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Se l’idillio tra Nicolas Nkoulou ed il Torino è stato bruscamente interrotto dal “caso” emerso un anno e mezzo fa in occasione del preliminare di Europa League contro il Wolverhampton, le ultime settimane stanno preparando il terreno ai titoli di coda tra le parti. Subito o, al limite, tra sei mesi. Il contratto del centrale camerunense è infatti in scadenza al 30 giugno, motivo per cui il club granata non ha certo intenzione di chiudere la porta in faccia ad eventuali pretendenti nell’attuale finestra di mercato. L’unico interesse concreto registrato finora, però, è quello del Bologna, che con Davide Vagnati ha sondato tanto la pista che porta al 30enne di Yaoundé quanto quella che conduce a Simone Zaza.

Il giocatore da par suo nicchia e, intanto, si guarda intorno, nella speranza che un incastro di mercato – lo scambio Krunic-Meité con il Milan, per esempio – possa spalancargli scenari più ambiziosi. L’avventura in granata, cominciata nell’estate del 2017, è in ogni caso agli sgoccioli, come testimoniato dal ruolo sempre più marginale nel progetto tecnico di Giampaolo: alla sostituzione “punitiva” nell’intervallo della gara persa in casa con l’Udinese, per l’ex Lione sono seguite infatti quattro panchine consecutive. Il fatto che a subentrargli contro i friulani sia stato proprio Armando Izzo, che al contrario sta risalendo in maniera vertiginosa le gerarchie del tecnico abruzzese, pare soltanto l’ultimo scherzo del destino. Prima di una nuova esperienza, con ogni probabilità, lontano da Torino.

Stima e rispetto reciproco, sì, ma domani sarà comunque battaglia fra Marco Giampaolo e Ivan Juric. Figli di due scuole calcistiche diverse, perché diversi sono stati in campo da calciatori, pur giostrando entrambi a centrocampo. Giampaolo discepolo di Giovanni Galeone, il migliore a dire del tecnico ex Pescara, Juric cresciuto nella e con la mentalità di Gian Piero Gasperini. Uno con il mantra della difesa a 4 che in questo primo scorcio di stagione ha vacillato a tal punto da portare alla variazione tattica della retroguardia a 3, marchio di fabbrica del collega sulla panchina del Verona.

«Stimo Juric dai tempi del Mantova – ha detto il tecnico del Toro subito dopo la vittoria di Parma -, perché la sua era una squadra molto riconoscibile. Io allenavo la Cremonese all’epoca (2014-2015; ndr). Poi l’ho incrociato in qualche derby di Genova e, nonostante le mie vittorie con la Samp, ho sempre pensato che avesse grandi qualità e gliel’ho sempre detto. Tanto è vero che dopo i derby gli telefonavo per fargli comunque i complimenti. E poi mi piace come persona: è uno franco e sincero». Quel Mantova che impressionò il tecnico abruzzese, sei anni fa in serie C (gennaio 2015), fu capace di inchiodare la sua Cremonese sullo 0-0. Non una serenata spicciola, quella dell’allenatore del Torino nei confronti dell’omologo scaligero, ma un’attestazione di stima che diventa concreta, conoscendo il carattere di Giampaolo e la sua schiettezza. Così come, avendo imparato il suo modo di comunicare, è facile pensare che sottovoce stia dicendo a se stesso: «Stimo Juric, ma adesso voglio di nuovo batterlo».

In totale in carriera i due si sono sfidati in cinque occasioni: tre le vittorie per l’attuale guida torinista, due i pari. I derby disputati nel capoluogo ligure e vinti da Giampa sono, però, un ricordo abbastanza lontano, guardando la classifica attuale in cui il Torino è quart’ultimo (a quota 11 punti con Genoa e Spezia: teoricamente sarebbe salvo per differenza reti), mentre il Verona di punti ne ha 23 ed è – nemmeno troppo a sorpresa – ottavo in classifica, con una serie di giocatori interessanti e giovani di prospettiva in vetrina.

Più pimpante la squadra del tecnico croato, molto concentrata (soprattutto nelle ultime uscite) quella torinista; per il centrocampo del suo Verona, Juric ha scelto un regista puro come Miguel Veloso, geometrico per caratteristiche e protagonista – con un’imbucata di prima intenzione – nell’avviare l’azione che ha portato alla fantastica rovesciata di Zaccagni contro lo Spezia. Giampaolo, nel cuore del suo Toro, ha invece optato per Rincon – che ha caratteristiche di dinamismo e pressing – in attesa che Baselli torni in forma per fornire un’alternativa o che la stessa arrivi dal mercato, che ha ufficialmente preso il via ieri. Alla batteria di trequartisti – da Zaccagni a Barak, da Colley a Tameze, caratteristiche diverse ma uguale utilità – di Juric, Giampaolo preferisce una spalla per Belotti, imprescindibile in campo e non solo.

Così diversi, i due allenatori, ma così simili nel destino che li ha visti in lizza entrambi per la panchina del Torino, tra la primavera e l’estate, durante l’interregno Longo. Juric era la prima scelta della dirigenza granata ai tempi di Bava ds, per quello che aveva fatto la scorsa stagione con il Verona (guidato al nono posto in classifica con 49 punti) e per la tutt’altro che scontata permanenza a Verona anche in questa stagione. La decisione finale di puntare su Giampaolo, con annesse e connesse questioni tattiche, ha fatto poi definitivamente tramontare la candidatura dell’allenatore balcanico (vani i sondaggi di Vagnati, che intanto aveva sostituito Bava), nonostante da parte dei tifosi fosse arrivato da tempo il placet. Domani il presente del Toro e quello che avrebbe potuto esserlo si ritroveranno a bordo campo. Stretta di mano in segno di stima, convenevoli di rito e sinceri abbracci: in campo, però, sarà sfida, ognuno con le sue strategie e l’obiettivo di centrare i tre punti.



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