Parigi, il quartier generale, a Milano, degli uomini di mercato bianconeri. Eppure, immancabilmente, i due macro filoni dell’estate juventina – preparazione della stagione e campagna acquisti – si intrecciano in maniera massiccia e costante. E così può anche capitare che Massimiliano Allegri, previa specifica domanda, si conceda una serie di apprezzamenti – sentiti e sinceri, genuini – che giocoforza finiscono per accendere le speranze di chi sogna e auspica che Paul Pogba torni a Torino, alla Juventus. Nonché, inducono a pensare (a conferma di quanto già si ipotizzava, peraltro) che pure Allegri sia nella schiera degli speranzosi: «Sul ritorno di Pogba non posso dire niente perché è un giocatore del Manchester United. Ma sicuramente mi ha fatto piacere vedere quanto è cresciuto soprattutto in una competizione di livello mondiale dove la Francia ha vinto e dove lui ha fatto veramente un grande torneo, giocato con personalità e disputato da giocatore importante quale è Paul. È maturato molto nella gestione della partita». Mica male, no? E questo – dichiarato pubblicamente – ovviamente è nulla rispetto ai complimenti che Allegri ha fatto direttamente al suo ex giocatore in bianconero (due stagioni insieme, alla Juventus, dal 2014 al 2016). Mica male, a maggior ragione, se consideriamo il tenore dei messaggi pubblici che invece si sono vicendevolmente scambiati Pogba e il suo attuale tecnico José Mourino: roba tipo «spero che capisca perché è migliorato e cosa c’è alla base del suo Mondiale» da una parte (a dimostrazione che frizioni e incomprensioni ci sono state eccome) e, dall’altra, «il mio contratto dice che starò ancora al Manchester United, ma non si può mai sapere. Io e Mourinho? Beh, non è che con l’allenatore devi per forza andarci a cena insieme». Per inciso e per la cronaca, se è vero che Pogba non smania dalla voglia di condividere pasti con Mourinho, è invece vero che ai tempi degli allenamenti a Vinovo con Allegri trascorreva parecchie ore in settimana anche in sessioni finite tra sfide a tiri in porta e, soprattutto, sfide a basket. Allegri, dopo la partenza, scherzando disse: «E ora con chi farò gli uno contro uno?». Bene inteso: l’eventuale operazione può essere portata a buon fine soltanto a fronte di un’altra cessione eccellente e non è semplicissima viste le ritrosie del Manchester e l’alto ingaggio di Pogba. Peraltro Allegri ha anche sottolineato soddisfatto e la bontà del mercato portato avanti sino adora dalla Juventus, citando tutti i nuovi acquisti. Ma l’agente Raiola è già all’opera per valutare se vi siano strade alternative a Manchester. La Juve attende…

Il ritorno di Leonardo Bonucci alla Juventus si avvicina a suon di incontri, nuove idee e benedizioni. Se i dirigenti bianconeri, anche ieri attivissimi nei salotti milanesi del mercato, hanno continuato a lavorare all’affare rivedendo tanto gli agenti dei giocatori (di Bonucci e pure di Caldara) quanto il Milan, dagli Stati Uniti è arrivata anche l’apertura pubblica di Massimiliano Allegri: «Il ritorno di Bonucci? Il rapporto con Leo è sempre stato buono, ma durante la mia carriera di allenatore ho avuto discussioni con tanti giocatori. Non ci sono problemi con lui. La Juventus ha cinque difensori ottimi, al mercato pensa la società». Un tassello importante che si aggiunge a un puzzle che non è ancora terminato, ma è ben avviato. Bonucci ha in testa soltanto il ritorno a Torino, Beppe Marotta e Fabio Paratici hanno intenzione di accontentarlo e Leonardo, nuovo dt del Milan, annunciando in mondovisione che «Bonucci ha espresso il desiderio di giocare di nuovo nella Juventus» di fatto ha ufficializzato una situazione dalla quale, anche solo per questioni ambientali, sarà impossibile tornare indietro.

INCONTRI INCROCIATI Bonucci è sempre più vicino alla Juventus- Il ds Paratici, tra un incontro e l’altro con i procuratori del 31enne capitano della Nazionale (Alessandro Lucci) e quello di Caldara (Giuseppe Riso), si è seduto di nuovo al tavolo con il dt rossonero Leonardo. Un’altra chiacchierata, la seconda di persona dopo quella di martedì, durante la quale si è provato a trovare una quadra per far incastrare tutte le pedine: Bonucci, Caldara e Gonzalo Higuain. Si è riparlato pure di Marko Pjaca, che però almeno per ora continua a preferire la Fiorentina. Il Milan per cedere Bonucci e dare la disponibilità a ingaggiare Higuain, una priorità dei bianconeri da quando Cristiano Ronaldo è sbarcato a Torino, vuole avere il 24enne Mattia Caldara. La Juventus si sta ammorbidendo sulla valutazione dell’ex atalantino, ma vorrebbe comunque mantenere un futuro diritto di riacquisto. Per il momento il dirigente brasiliano del Milan continua a escludere questa ipotesi. L’accordo non c’è ancora, ma i contatti sono proseguiti anche nella notte e continueranno nelle prossime ore: si tratta a oltranza e da entrambe le parti c’è la volontà di trovare l’idea giusta per arrivare a dama. L’ultimo incastro allo studio è quello di uno scambio alla pari Bonucci-Caldara con Higuain in prestito oneroso con diritto (o obbligo) di riscatto.

IN COSTA AZZURRA Ma Bonucci, che ormai è diventata una bella grana per il Milan, è destinato a vestire la maglia dalla Juventus anche se gli sforzi delle due società non bastassero per portare a termine la maxioperazione. Attenzione, infatti, alla mina vagante rappresentata dal Chelsea: Maurizio Sarri, seppur prima debba sfoltire un po’ la rosa, continua a non mollare alcuni suoi pallini: ai vari Daniele Rugani e Gonzalo Higuain (oltre ovviamente a Reina e Vecino) si è aggiunto l’interesse per Caldara. La Juventus in giorata ne parlerà direttamente con la dirigenza del club di Roman Abramovich a margine dell’amichevole di Nizza tra il Chelsea e l’Inter. Appuntamento in Costa Azzurra, quartier generale estivo di Marina Granovskaia, plenipotenziaria del club. Se il Chelsea rompesse gli indugi mettendo sul piatto 100 milioni per Higuain e uno tra Rugani e Caldara il finale del film potrebbe cambiare. Uguale rimarrebbe il destino di Bonucci, comunque avviatissimo verso il ritorno alla Juventus.

Non è dato sapere se fra gli artisti preferiti di Gian Piero Ventura ci sia anche Eugenio Finardi. «Amo la radio perché arriva dalla gente », avvertiva nel ‘76 il cantante della musica ribelle. È certo, invece, che una telefonata alla radio, in un pomeriggio d’estate, libera la mente. Spinge a raccontare ciò che per mesi è stato sottaciuto, annegato nella delusione, prigioniero di uno choc dal tempo tramutato in rabbia e poi, finalmente, mutato in autocritica, anticamera della rivincita. Ieri, ore 15, Rmc Sport, costola sportiva di Radio Montecarlo. Al telefono di Enzo Marangio e Jacopo Aliprandi siamo in due: Gian Piero Ventura ed io. Con una cortesia mai affettata, i due colleghi mettono l’ex ct a suo agio. Sono trascorsi sette mesi e 14 giorni dall’incubo di San Siro. Non sembra. La voce dell’ex ct è pacata, il tono mai mellifluone tantomeno melenso. Il

tecnico dell’Italia, per la prima volta fuori dalla fase finale del Mondiale dopo sessant’anni, ha molte cose da dire.CR7, ANCELOTTI, IL TORO Il mercato, CR7 alla Juve, Ancelotti al Napoli. «Cristiano Ronaldo è un affare per tutti. Un affare per la Juventus, un affare per Allegri, un affare per il calcio italiano che ha acquisito una visibilità eccezionale. Ancelotti dimostrerà ancora una volta il suo valore, raccogliendo una sfida estremamente importante, per lui e per il club di De Laurentiis, la cui mossa è stata molto intelligente. Erano pochi gli allenatori in grado di arrivare a Napoli dopo Sarri senza creare problemi: Ancelotti ha tamponato il dispiacere dei tifosi partenopei per la partenza di Maurizio ». Ventura ha guidato il Napoli e anche il Toro: che Toro sta nascendo per Ventura? «Nella scorsa stagione i granata puntavano all’Europa ma, fra infortuni e sfortuna, non hanno raggiunto l’obiettivo. Credo che quest’anno, alla luce anche dei movimenti eseguiti sinora sul mercato, il club stia gettando i presupposti per ritentare l’impresa e per realizzarla, grazie anche a un Belotti a tempo pieno. Il Toro sarà un grande outsider nella corsa all’Europa».

La famiglia, la Juve e l’altra squadra. Cristiano Ronaldo non è mai solo. E’ noto quanto tenga ai suoi cari, non a caso figli, compagna, mamma, sorelle, fratello, cognata, nipoti formano un gruppo affiatato e unito. Quasi una barriera di protezione per il campione che li riunisce per le vacanze e per le feste. Quello bianconero è il nuovo club e l’avventura ufficialmente inizierà lunedì, al centro sportivo della Continassa, con i reduci dal Mondiale e lo staff di Max Allegri che nel frattempo è negli Usa. Il portoghese è atteso a Torino e queste sono ore febbrili. La Ronaldomania non si è mai fermata, dal giorno della presentazione, e vederlo con la maglietta della Juve addosso è un evento nell’evento.L’obiettivo è debuttare il 12 nella sfida di Villar Perosa e poi in campionato a Verona. Come Diego Armando Maradona, a suo tempo. VACANZE FINITE Nell’attesa, anche l’altra squadra si prepara a seguirlo in ogni situazione. In primis, l’agente Jorge Mendes, quasi un mentore per CR7. Il potentissimo procuratore, che con la Gestifute gestisce una scuderia di big (tra loro anche José Mourinho e l’altro portoghese della Juve, Joao Cancelo), è stato l’artefice numero uno del trasferimento del secolo. Lui ha aperto la via, lui ha lanciato la società di Andrea Agnelli verso il clamoroso colpo. Ma c’è anche un Mendes bis, nell’emisfero ronaldiano. E’ Marisa, figlia di Jorge, un tempo bionda e ora bruna. Affascinante e con un sorriso contagiosodeve tenere a bada la community social. Cristiano è infatti una potenza mondiale, con numeri da capogiro: oltre 330 milioni di followers impazienti di post, foto e commenti e qualunque cosa faccia interagire. Marisa si occupa dell’immagine del campione, ovvio. E del dialogo con gli appassionati, accurato e mediato. Il marchio tira e cresce sempre di più. Quindi la squadra deve essere brillante e reattiva, pronta a volare in Cina o ad allestire una mega diretta, a curare la frase a impatto o semplicemente a scrivere «Buongiorno». Poi ci pensa il mondo che sostiene il miglior giocatore del pianeta a cliccare e a decretare il successo. Successo del calciatore e del testimonial. Che ribalta con una rovesciata il suo destino e quello della Juventus.

Dai, su! Alleniamoci bene ché domani la gente viene a vederci allo stadio. Dai, dai!», sbraitava Massimiliano Allegri ieri in mezzo al campo durante l’allenamento di tarda mattinata (svolto in una botta di caldo e umidità da far paura). Un Allegri che, l’episodio di cui sopra è a scopo esemplificativo, probabilmente userà la maggior parte delle energie per motivare il gruppo mentalmente, oltre che per prepararlo tatticamente e atleticamente. Vale per la sfida in programma oggi alla Red Bull Arena contro il Benfica (alle 19 italiane), ma vale e varrà in generale per tutta la stagione. Tanto è vero che il tecnico si lancia in un monito mica da ridere, ponendo in rilievo quanto l’effetto Ronaldo possa addirittura, in un certo senso, essere un’arma a doppio taglio, se non maneggiato con cautela: «È il caso di iniziare a dirlo, oggi è la prima occasione che ho per poter parlare dopo aver sentito certe cose… Ho sentito parlare di risultati scontati e di cose facili per noi, dopo l’acquisto di Cristiano. Invece no: arriva un campione straordinario, e dunque tutti gli avversari saranno ancora più agguerriti e vorranno batterci. Tutto dipenderà dalla normalità con cui affronteremo la stagione, sennò è la volta che ci facciamo male. E ci facciamo male più degli altri anni, nel caso: perché, ribadisco, giocare contro il giocatore più forte del mondo sarà uno stimolo importante per i nostri rivali. Il cammino per noi può diventare un po’ più facile, con la strada più spianata, solo se lavoreremo come squadra e avremo rispetto degli avversari. Troppa eccitazione è pericolosa, dobbiamo mettere Ronaldo nella normalità».

Allegri racconta poi di aver parlato con CR7 solo una volta, da poco, per una quindicina di minuti: «Ma era un semplice saluto, una chiacchierata. Abbiamo parlato della felicità con cui è stato accolto, non di allenamenti, fatica o tattica: è in vacanza ed è giusto non affrontare certe questioni. Lo vedrò l’8 agosto, quando riprenderemo gli allenamenti con tutta la squadra a disposizione, e lì inizieremo a lavorare insieme». E a proposito di giocatori più forti del mondo, comunque, ecco le belle parole su Cancelo: «Ha tutto per diventare uno dei terzini più forti del mondo». Due battute anche da parte dell’ex interista, che ha fatto le giovanili nel Benfica e ne è tifoso: «Per me sarà una partita speciale e in Europa farò il tifo per loro. Qui alla Juve – prosegue Cancelo – mi trovo bene e sono a disposizione del mister. Squadra che può divertire? Può essere, ma a me interessa vincere, più che divertire ».

Francesco De Gregori ha ragione, non è da certi particolari che si giudica un giocatore: ad esempio da un rigore. Da certi altri, però, sì che lo si giudica (bene). E nel caso di Mattia De Sciglio ce n’è uno, di particolare, che dice molte, moltissime cose dell’uomo oltre che dell’atleta. Trattasi della cicatrice sul volto, sulla guancia sinistra, che lui ti mostra quasi orgoglioso nonostante la barba incolta. E’ un ricordino frutto della scarpata subita da Wszolek nell’aprile 2016 che, soprattutto, coincide con un certo periodo non proprio semplice a livello umano. E dunque… «Quella cicatrice è un segno che rappresenta un passaggio importante della mia vita, una fase in cui ho attraversato delle difficoltà e da cui sono venuto fuori diciamo in maniera dura e che mi ha fortificato ». Dopo quel periodo la svolta è stata grande: gli ottimi Europei con Conte valsi la consacrazione e da lì a un anno, nell’estate 2017, il passaggio alla Juventus con cui lo scorso anno De Sciglio ha vinto il suo primo scudetto mettendoci comunque del suo nonstante qualche stop per infortunio. E dunque, De Sciglio, bilancio positivo dello scorso anno? «Sì, è stato molto positivo: me lo sentivo come un anno di rivincita. Sono stato contento dei traguardi raggiunti con la squadra. E’ arrivato tutto in maniera molto naturale: con serenità io ho cercato di stare concentrato su quello che facevo in campo, dare il meglio di me ogni giorno. E poi è stata molto importante la fiducia che ho sentito sia da parte dei compagni, che sin da subito si sono dimostrati una vera squadra, sia da parte del mister che già conoscevo». Allegri è una fi gura che torna spesso nella sua vita professionale: l’aveva fatta debuttare al Milan, ora l’allena qui alla Juventus. Qual è la cosa più importate che ha imparato da lui? «Allegri mi ha insegnato principalmente che non bisogna esaltarsi troppo quando le cose vanno bene e che non bisogna buttarsi giù quando vanno male. Occorre mantenere sempre un equilibrio, che è quello che poi ti porta a esaminare le cose con la massima lucidità. Non perdere mai la calma è una delle sue caratteristiche più importanti ed è bravo a trasmettere serenità anche nei momenti di difficoltà». L’obiettivo di quest’anno? «Beh, arrivare in fondo in tutte le competizioni. E adesso che è arrivato anche Ronaldo, l’asticella dovremo alzarla ulteriormente». Ma è vero che, più o meno inconsciamente, la presenza di Ronaldo in squadra induce ad allenarsi ancora meglio e a dare ancora di più? «Sicuramente giocare insieme con un campione così è stimolante e di conseguenza Ronaldo trasmetterà a tutti la sua professionalità. Poi, è chiaro, non è che la professionalità mancasse in questo gruppo, altrimenti la Juve non avrebbe vinto tutto quello che ha vinto. Ma uno come lui, che a 33 anni ha ancora tanta voglia di essere il numero uno e di superarsi ulteriormente, fa bene a tutti». Però è andato via Bu on. «Era una guida molto importante per tutta la squadra e per noi difensori. Vederlo ora, nelle prime immagini con una maglia diversa, fa molto effetto. Ma devo anche elogiare Szczesny, Perin e Pinsoglio: lo sostituiranno bene, sono sicuro». Parlavamo prima di Ronaldo. Oltre a lui, tra gli altri, è stato acquistato anche Cancelo: terzino destro come lei. E’ pronto a battagliare per il posto? E’ disposnibile a giocare anche a sinistra? «Cancelo è un buonissimo giocatore e la concorrenza c’è, ma è anche positiva: nelle grandi squadre ci deve essere, tanto più considerando tutte le partite che giocheremo: servirà l’apporto di tutti. Quanto alla fascia, beh, il mio ruolo naturale è terzino destro, ma sono disponibile anche a sinistra come succede in Nazionale».

Erano quattro amici al bar, o meglio in pizzeria. Nasce attorno ad un tavolo e di fronte ad una pizza, nell’amara serata dell’eliminazione dalla Champions del 2016 per mano del Bayern Monaco, l’idea di aprire uno Juventus Club a Milazzo. «Era da un po’ che proponevo questo progetto ad un paio di vecchi amici, da parte loro c’era però molto scetticismo, soprattutto per l’incognita della risposta della gente – spiega Giuseppe Gitto, presidente dello Juve Club Milazzo -. Eppure, in quella famosa sera tutta la rabbia per un’eliminazione dolorosa si è trasformata in energia positiva, dando la scossa per trasformare un sogno in realtà». Mai scelta coraggiosa si è rivelata così vincente perché adesso il club è una presenza vitale e particolarmente attiva nella cittadina siciliana che si affaccia sulle Eolie. «Ci troviamo tutti i giorni in sede dalle 19 alle 20.30, è ormai un punto di riferimento imprescindibile – dice il presidente -. Si è creato un gruppo fantastico: accanto a noi giovani ci sono persone d’esperienza che avevano fatto parte del precedente Juve Club intitolato a Platini». A unirli la passione per la fede juventina, le partite da seguire davanti alla tv, le trasferte da organizzare. «Più che un club, siamo una grande famiglia allargata. Le partite viste insieme nella nostra sede, mangiando focaccia e bevendo birra tra il primo e secondo tempo, sono ormai un rituale. Il 3-0 contro il Barcellona in Champions nel 2017 e il memorabile 3-2 in rimonta di questa stagione contro l’Inter in campionato sono stati momenti indimenticabili nel nostro club, stracolmo, tanto che non ci stavamo neppure in piedi. Il top lo abbiamo raggiunto per la finale di Cardiff: nell’atrio del Carmine abbiamo montato un maxischermo e siamo riusciti a coinvolgere più di 500 persone. Peccato che non sia andata come tutti sognavamo, avevamo già preparato i fuochi d’artificio. Ma ci sono anche un mucchio di occasione extra per stare insieme: le cene, le serate per Natale e Pasqua. E non c’è prezzo nel vedere la felicità negli occhi dei soci entusiasti della loro prima volta all’Allianz Stadium. Come grande è la soddistasfazione di essere riusciti a creare affiatamento e aggregazione tra persone che magari prima neanche si conoscevano». Al terzo anno di attività, lo Juve Club Milazzo ha una media di 230 iscritti a stagione. Un gruppo affiatato e coeso, attorno al quale sono cresciuti via via fiducia e consensi, grazie anche al dinamismo e alla voglia di essere sempre più parte integrante del mondo Juventus. «Oggi guardiamo al nostro club con grandissimo orgoglio, soprattutto per i feedback che riceviamo dai nostri soci». E c’è anche l’immancabile partita di calcio a nove tra i soci. «Un appuntamento settimanale, dove il vero problema, a parte la condizione fisica approssimativa e il tasso tecnico non proprio eccelso, è la divisa sportiva visto che tutti i 18 giocatori vogliono indossare soltanto la maglia bianconera. Ogni volta, è davvero dura convincere una delle due squadre ad indossare casacche di altri colori. Non parliamo poi dei commenti tecnici nell’intervallo delle partite o nel post gara. Ogni socio si trasforma in calciatore, allenatore e direttore sportivo per discutere su tutto, formazione, modulo, cambi. Per fortuna che alla fine ci pensa la Juve a vincere e a mettere tutti d’accordo». Anche allo Juve Club Milazzo l’effetto Cristiano Ronaldo ha creato picchi di euforia mai visti prima. «Siamo al delirio collettivo. E il numero degli iscritti aumenta. Siamo partiti da poco con la nuova campagna e abbiamo già raggiunto i 150 soci, quest’anno riusciamo a stabilire un nuovo record. La società ha fatto uno sforzo incredibile. Un motivo in più per sostenere la squadra».



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