Lazio – Roma, dove e come vedere la partita
La gara Lazio Roma verrà trasmessa questa sera in diretta TV da Sky sui canali Sky sport Serie A al numero 202 e 249 del satellite ed ancora numero 473 e 483 del digitale terrestre e Sky Sport al numero 251 del satellite. Coloro i quali invece sono abbonati alla TV satellitare potranno seguire la partita anche in diretta streaming attraverso Sky Go, che si può utilizzare o su PC e su network ma anche su dispositivi mobili come tablet e smartphone. In questo caso però bisognerà utilizzare o il sistema Android Oppure quello iOS. Esiste anche un altro modo per poter Seguire la partita, ovvero in streaming acquistando un pacchetto su Now TV che è il servizio live e on demand di Sky che dà la possibilità quindi di poter acquistare l’evento che si vuole seguire.
Roma, lasciate perdere il Colosseo, San Pietro, il Lungotevere, la città eterna è anche la città da radiolina ci sono almeno sette mittenti totalmente dedicata a discutere le vicende di Roma e Lazio da mattina a sera 7 giorni a settimana.
Probabilmente Roma nel caso dov’è si passa più tempo in macchina, e allora per evitare che ogni semaforo diventi un duello western, crediamo che le radio romane abbiano avuto una funzione importantissima.
Riccardo Angelini, conosciuto da tutti come il conduttore della trasmissione radiofonica Galopeira, una trasmissione dedicata interamente al popolo giallorosso. Sulle frequenze di Tele Radio Stereo, è il re indiscusso dei tifosi, Quindi questa sera ti invitiamo a sintonizzarvi su queste frequenze per seguire il derby Lazio Roma.
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Tanti duelli, un solo obiettivo. Mettere le mani sul derby. La stracittadina della Capitale – la prima senza pubblico, la prima di venerdì – vivrà come sempre di tante sfide nella sfida. Duelli a distanza, perché ognuno starà nella sua zona di campo, ma dal cui esito dipenderà anche quello della partita. E allora vediamo gli incroci più importati, quelli che possono decidere il derby numero 153.
Pepe Reina tra i pali biancocelesti, Pau Lopez tra quelli giallorossi. La sfida tra i portieri parla spagnolo. Da un lato l’esperienza e il carisma del laziale, ingredienti fondamentali sempre, ma in un derby di più. Dall’altro la vena ritrovata del romanista, che contro l’Inter ha sfoderato la migliore prova stagionale. Se il derby si fosse giocata all’inizio del campionato, nessuno dei due sarebbe partito titolare. Reina doveva fare il secondo a Strakosha.
Un vice esperto, pronto a fare la sua parte, ma pur sempre un vice. Poi, complice il covid che ha messo fuori causa l’albanese, l’ex portiere di Napoli e Milan si è preso i gradi da titolare e non li ha più mollati. Grazie a prove convincenti e ad un buon feeling con la squadra. Pau Lopez, dopo gli alti e bassi della scorsa stagione, era finito dietro Mirante. E se il portiere italiano non si fosse infortunato, sarebbe ancora lui il titolare. Pau Lopez ha però sfruttato l’occasione ed ha dato segnali di inversione di tendenza nel rendimento. La sua crisi era iniziata proprio nel derby, quasi un anno fa, con la papera che favorì il pareggio di Acerbi. Ora una nuova stracittadina può agevolare la sua definitiva rinascita. E il ritorno al ruolo di titolare.
Se la sfida tra i pali parla spagnolo, quella in difesa è in chiave azzurra. Gli occhi sono su Francesco Acerbi e Gianluca Mancini. Il primo è ormai un punto fermo della Nazionale, ma anche il romanista è entrato nel giro dell’omonimo c.t. Mancini. Entrambi, salvo sorprese, faranno parte della lista dei 23 che a giugno prenderanno parte all’Europeo.
Che l’Italia giocherà proprio all’Olimpico. Il derby, per loro, può essere un antipasto di ciò che accadrà nello stesso stadio in estate. Nell’ultima stracittadina Acerbi fu grande protagonista. Non in chiave difensiva, ma nell’area avversaria, dove firmò il gol del definitivo 1-1. Spera ovviamente in un bis e, per riuscirci, in questi giorni sta centellinando l’impegno in allenamento per non sovraccaricare quei muscoli che ultimamente gli hanno dato problemi. Spera in un bis anche Mancini. Il difensore romanista è infatti reduce dal gol, bello e decisivo, all’Inter.
E poi c’è la sfida degli assist, quella dei maghi dell’ultimo passaggio. Da una parte Luis Alberto, dall’altra Lorenzo Pellegrini. Nella scorsa stagione si sono contesi a lungo il titolo di miglior assistman del campionato, in questa sono partiti un po’ in sordina (finora per il giallorosso ne sono arrivati tre, per il biancoceleste neanche uno) ma contano di recuperare presto (per ora ci pensano Mkhitaryan con 8 e Milinkovic con 5). La fantasia delle due squadre dipende molto dalla loro verve. Pellegrini è tornato a giostrare da trequartista e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Luis Alberto continua ad essere l’uomo in grado di fare da collante tra centrocampo ed attacco e domani potrebbe essere la vera sorpresa. Nel senso che Inzaghi conta su di lui come possibile attaccante in più.
Infine Dzeko contro Immobile, gli uomini che decidono nella maggior parte dei casi il destino delle rispettive squadre. Perché la Roma si poggia sempre tanto sul centravanti bosniaco, sia quando c’è da attaccare (con Edin che funge anche da regista offensivo), sia quando c’è da difendere (e ci si poggia su di lui per far salire la squadra). Esattamente come la Lazio è costruita per mandare in gol uno come Immobile, maestro nel- l’attaccare gli spazi. In questa stagione il biancoceleste ha già segnato 16 gol (11 in campionato e 5 in Champions), il giallorosso è fermo a 8 (7 in Serie A e uno in Europa League). Domani, però, sarà una sfida a parte. E loro vogliono essere decisivi.
Se vogliamo, il derby di stasera è come se fosse una sorta di conclusione di un pellegrinaggio laico, in cui ventidue cavalieri -con un’unica eccezione – avessero deciso di percorrere un viaggio lunghissimo per darsi appuntamento nella capitale d’Italia e giocare una partita di calcio. Complessivamente hanno macinato 56.698 chilometri; più delle circonferenze della Terra (40.075 km) e della Luna (10.921 km) messe insieme. Lazio e Roma, in fondo, stasera ruberanno la scena a tutto il calcio del nostro Paese per diventare la vetrina del mondo, visto che soltanto fra i titolari sono rappresentate 11 nazioni: Italia, Spagna, Francia, Brasile, Romania, Serbia, Olanda, Inghilterra, Armenia, Bosnia ed Ecuador.
A fare più strada sono stati i cavalieri biancocelesti, che hanno in Caicedo quello venuto da più lontano. Chi in pratica tra i titolari non si è mosso da casa è solo uno, Lorenzo Pellegrini, l’unico romano rimasto (Cataldi è infortunato) a sentire il derby sulla propria pelle, come un tempo facevano Nesta, Di Canio, Totti, De Rossi e tutti quelli che hanno contribuito a scrivere pagine di una mitologia che all’improvviso sembra diventata fuori moda. Eppure proprio il centrocampista giallorosso potrebbe raccontare come una Stracittadina possa cambiare una carriera, e quindi per certi versi anche una vita.
Il 29 settembre 2018, entrando dalla panchina, l’«enfant du pays» segnò un gol di tacco e fece un assist, il tutto per santificare il 3-1 finale ai danni della Lazio. Ecco, quel giorno il percorso di Lorenzo con la maglia giallorossa cambiò rotta, perché – parafrasando un’antica pubblicità sui diamanti – «un gol nel derby è per sempre».
Insomma, potrebbe essere proprio lui la persona giusta per catechizzare tutti i titolari della Roma, stasera, che scopriranno il derby per la prima volta. Si va dal brasiliano Ibanez, che è arrivato in giallorosso solo nello scorso mercato invernale, all’olandese Karsdorp, la cui sfortuna dal punto di vista degli infortuni finora lo ha privato di giocare la Stracittadina, per arrivare allo spagnolo Villar e all’armeno Mkhitaryan – agli antipodi per età ed esperienza -che per fresca militanza o problemi fisici sono a questo momento hanno assistito alla sfida solo da lontano.
Chi invece aspetta il derby come una specie di rivincita personale è senz’altro Pau Lopez. Nella scorsa stagione l’errore che propiziò il pareggio della Lazio è stato l’inizio del suo periodo negativo. Un declino inaspettato che il «lockdown» e il successivo infortunio al polso hanno così accentuato da farlo scivolare a portiere di riserva alle spalle di Mirante. Quasi una beffa per il portiere che era giunto alla Roma con l’etichetta del più costoso della storia giallorossa.
Il debuttante
Nella Lazio c’è invece un solo esordiente, quantomeno tra i titolari. È Pepe Reina, portiere di lungo corso che non dovrebbe pagare l’emozione del novizio. Anche perché di derby ne ha vissuti parecchi, con il Liverpool (contro l’Everton) e in precedenza anche con il Barcellona (con l’Espanyol). Quello di Milano, quando era in rossonero, lo ha invece assaporato.
n lo considera alla stregua di Zdenek Zeman («Il derby è una partita come le altre», diceva l’allenatore boemo), ma non vuole neanche caricarlo di un peso eccessivo. Tanto che Paulo Fonseca è molto chiaro, raccontando cosa rappresenta per lui il derby. «È vero che non l’ho ancora mai vinto, ma è anche vero che non l’ho neanche mai perso – dice l’allenatore della Roma – Sappiamo che è una partita importante, ma sono solo tre punti. E noi vogliamo vincere per portare a casa questi tre punti». Nella scorsa stagione entrambe le gare finirono 1-1, questa volta Fonseca punta diretto alla vittoria.
L’allenatore romanista per l’occasione recupera Pedro, anche se lo spagnolo finirà con l’essere una carta in più a partita in corsa. Villar, invece, dovrebbe aver vinto ancora una volta il ballottaggio con Cristante. «Non ho alcun dubbio», dice Fonseca riguardo alla formazione che giocherà stasera. Poi l’analisi della partita: «La Lazio è una squadra molto forte nel recupero del pallone e nel saper andare in contropiede, abbiamo preparato la partita a dovere da questo punto di vista.
Conosciamo l’importanza di giocatori come Luis Alberto o Milinkovic, ma loro hanno anche altre individualità molto buone, oltre ad un collettivo forte». E allora sarà importante non avere quei passaggi a vuoti in cui cade ogni tanto la Roma. «I blackout? Non è un problema fisico, ne sono sicuro – dice Fonseca -. Anche con l’Inter abbiamo chiuso la partita con grande intensità, con un problema fisico non avremmo potuto farlo. È difficile per tutti giocare 90 minuti con la stessa intensità, ma stiamo lavorando per avere più equilibrio nel corso della partita stessa».
Poi Fonseca analizza altre due cose che gli stanno a cuore: il futuro e la gente. «Ho visto la conferenza di Tiago Pinto, il g.m. ha parlato di progetto a medio-lungo termine, ma anche di ambizione. Per me questo è importante, avere ambizione per poter vincere. E stiamo lavorando tutti insieme proprio per questa cosa: avere ambizione per vincere tutte le partite». E a chi gli chiede se un derby senza pubblico può togliere pressioni, Fonseca risponde così: «Non è mai un vantaggio giocare senza tifosi, questa è la peggior cosa possibile in questo momento. Preferisco giocare con il pubblico e penso che sia lo stesso anche per i giocatori. Tutti vogliamo che il pubblico torni presto allo stadio». Già. Intanto, però, sarà bello vincere. Anche senza tifosi, in caso.
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