Jonathan Bailey sul coming out: “Molti nell’ambiente mi dicevano di non farlo”



Mentra la prima stagione di Bridgerton polverizzava record di ascolto, ci si è concentrati sulla stupefacente bellezza di Regé-Jean Page nel ruolo del duca di Hastings oltre che sugli abiti di scena delle dame impegnate a cercare marito nella Londra del 1813. Ma a un occhio attento (e ce ne sono tanti, tra gli 82 milioni di fan perlopiù femminili della serie che ha debuttato su Netflix a Natale) non sono sfuggiti il bel viso e i glutei di un comprimario: il visconte Anthony Bridgerton, al secolo Jonathan Bailey, inquadrato, nel corso della prima stagione, più spesso a letto con la sua amante segreta che non in camicia  inamidata e panciotto nelle occasioni ufficiali. Adesso che la seconda stagione della serie ambientata nella Londra di inizio ’800 è stata confermata ufficialmente da Netflix , il protagonista maschile sarà il bel visconte.



Proprio come nel secondo volume della serie creata dalla romanziera americana Julia Quinn, in cui ciascun libro è dedicato a uno degli otto fratelli Bridgerton. Non sappiamo se il personaggio di Anthony passerà più tempo vestito o spogliato, tenuto conto che la serie si contraddistingue sia per la grande ricercatezza formale sia per l’abbondanza di scene di sesso (possiamo ipotizzare un “fifty-fifty”). Quel che sappiamo, dalle pagine del libro della Quinn II Visconte che mi amava e dall’annuncio fatto circolare via social dalla voce narrante della serie, la fittizia Miss Whistledown dedita a spifferare i segreti dell’alta società, è che nella stagione dei balli del 1814 Anthony Bridgerton sarà alle prese con un’aristocratica damigella in età da marito e con la sua severissima sorella (attenzione: già nell’adattamento televisivo del primo libro, Il duca e io, gli autori Shonda Rhimes e Chris Van Dusen hanno fatto molte variazioni rispetto al testo originale).

In ogni caso, Bailey si dice speranzoso che per il suo personaggio le cose vadano meglio rispetto alla prima stagione, in cui il visconte «era per la gran parte del tempo afflitto o imbronciato, oppresso dall’insieme di obblighi, responsabilità e restrizioni che la vecchia società patriarcale inglese attribuiva ai giovani uomini». Parlando di giovani uomini e di relativi obblighi connessi al loro ruolo nella società, il Bienne attore inglese, cresciuto in un villaggio dell’Oxfordshire, innamorato della recitazione da quando era bambino e già visto in serie britanniche come Doctor Who, Broadchurch e Leonardo (nel 2011 è stato Leonardo da Vinci per la Bbc), ha imparato presto il senso della responsabilità e il valore dell’onestà intellettuale. Jonathan, gay dichiarato, credibilissimo in ruoli da sciupafemmine come quello di Anthony in Bridgerton, racconta di non aver avuto alcun problema a parlare di sé in famiglia o fuori, ma di aver incontrato proprio tra i colleghi omossessuali le maggiori resistenze in merito al suo “coming out”.

«Molti mi hanno detto di non farlo, avvisandomi che negli studios accettano che tu sia “gay, ma non troppo”», ha raccontato, confidando quanto ritenga fuori luogo un atteggiamento tanto «conservatore» e «scettico». Da apprezzato interprete di un personaggio etero e anche molto seduttivo come Anthony Bridgerton, la sua considerazione è questa: «Credo che non dovrebbe importare quale ruolo tu interpreti. Eppure sembra esistere una linea di pensiero molto precisa secondo la quale uomini apertamente gay non possano diventare protagonisti maschili etero, sebbene molti attori etero siano stati applauditi per le loro interpretazioni di iconici omosessuali».

Parlando della sua idea di amore, in un’intervista recente Bailey definiva questo sentimento «un gioco a nascondino ». E con questo si riferiva evidentemente all’arte della seduzione, che in molti casi si avvale del concedersi quanto del negarsi, così come al fatto che di lui, preferenze a parte, non si sa molto e si deduce che sia single dall’assenza di partner (a parte un cagnolino) nelle foto su Instagram.

La stessa definizione di “giocare a nascondino” per lui si applica bene alla recitazione, in cui parli attraverso il tuo personaggio e non importa chi tu sia veramente. Così, Bailey è passato in questi anni da classici teatrali come II canto di Natale e Re Lear a serie tv ironiche e contemporanee come Crashing (di e con la richiestissima protagonista di Fleabag Phoebe Waller-Bridge) o sentimentali e in costume come Bridgerton e al doppiaggio di video game tutti action come Final Fantasy o Squadron 42.

Parlando di ciò che riguarderà l’eroe romantico di Bridgerton 2 (le cui riprese, pandemia permettendo, dovrebbero cominciare a primavera inoltrata e gli episodi dovrebbero arrivare su Netflix verso Natale), Bailey si augura che arrivino dei balli come si deve anche per Anthony Bridgerton: nella scorsa stagione ai vari ricevimenti della Londra Regency il posto d’onore era riservato a sua sorella Daphne e al duca di Hastings, «il visconte non ha mai ballato e adesso io non vedo l’ora di mettermi nei suoi panni e danzare». Parlando ancora di sé, infine, Jonathan rivela un sogno: quello di viaggiare indietro nel tempo, «ma solo indietro fino agli Anni 80, per vedere il concerto dei Queen a Wembley del 1986» (nel salotto di casa ha una foto i di Freddie Mercury). E condivide un piano B: «Se non avessi fatto l’attore avrei voluto fare il maestro di scuola elementare», dice. Perché? «Perché sono loro i veri eroi di tutti i giorni».



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