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Riforma pensioni, da Quota 100 a Quota 41 e 42: Legge Fornero addio



In questa manovra, l’ attenzione è tutta rivolta come si può leggere su tutti i media Nazionali alle riforme previste sulle pensioni, cominciando da Quota 100 e arrivando a Quota 41. Le ultime novità ad oggi le possiamo leggere insieme leggendo sotto.



Analizzando le ultime novità riguardanti la riforma pensione, non si può non parlare di due misure principali ovvero quota 100 e reddito di cittadinanza e partiranno molto probabilmente nel mese di gennaio 2019 ed è quasi certo che se ne potrà iniziare ad usufruire a partire dal primo Aprile 2019. Riguardo la misura più discussa dell’ultimo periodo, ovvero quota 100, sembra proprio che si tratti di una misura pensionistica che prevede l’uscita dal mondo del lavoro per chi ha maturato entro il 31 dicembre 2018 i requisiti di 62 anni di età e 38 anni di contributi, i quali però potranno lasciare il lavoro effettivamente a partire dall’1 Aprile 2019. Sono previste quattro finestre di uscita, ovvero una ogni trimestre e la prima scatterà il primo di aprile 2019 questo per i privati, mentre per i lavoratori dipendenti pubblici le finestre saranno due, ovvero uno ogni sei mesi quindi la prima uscita cadrà effettivamente il primo luglio 2019.

Parlando sempre di quota di 100 e pare che sia stato previsto anche il divieto di cumulo reddito pensione oltre i €5.000 annui finché non si raggiungerà il requisito previsto dall’ età pensionabile che ammonta a 67 anni. Sono anche previste delle clausole di garanzia al fine di contenere i costi nel caso in cui le domande siano superiori al previsto, con delle finestre di uscita che da tre passeranno a sei soltanto nel caso questo dovesse essere necessario. Si parla anche di una validità di quota 100 per i prossimi tre anni, quindi fino al 2021 con la possibilità poi di introdurre un’altra misura tanto discussa, ovvero quota 41 con la quale effettivamente tutti potranno andare in pensione a partire dal 2022, avendo maturato soltanto 41 anni di contributi.

Al momento però, proprio su quota 41 sembrano esserci ancora dei dubbi ed effettivamente si pensa un po’ più a quota 42. Sono state, dunque, apportate delle modifiche importanti alla legge Fornero e queste sono la base della riforma pensioni che prevedono la proroga soltanto di un anno di opzione donna che coinvolgerà tutte le lavoratrici che sono nate fino alle 1959 e prevede anche la proroga di un’altra misura molto interessante, quale l’Ape sociale per un altro anno, fino al 31 dicembre 2019.

È stato anche fissato il blocco di 5 mesi per la speranza di vita riguardante la pensione anticipata con 42 anni 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne ed ancora 41 anni per i lavoratori precoci. Sono state, infine,  introdotte delle norme che vanno ad alterare il riscatto dei periodi non lavorati ai fini pensionistici, per poter dare la possibilità di poter accedere alla pensione anticipata a piloti e assistenti di volo.

Riforma pensioni 2019, tagli in arrivo con maxi-emendamento

Tra le misure principali che saranno introdotte nella legge di bilancio 2019 con il maxiemendamento del governo, che è arrivato al Senato in aula ci sarà un taglio di ben 2,7 miliardi ai fondi per quota 100, che così scendono da 6,7 a 4 miliardi. Sale in questo modo di 1,3 miliardi nel 2020 e 1,7 miliardi nel 2021 la dote per la misura che è stata tanto voluta dalla Lega. Sì e tanto parlato anche di pensioni d’oro e sì e ipotizzato come il contributo su questo tipo di pensioni ammonterà al 15% per i sedili tra 100 mila e €130.000 e poi si andrà a salire fino ad arrivare al 40% per quelli superiori a €500-000. Sono cinque le fasce complessive e oltre alla minima alla massima è previsto anche un prelievo che ammonta al 25% per tutti i redditi compresi tra 130.001 e 200.000 euro, del 30% per i redditi tra 200.001 e 350.000 euro, del 35% per i redditi tra 350.001 e 500.000 euro.

Il taglio riguardo l’aumento delle pensioni sarà in base a quello che è l’incremento dell’inflazione e di conseguenza, gli assegni saranno rivalutati al 100% per quanto riguarda gli importi fino a circa 3 volte il minimo, del 97% per gli importi che vanno tra 3 e 4 volte il minimo, del 77% per gli importi tra 4 e 5 volte il minimo, del 52% per gli importi tra 5 e 6 volte il minimo, del 47% per gli importi tra 6 e 8 volte il minimo, del 45% per gli importi tra 8 e 9 volte il minimo, del 40% per gli importi superiori a 9 volte il minimo.

Restando in termini di pensioni, non si può non parlare di quota 100, ovvero di quella misura tanto discussa e che darà la possibilità di poter andare in pensione una volta maturati i requisiti contributivi e anagrafici, ovvero 62 anni di età e 38 anni di contributi. Continua, dunque, il dibattito sulla forma della pensione anticipata e soltanto nelle scorse ore il presidente dell’INPS Tito Boeri, aveva acceso una sorta di miccia nei confronti del governo e soprattutto aveva cercato con le sue parole di istigare Matteo Salvini, il quale gli ha immediatamente risposto.

Sempre su Quota 100, è intervenuto nei giorni scorsi Domenico Proietti, ovvero il segretario confederale Uil, il quale ha dichiarato: “Se le indiscrezioni di questi giorni corrispondessero al vero, quota 100 non esisterebbe piu’. Infatti, l’ipotesi di inserire le finestre o specifici requisiti fa si’ che, di fatto, la quota 100 diventi 101, 102, 103… Il Governo dopo mesi di annunci deve garantire la reintroduzione di una piena flessibilita’ di uscita per eta’ intorno ai 62 anni”. Rassicurazioni su Quota 100 e su reddito di cittadinanza, intanto, arrivano direttamente dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il quale ha detto che si faranno e che partiranno già dal 2019.



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