Franco Battiato biografia



Il musicista italiano Franco Battiato è morto nella sua nativa Sicilia all’età di 76 anni, hanno riferito questa mattina i media italiani. Il compositore era stato a lungo lontano dalla scena a causa di una malattia. Battiato è uno dei più importanti compositori di musica italiana con opere senza tempo come ‘Permanent Gravity Center’, ‘I Wanna see you dance’, ‘White Flag’ o ‘The Cure’. Nel corso della sua prolifica carriera ha anche trasformato le foray in film e pittura.



Il musicista aveva uno di quei volti indimenticabili. Naso, occhiali, capelli ricci. Ma lo erano anche i testi delle sue canzoni, poetiche e filosofiche. E se in questa miscela qualcosa eccitava tutti i suoi seguaci era il suo deciso desiderio di innovare, di fare sempre qualcosa di nuovo. Lo ha dimostrato durante il concerto tenuto al Palacio de Congresos di Madrid nel 2007 quando si è circondato di musica “indie” per suonare le sue canzoni con suoni distorti, chitarra ed elettronica. Quasi un giro agli inizi. Un concerto abbagliante che rimarrà nella retina di quelli che eravamo lì mentre i suoi grandi inni venivano cantati , che per il piacere del pubblico, non ha evitato di cantare.

Battiato era un siciliano catanese, anche lui città di Bellini, il grande creatore di ‘Norma’. Vivace città e oggi porto di immigrati. Città l’uno dell’altro, qualcosa che è sempre stato anche nelle canzoni di questo trovatore. Il grande mondo. Fin dall’inizio ha voluto dedicarsi alla musica e negli anni ’60 si è trasferito a Milano dove, anche se ciò che è stato portato in giro per il pianeta era pop, si è lanciato nella musica sperimentale e psichedelica, elettronica e con materiali progressive rock. Durante gli anni ’70 registrerà diversi album con tali suoni, il che gli dà molto riconoscimento, ma solo all’interno di questa scena musicale.

Negli anni ’80 tutto sarebbe cambiato. Ha firmato per la EMI ed è diventato pop. Nel 1981 pubblica l’album ‘La voce del padrone’ e diventa il primo italiano a vendere più di un milione di copie. In italiano sono inclusi grandi successi come ‘Permanent Gravity Center’, ‘White Flag’ o ‘Cuccurucuc’. Un anno dopo pubblicherei ‘Noah’s Ark’ con il brano ‘Voglio vederti danzare’. Battiato era sulla cresta assoluta dell’onda e arrivò a rappresentare il suo paese all’Eurovision Song Contest del 1985, finendo quinto. Non avrei lo stesso spazio oggi a questo festival televisivo. Da questo decennio sono a loro volta album come ‘Orizzonti Perduti’ da cui è stato estratto ‘La stagione degli amori’ e ‘Fisiognomica’, che comprende un altro grande tema canonico come ‘E ti vengo a cercare’ (vengo a cercarti”). Fu alla fine degli anni ’80 e all’inizio degli anni ’90 che pubblicò molti di questi grandi successi in spagnolo e divenne una stella nel nostro paese. Non era l’unica lingua che conosceva, poiché imparò anche l’arabo e lo incluse nelle sue canzoni.

Negli anni ’90 inizia la sua collaborazione con il filosofo Manlio Sgalambro (morto nel 2014), i cui testi sono apparsi in album come ‘L’ombrello e la macchina da cucire’, ‘L’imboscata’, ‘Gommalacca’, ‘Ferro battuto’, ‘Dieci stratagemmi’, ‘Il vuoto’. Nella seconda è la bellissima canzone ‘La cura’, che dice che da “E guarirai da tutte le malattie/ perché sei un essere speciale /ed io, avrtm cura di te”. (“E sarai guarito da tutte le malattie, perché sei un essere speciale, e io mi prenderò cura di te”). È stata pubblicata nel 1996 ed è stata votata come la migliore canzone italiana dell’anno.

Il decennio lo chiuderà con l’album ‘Fleurs’, che avrà tre parti per tutto il 2000. Sono dischi molto delicati da versioni di grandi successi di altri artisti. C’è una meravigliosa versione del Ruby Tuesday dei Rolling Stones, ‘La canzone dei vecchi amanti’ di Jacques Brel, ‘Insieme a te non ci pi’ di Caterina Caselli o ‘Be Your Sapessi’ di Salvatore Vinciguerra.

Consigliere per la cultura

Nei testi di Battiato ci sono anche riferimenti politici, da ‘Bandiera Bianca’ a ‘Povera patria’. In diverse interviste ha dichiarato di non sentirsi un patriota. E l’ho spiegato così: “Quando ero piccolo a scuola c’era ancora residui di fascismo, in quinto luogo facevamo ancora le tipiche mostre di ginnastica del fascismo e devo ammettere che sentivo quella cosa che anni dopo odiavo: il desiderio di far parte di un gruppo, come in alcuni raduni tedeschi o francesi. Ma l’ho perso subito. È una cosa che non capisco. Non mi sono mai sentito diverso da un negro.

La sua passione politica lo avvicinò a questi circoli alla fine degli anni 2000 e divenne persino consigliere culturale in Sicilia, anche se si dimise perché non gli piaceva quello che trovò. Né i politici né il modo in cui sono stati conclusi gli accordi. Ha ricordato una scena: “C’è stata una sessione in cui la tensione era al suo meglio, avevo scelto un direttore d’orchestra che aveva studiato in Russia, molto bene. Seduto di fronte a me c’era un tizio che mi chiede: “E perché scegliamo questo?” Dissi: “Hai qualche altro nome da proporre?” E lui risponde, in siciliano: “No, mi piace il calcio”. Mi chiedo ancora chi l’abbia messo lì dentro! Perché ci siamo presi cura del Teatro Politeama di Palermo, dove si fa musica classica e di cui sono stato presidente come consulente culturale. E in un posto come questo si mette un calciatore?”

Nella musica di Battiato risuona sempre quella cosa mistica, un po’ di pace con se stesso e con tutti. La bandiera bianca, che tante volte ci viene dimenticata.

Quello che ha fatto praticare con entusiasmo era la meditazione. Ha detto che meditava per quasi un’ora ogni giorno fino a quando non era pulito dentro. Nella musica di Battiato risuona sempre quella cosa mistica, qualche monaco, qualche isolamento e pace con se stesso e con tutti. La bandiera bianca, che tante volte ci viene dimenticata. Forse è questo che ha entusiasmato così tanti dei suoi seguaci. Era un musicista che è riuscito a vendere molto facendo tutto tranne arrendersi al mercato. Avevo un nuovo album pronto e stavo tornando in Spagna per un concerto. L’argomento è di nuovo vero: ci sono rimaste le canzoni.



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