Controcopertina

Rocco Casalino chi è – Biografia



Oggi tutti si scagliano contro quel ragazzo di provincia partito da un reality e ritrovatosi a tavola con personalità del calibro di Macron, Merkel, Putin, Trump, alla Casa Bianca come a Buckingham Palace. Come ha fatto Rocco del Grande Fratello a diventare il portavoce dell’ormai ex premier Giuseppe Conte?, si chiedono in molti. Per rispondere a questa domanda Casalino ha scritto Il Portavoce. La mia storia. Un libro attesissimo in cui lui rivela grande tenacia, alimentata da una forte voglia di riscatto.



Niente misteriosi intrighi di potere, come farebbe pensare il titolo, ma emerge bene questo suo bisogno di spiegare, di dire, di ribaltare i ritratti giornalistici a volte impietosi e crudeli che di lui sono usciti. Dopo terribili peripezie i suoi genitori si trasferirono da Ceglie (Brindisi) in Germania in cerca di fortuna ed è li che nacque lui, nel 1972. “Non desiderato, non voluto. Sbagliato. La sensazione di essere sempre fuori posto me la sono trascinata per tutta la vita, insieme a quella di dover fare di più”.

I genitori lavorano in fabbrica e si vive nella povertà: “Tutto quello che avevo era di terza, quarta mano”. Ma ciò che gli faceva più male erano le violenze che la mamma subiva. “Mio padre tornava a casa ubriaco e la pestava a sangue, poi veniva nella nostra stanza e picchiava me e mia sorella”. Il razzismo a scuola era pesante, gli italiani eravamo dei “mangiaspaghetti”, l’insegnante lo sfotteva, “Casalino-formaggino”.

Ma lui era bravissimo in matematica. “Mi raccomando, vai bene a scuola perché è l’unico modo per tirarci fuori da qui”, gli diceva mamma. E già a 13 anni Rocco era un nerd del computer e provò ad hackerare una banca. “Il mio idolo era Einstein, e ha rivoluzionato la mia vita l’idea che tutto è relativo e tutto dipende dall’osservatore”. A 9 anni arrivano le prime esperienze sessuali con gli amichetti, ma a 12 i compagni iniziano a insultarlo. “Essere il gay del gruppo mi faceva male e mi bruciava”. Cominciò allora a parlare di donne. Il ritorno della famiglia in Italia per lui, a 15 anni, è un trauma, prima di scoprire l’orgoglio di essere italiano.

Arriva il diploma con il massimo dei voti e poi l’università, Ingegneria elettronica a Bologna, ma l’inquietudine continua a covare. “Ceglie mi aveva fatto sentire amato e fatto riscoprire le radici, ma non bastava. Ero tedesco ed ero italiano. Ero gay ed ero etero. Ero comunista ed ero liberale. Il conflitto, questa volta dentro di me, si traduceva in un sottile, costante disagio”. Aveva il terrore che la sua omosessualità fosse scoperta. “Facevo di tutto per far vedere che ero un playboy”. Così il sesso per lui è qualcosa di passionale ma clandestino, in campagna, di notte. Gli amori, invece, seguono sempre lo stesso triste registro: si innamora del suo migliore amico, etero, dorme con lui e si accontenta di quella vicinanza. Nasce anche una storia con un ragazzo che, dopo due anni, lo rinnega definendolo “il demonio”, per sposarsi e avere dei figli.

Il provino del Grande Fratello arriva per tentare la fortuna, dopo la laurea con il massimo dei voti e anni di gavetta sottopagati. “Se diventavi un personaggio Tv, eri considerato importante”. Il resto è storia. Iniziano le ospitate, le serate, il guadagno facile. “Un’ubriacatura totale”. E lui regala i soldi alla madre e le compra un Mercedes. Quando conduce il programma Buongiorno Lombardia comincia anche la militanza politica.

Dopo aver seguito i V-Day di Beppe Grillo, diventa portavoce di Vito Crimi. “Il genio assoluto della comunicazione era Gianroberto Casaleggio. Ci diceva di non arrenderci mai e di lottare fino alla fine, di avere a cuore i temi che interessano alla gente”. E poi, da capo della comunicazione di un Movimento all’opposizione, passa a quello di un Movimento al governo, e quindi ad assistere il premier. “Conte ha qualcosa dei grandi leader che hanno fatto la storia, i modi, la sostanza di una persona piacevole, perbene, carismatica”. E dell’uomo Conte scrive: “È il padre che tutti sogniamo e mi sta aiutando a vedere la figura paterna in un modo diverso”.

Smessi i panni del portavoce, in questo libro risponde alla domanda che si è posta la gente su di lui. Allo specchio si compiace: “Guarda dove sono arrivato”. Ma in cuor suo rimane il ragazzo col terrore di restare solo la notte: “Mi torna la paura che provavo da bambino, come se non avessi mai lasciato quella stanza in Germania”. E sogna ancora l’innamorato dei 16 anni. Ora darà qualche risposta anche a se stesso, rispolverando un consiglio che gli diede Maurizio Costanzo. “Non stare male per la tua sessualità, sii quello che ti senti di essere, non pensare al giudizio della gente”. Per scrollarsi finalmente di dosso il peso del giudizio altrui, in tutti i campi della vita.



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