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Appartenete alla scuola di coloro che dicono che l’andamento di un libro lo si può capire dalla prima pagina, allora possiamo dire serenamente che con l’arrivo di Tiago Pinto la Roma è pronta a scrivere un thriller da batticuore, e non (solo) per questioni legate al mercato.

Il nuovo general manager della Roma infatti, che aveva ritardato il suo arrivo in Italia perché colpito dal Covid, nel suo primo giorno a Trigoria è risultato di nuovo positivo al coronavirus, facendo così piombare nell’ansia tutto il club giallorosso, anche perché – oltre al match col Crotone in programma oggi pomeriggio – all’orizzonte ci sono i match con l’Inter (domenica) e il derby con la Lazio (venerdì della prossima settimana). Col passare delle ore, comunque, la paura è andata a stemperarsi per via della stragrande maggioranza di riscontri favorevoli.

Il nuovo dirigente è arrivato dal Portogallo lunedì, forte di un tampone molecolare che aveva attestato la sua ritrovata negatività al Covid. Ieri però, una volta arrivato al centro sportivo per il suo primo giorno di lavoro, attenendosi alle severe procedure stilate dalla società, si è sottoposto a un altro tampone – stavolta antigenico – che ha dato di nuovo esito negativo. A quel punto Pinto ha cominciato i suoi incontri. Prima un vertice con Dan e Ryan Friedkin, accompagnati dal ceo Guido Fienga, e poi un lungo colloquio con Paulo Fonseca. Argomento centrale: ovviamente le manovre di un mercato in lievitazione.

In tarda mattinata, poi, il general manager ha incontrato e salutato i giocatori, senza dilungarsi in modo particolare con nessuno di loro. Nel frattempo tutta la squadra si era sottoposta a un tampone molecolare e al gruppo si è unito anche Pinto, e qui è arrivata la sorpresa. Mentre tutti erano risultati negativi, il portoghese era tornato positivo, pur evidenziando una carica virale blanda. Un brivido è corso lungo la schiena di tutti, così si è deciso – fatta la conferenza stampa – di non far partire l’allenatore per Crotone con la squadra (era lui quello che era stato più a contatto col connazionale), in attesa di un nuovo tampone molecolare a cui è stato sottoposto sia lui che Pinto.

Risultato: Fonseca (per cui si era parlato diplomaticamente di gastroenterite) si è confermato negativo, mentre Pinto purtroppo non era uscito dalla positività. Il dirigente, così, è rientrato subito in quarantena, mentre il tecnico partirà per Crotone stamattina. Intanto, ieri a mezzanotte i calciatori, in Calabria, sono stati sottoposti a nuovi tamponi, cosa che toccherà all’allenatore stamattina per ulteriore garanzia. In generale, comunque, nella Roma si respira moderato ottimismo, visto che nei contatti più o meno brevi che Pinto ha avuto con i Friedkin (anche loro risultati negativi ai tamponi), i dirigenti, l’allenatore e i calciatori tutti indossavano la mascherina.

Tutto questa vicenda ha naturalmente fatto passare in secondo piano le parole dell’allenatore sul mercato. Non banali, anche perché, se il ceo Fienga domenica aveva detto «Fonseca non ha fatto nessun tipo di richiesta specifica», l’impressione è che invece il tecnico le sue esigenze le abbia segnalate. «I dirigenti sanno quali necessità ha la squadra in questo momento per migliorare e vogliamo migliorarla – ha detto -. Stiamo lavorando insieme per creare una squadra più forte. Sto parlando sempre con la società e Tiago Pinto, che conosce i giocatori di cui abbiamo bisogno, quelli che per me possono migliorare la squadra, ce ne sono diversi». Una dichiarazione d’intenti specifica, che focalizza l’attenzione su due profili per l’attacco – El Shaarawy dello Shanghai e Bernard del- l’Everton – e almeno quattro per il ruolo di terzino destro, cioè due giocatori già pronti – Montiel del River Plate e Celik del Lilla – e due di prospettiva, Frimpong del Celtic e Soppy del Rennes. Insomma, le grandi manovre sono già cominciate. Anche se il primo gol si dovrà fare al maledetto Covid.

Scontro le piccole o giù di lì, la Roma probabilmente non avrebbe rivali. Almeno a vedere il campionato fino ad oggi, almeno ad analizzare le tante (tutte) vittorie dei giallorossi contro le squadre che albergano solitamente nella parte destra della classifica. Ecco perché a Crotone si va con un bel carico di fiducia, perché finora con le squadre di quel cabotaggio la Roma ha fatto percorso
netto. Mai un passo falso, mai neanche un pareggio, ma solo vittorie. Esattamente quella che serve ai giallorossi oggi per continuare ad inseguire le due milanesi in testa alla classifica.

A guidare la squadra ci sarà in extremis Paulo Fonseca, che cambierà qualcosa rispetto alla vittoria con la Sampdoria e in funzione anche della sfida si domenica con l’Inter. «Faremo 2-3 cambi, ma le intenzioni della squadra resteranno le stesse – ha detto ieri l’allenatore portoghese -. Indipendentemente dalla posizione attuale in classifica, il Crotone è una bella squadra, sarà difficile superarla». Dei 2-3 cambi nellatesta di Fonseca il primo è quello tra Borja Mayoral e Dzeko, in attacco, con il bosniaco che dovrebbe andare in panchina. Pareva per un risentimento muscolare, ma la Roma ha smentito. L’obiettivo di Fonseca è quello di averlo al meglio per la sfida con l’Inter, mentre oggi toccherà proprio a Mayoral (alla sua terza partita da titolare in campionato) andare a caccia di gol decisivi. Gli altri avvicendamenti dovrebbero riguardare Kumbulla (per Ibanez) e Cristante (per Villar). Con Fonseca in panchina, in extremis.

L’ascesa continua. La Roma si conferma terza in classifica pur sapendo che mantenere il podio non sarà facile. L’ultima giornata di campionato è stata inequivocabile: le big hanno vinto tutte o quasi. A steccare soltanto la Lazio, alle prese con un’involuzione dettata da una rosa non adatta per le tre competizioni. Ma le altre sono lì. Le due milanesi godono di un leggero vantaggio ma poi Napoli, Juventus e Atalanta (che tra l’altro hanno una partita in meno) sembravano aver ritrovato il ritmo. Quello che Fonseca non ha mai perso quando ha dovuto affrontare squadre dal decimo posto in giù. En-plein senza intoppi (Benevento, Sampdoria, Bologna, Udinese, Fiorentina, Cagliari, Parma, Torino e Genoa) che fa ben sperare anche per il match di domani a Crotone. L’occasione è ghiotta: i giallorossi, vincendo in Calabria, potrebbero addirittura accorciare sulle prime due.

Guai però a illudersi. La stagione è lunga e la corsa alla Champions piena di insidie. A Trigoria sono consapevoli di non potersi permettere di fallire per il terzo anno consecutivo la qualificazione nell’Europa che conta. Nonostante l’impegno profuso dai Friedkin (che hanno sottoscritto un aumento di capitale di 210 milioni da ultimare entro dicembre 2021), l’indebitamento finanziario della società è di quasi 400 milioni (393,8 milioni). Servono nuove entrate. Oltre agli sponsor (New Balance in pole) i soldi della Champions sono fondamentali. E con questi, per Dzeko, anche i rinforzi: «La posizione in classifica, il nostro terzo posto, ci dà fiducia. Ma si può sempre crescere.

In questo mese è difficile trovare giocatori. E’ possibile però migliorare la squadra anche a gennaio». Le parole del capitano, nel post Roma-Samp hanno fatto rumore. Toccherà al nuovo arrivato, il dg Pinto (sbarcato ieri nella Capitale), provare a far conciliare le esigenze tecniche con quelle finanziarie. La volontà è di cedere qualche giocatore e abbassare il monte ingaggi prima di stabilire se è il caso di mettere altri milioni sul piatto. L’impressione è che si lavorerà su qualche prestito. Il tecnico ad esempio chiede un attaccante: Bernard, che ha già allenato allo Shakhtar e che non gioca all’Everton di Ancelotti, potrebbe essere il nome giusto («Sì, è vero ne ho parlato con Fonseca», ha ammesso l’agente a “Laroma24.it”). A meno che non si convinca lo Shangai Shenhua a liberare gratis El Shaarawy.

Intanto per Dzeko ieri è andato in scena un incontro particolare. Edin ha infatti abbracciato a Trigoria il piccolo David, il bambino che a Natale aveva ricevuto la sua maglia e si era commosso. Il video aveva fatto il giro del web, arrivando anche alla Roma e allo stesso centravanti che ha espresso il desiderio di incontrare il bambino. Ieri David ha così coronato insieme ai genitori il suo sogno, conoscendo il suo mito (più Villar che si è fermato a salutarlo) e ricevendo in dono due maglie (una con dedica: «Per il mio amico»). A proposito di regali: la Befana giallorossa è già arrivata. Ieri Mancini e Calafiori hanno consegnato le calze a bambine e bambini della scuola della Pace della Comunità di Sant’Egidio nel quartiere di Tor Bella Monaca. L’iniziativa è firmata Roma Cares.

Sotto la pioggia, balla la Roma. Attenta, paziente ad attendere il varco giusto che arriva a metà ripresa quando Dzeko si conferma stoccatore principe firmando un gol da numero 9: cross di Karsdorp, il bosniaco – attaccando il primo palo – brucia sul tempo Colley, non lasciando scampo ad Audero. È la rete che decide la gara, giustamente vinta dai giallorossi. All’ex Ranieri non basta chiudere i varchi centralmente per almeno un’ora: in avanti la Sampdoria si vede pochissimo con Quagliarella, Candreva e Jankto in giornata-no. Il successo permette alla Roma d’incamerare il ventesimo punto all’Olimpico (nessuna squadra in serie A ne ha raccolti di più in casa), di conservare il terzo posto in classifica e allungare sul quarto, approfittando del ko del Sassuolo a Bergamo, con il Napoli a -2.

Il sorriso di Dzeko, alla duecentesima da titolare in giallorosso, è la fotografia del momento dei capitolini: «Speriamo di continuare così. La squadra ha fatto bene, soprattutto con questo tempo, mi sembra che ogni volta che giochiamo contro la Samp in casa piove in maniera incredibile. Però abbiamo giocato bene dal primo fino all’ultimo minuto. Il gol? Già nel primo tempo Karsdorp era andato 2-3 volte sul fondo. Gli ho detto di mettermi la palla sul primo palo e lui è stato bravissimo, anche se non era facile segnare. Siamo contenti di iniziare quest’anno così bene». A tal punto che il bosniaco fiuta qualcosa di speciale. E per questo invita la proprietà a fare qualcosa sul mercato: «Gennaio è un mese difficile per trovare nuovi giocatori ma si può fare, la squadra si può migliorare anche adesso. Io? Ormai resto qui». Soddisfatto Fonseca: «È sempre difficile giocare contro la Sampdoria, è una squadra organizzata, che si è chiusa bene. Noi, però ci abbiamo sempre creduto e alla fine abbiamo meritato la vittoria. Potevamo fare più gol, perché abbiamo creato diverse situazioni, la squadra sta meglio rispetto al passato».

Non esagera il portoghese. Perché nonostante il primo tempo di studio dove la Roma si limita ad un gran possesso palla (69%) senza quasi mai impensierire Audero (se non con una conclusione di Pellegrini), l’impressione è che la Sampdoria sia venuta all’Olimpico soltanto con l’idea di non prenderle. E in gare del genere, di assoluto contenimento, prima o poi l’errore o la giocata dell’avversario è da mettere in conto. Anche perché nell’ unica occasione in cui i doriani si fanno vedere, Pau Lopez è attento ad alzare sopra la traversa una conclusione di Candreva. Il 4-4-1-1 studiato da Ranieri è ottimo per chiudere ai varchi, meno per creare pericoli in avanti. Anche perché sia l’ex laziale che Quagliarella più Jankto faticano nelle ripartenze sul campo reso pesantissimo dalla pioggia. Agli ospiti manca sempre l’ultimo passaggio. La Roma se ne rende conto e con il passare dei minuti inizia a sganciare con sempre più frequenza i terzini. Più passa il tempo e più la gara diventa a senso unico, con la squadra di Fonseca che inizia ad essere più concreta. Quando poi entra in scena Dzeko, arriva lo strappo decisivo. Il bosniaco è pericoloso di testa in due occasioni prima di far centro di piede, su cross di Karsdorp, bravo a raccogliere un’apertura di Cristante, entrato in corsa per Villar. Ma vanno al tiro, prima del vantaggio, anche Mancini e lo stesso olandese, senza dimenticare Pellegrini, per un’ora abbondante il migliore in campo, e Smalling che colpisce la traversa. La Sampdoria fa poco e niente in avanti: solo il colpo di testa in tuffo di Thorsby, parato da Lopez. In svantaggio Ranieri cambia lo spento Quagliarella: dentro La Gumina nel finale. Ma ormai è tardi e così torna a Genova come non avrebbe voluto.



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