Controcopertina

Paris Hilton, dopo sesso e droga le rivelazioni shock sugli abusi



Siamo abituati a immaginarla come la frivola erede di una fortuna spropositata. Un’eterna ragazzina con la chioma color platino occupata solo a divertirsi e a concedersi ogni lusso, con il guardaroba straripante di abiti firmati, le auto sportive collezionate come figurine (possiede anche una Bentley Continental GT rosa con le sue iniziali impresse a caratteri cubitali), le case sontuose (l’ultima è un’immensa villa a  Los Angeles con mega piscina e giardino, ristrutturata senza badare a spese), i gioielli da favola (alla fine della relazione con l’attore Chris Zilka, nel 2018, non ha mai restituito l’anello di fidanzamento costato oltre un milione e seicentomila euro).



Ma, ora che ha appena compiuto 40 anni, Paris Hilton si ribella ai cliché. «Circolano troppe idee sbagliate su di me, tantissimi preconcetti », ha spiegato, stanca di essere incasellata in un ruolo che non le corrisponde. «Non sono una bionda stupida, una specie di Barbie svampita, sono solo molto brava a fingere di esserlo. Per tutto questo tempo ho interpretato un personaggio, quindi il mondo non ha mai saputo davvero chi fossi».

E non si può darle torto, perché la Hilton, in realtà, è soprattutto una lungimirante imprenditrice. Ha creato collezioni moda di scarpe e borse stravendute, aperto negozi dedicati alle sue linee di abbigliamento (una quarantina, sparsi da Dubai a Manchester), firmato profumi e linee di cosmetici. E guadagna fino a un milione di dollari a serata esibendosi come deejay nei club statunitensi più ricercati.

Con il suo fiuto per gli affari ha dimostrato che è capacissima di mantenersi da sola. Nonostante il nonno Barron Hilton – proprietario dell’omonima catena di hotel – l’abbia diseredata, lasciandole “solo” due miliardi e trecento milioni di dollari (poco meno di due miliardi di euro) e dando il resto del patrimonio in beneficenza perché, a suo dire, la giovane nipote conduceva una vita troppo sregolata. In effetti non aveva tutti i torti: Paris fin da adolescente ha dimostrato una certa irrequietezza, poi è stata protagonista di uno scandaloso video a luci rosse nel 2004, arrestata per guida in stato di ebbrezza nel 2006, multata per guida spericolata nel 2007 e fermata più volte nel 2010 per detenzione di droga (cannabis e cocaina).

Però ora qualcosa è cambiato. L’8 febbraio è nuovamente comparsa davanti a una commissione di giustizia. Ma questa volta per una causa nobile: denunciare ufficialmente gli abusi (lo aveva già fatto nel suo documentario This is Paris uscito nel 2020, ma mai così nei dettagli) che subì quando aveva 16 anni nell’esclusivo liceo Provo Canyon School, destinato alla riabilitazione di adolescenti difficili. Ha deciso di farlo non solo per liberare se stessa dall’oppressione dei ricordi, ma anche per salvare tutti quei bambini che rischiano di incorrere nello stesso destino.

«Sono sopravvissuta all’abuso delle istituzioni e oggi parlo in difesa di centinaia di ragazzi detenuti in strutture di rieducazione negli Stati Uniti», ha esordito davanti alla commissione senatoriale per la Giustizia dello Stato dello Utah. Con la voce a tratti spezzata e il volto solcato dalle lacrime, ha proseguito nella scioccante testimonianza, raccontando i maltrattamenti fisici e psicologici subiti negli Anni 90.

Per undici lunghi mesi. Alla Provo Canyon School la iscrissero i genitori, che pagarono una retta di 300 mila dollari a chi avrebbe dovuto proteggerla. Ma quello che doveva essere un aiuto si rivelò invece un inferno per Paris. Fu trascinata in un vortice di mortificazioni e crudeltà che le causarono enormi danni emotivi. «Ero obbligata a trangugiare pillole che mi lasciavano stordita per giorni. Piegavano la mia volontà», ha raccontato.

«Mi trascinavano in bagno, mi guardavano mentre facevo la doccia e poi, per punirmi, mi lasciavano nuda. Non mi chiamavo più nemmeno Paris, ero diventata “il numero 127”. Mi angoscia parlarne, ma non riesco a dormire se penso che ancora ci sono bambini sottoposti a simili abusi». Grazie anche alla sua testimonianza, il disegno di legge promosso dal senatore Mike McKell, volto a fornire più attenti controlli da parte del governo sui centri di riabilitazione per i giovani, ha fatto un ulteriore passo avanti.

E Paris Hilton, più alleggerita nel cuore, a 40 anni vuole imprimere una nuova direzione alla sua vita. Dal 2019 accanto a lei c’è l’imprenditore trentanovenne Carter Reum. «Ho trovato la persona giusta, ne sono sicura al cento per cento», ha detto lei, che si dice pronta a costruire una famiglia: «Fare dei figli è il vero senso della vita. Prima non me ne rendevo conto, ma con Carter è diverso». La coppia ha già avviato le procedure per la fecondazione in vitro a partire da ovuli che la Hilton ha congelato mesi fa seguendo il consiglio dell’amica Kim Kardashian, già mamma di due bambini nati con maternità surrogata. «Era l’unico modo per riuscire ad avere i figli che desidero», ha spiegato Paris, che spera di dare alla luce due gemelli: un maschietto e una femminuccia. Non ancora nati, ma già amatissimi.



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