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Pronti per il nostro mese di fuoco». Così Armando Izzo ha suonato la carica via social. Il Toro deve entrare nell’arena a testa bassa, scalpitando, facendo ricorso a tutta la sua forza: l’avvio del nuovo anno lo mette di fronte a sette sfide in ventisette giorni. Il suo futuro è adesso, nel bene e nel male questo tour de force può risultare decisivo. Dopo la tappa odierna del Tardini ci saranno Verona in casa, Milan sabato 9 più Milan di Coppa Italia martedì 12 (entrambe a San Siro), quindi rientro al Grande Torino contro lo Spezia, trasferta a Benevento e chiusura il 29 gennaio contro i sempre cari ospiti viola. In crescita Bisogna riuscire a tirar fuori tutto ciò che si ha, e sotto questo aspetto Marco Giampaolo diffonde certezze, ottimismo.
«Noi pensiamo all’oggi, non possiamo permetterci di guardare oltre, abbiamo i margini di errore ridotti e dobbiamo imparare a convivere con queste pressioni. Napoli ci ha detto che siamo in crescita non soltanto sul piano del gioco e delle prestazioni, ma anche nella presa di responsabilità. Percepisco uno spirito diverso nello spogliatoio». Il Toro ha la peggior difesa, il Parma il peggior attacco: chissà cosa può venir fuori al Tardini da questi due opposti che si scontrano.
Il tecnico granata dribbla i dettagli. «Linea a tre o a quattro da scegliere in base agli avversari? Va tutto contestualizzato in base allo stato di forma e alla disponibilità fisica. Questa squadra il suo vestito ce l’ha e fa parte della storia degli ultimi anni. Ma si può anche cambiare in corsa o giocare una gara inmodo diverso, non è quello che sposta l’equilibrio per vincere. Parma è una tappa per noi difficile semplicemente perché ogni gara nasconde delle insidie ».
Da domani sarà mercato e Giampaolo fa capire come ci sia la massima attenzione sulle eventuali occasioni da cogliere. La riunione con Cairo «Io cerco di ottenere in primis il massimo dai giocatori che alleno e se mi accorgo che qualcuno viene distratto dalle voci lo tengo fuori. Dopo di che sul mercato faremo qualcosa, la società è vigile e si muove sempre per il bene del Toro. Il 27 dicembre abbiamo fatto una riunione a casa del presidente, il confronto tra noi è quotidiano.
Ma io sono focalizzato anzitutto sulla quotidianità del campo ». Stretto riserbo sulla formazione odierna. Dagli allenamenti di questi giorni non è trapelato niente nemmeno riguardo al sistemadi gioco. Però siccome al Maradona le cose erano andate bene, col Napoli incapace di costruire azioni pericolose e il Toro sempre pronto alle ripartenze, è ragionevole attendersi che Giampaolo riparta dal 3-5-2 e dagli uomini che lo avevano interpretato al Maradona.
Lyanco, assente per squalifica nell’ultima del 2020, pone la propria candidatura e se ritrovasse il suo posto in mezzo alla difesa ecco che a uscire sarebbe il giovane Buongiorno, per una semplice questione di esperienza. Come esterno sinistro, Rodriguez deve guardarsi dal rientro di Nicola Murru, reduce comunque da alcuni giorni di inattività. Il regista Baselli A proposito di infortuni, la rincorsa di Daniele Baselli è stata premiata dalla prima convocazione dopo oltre dieci mesi.
Può darsi che vada in panchina, e sarebbe un regalo a sorpresa, ma già il fatto di essere rientrato nel gruppo gli è di molto conforto. Dice Giampaolo: «Gli ho parlato del suo ruolo in questo Torino e mi ha dato la disponibilità a interpretare quello di regista. Può fare anche la mezzala, naturalmente, per il momento stiamo lavorando sulla regia. Devo capire la collocazione migliore e quali responsabilità del ruolo lui abbia ma comunque è un giocatore pensante. Va accompagnato gradualmente alla forma.
Senza Gervinho, alle prese con un infortunio muscolare, e con un attacco che nelle 7 partite al Tardini ha realizzato la miseria di 3 gol. Dire che per il Parma il momento è delicato è un eufemismo, e la sfida di oggi contro il Torino è molto di più di un esame.
Ci si attendono risposte importanti dopo le ultime brutte prestazioni del 2020, in casa contro la Juventus e in trasferta a Crotone. Due sconfitte, sei gol incassati, uno solo realizzato e la delusione che cresce come una marea e rischia di sommergere tutto. E’ vero che l’obiettivo degli emiliani, così ha dichiarato il presidente Kyle Krause al momento dell’acquisto del club, è la salvezza, ma se si prosegue con questo passo, molto simile a quello della tartaruga, si rischia di restare prigionieri della paura.
Fabio Liverani, proprio per dare un segnale forte e cercare quella svolta che darebbe un altro volto alla stagione del Parma, ha preteso che il gruppo rimanesse in ritiro dopo le vacanze natalizie. Oggi, al Tardini, a valutare se il provvedimento è stato efficace e se finalmente il Parma è diventato squadra, ci sarà anche il presidente Krause in arrivo dagli Usa. L’entusiasmo «Vogliamo prenderci una vittoria che ci permetta di lavorare con più entusiasmo – spiega Liverani –.
In questi giorni di allenamenti duri ho visto negli occhi dei ragazzi la giusta rabbia. Sappiamo di affrontare una squadra in difficoltà, ma in ripresa come testimonia il pareggio a Napoli. Il Torino ha dei valori che non è riuscito a esprimere. Ho molto rispetto per Giampaolo: riesce sempre a dare un’identità alle formazioni che allena. Con attenzione e determinazione, dovremo dimostrare di volere il successo». Il problema Inutile nascondere il problema, che è quello dell’attacco.
E Liverani, proprio su questo aspetto, ha insistito parecchio nelle sedute sui campi di Collecchio. «Ci servono giocatori che vadano in area di rigore altrimenti diventa difficile fare gol. Ci mancano i gol degli attaccanti. A oggi le certezze, in condizioni ottimali, possono darcele Cornelius e Gervinho. Inglese viene da due anni di quasi inattività. Gli altri, e mi riferisco a Brunetta e Mihaila, finalmente disponibile, non hanno esperienza e non possono garantirci quei 5-6 gol all’anno. E Karamoh è alla sua prima vera stagione da protagonista: va aspettato e fatto crescere. Questo è il nostro problema. Però, nonostante i guai, sono fiducioso perché il mio Parma, finora, ha fatto vedere soltanto il 50 per cento del suo potenziale: se riusciamo a tirare fuori tutte le nostre qualità, e sono certo che presto lo faremo, non possiamo che migliorare»
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