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Cagliari Inter si disputerà, Domenica 13 dicembre 2020, alle ore 12.30  La partita sarà visibile sui canali Sky e nello specifico sui canali Sky Sport, sia sul satellite che sul digitale terrestre ed ancora Sky sport Arena al numero 204 del satellite.



Ovviamente chi vorrà potrà seguire anche il match in diretta streaming. Gli abbonati potranno affidarsi a Sky Go per poter vedere il match, scaricando l’app su dispositivi mobili quali computer e notebook o ancora tablet e smartphone. Ci sarebbe ancora un’altra possibilità, ovvero guardare il match su Now Tv, il servizio di streaming live e on demand di Sky che da la possibilità di poter assistere ai più importanti incontri di calcio, ovviamente dopo aver acquistato uno dei pacchetti offerti.

Per tirare via tutto questo «dolore» , sentimento prevalente dopo il naufragio di Champions, Antonio Conte ha deciso di fare la guerra al mondo, attività che da sempre gli serve per accendere i cuori dei suoi giocatori. «Non prestiamo il fianco a chi ora sta godendo e vuole distruggerci, restiamo uniti e rialziamo la testa», ha detto ieri, come fosse un proclama militare.

Così oggi a pranzo, tra le insidie del Cagliari di Di Francesco, deve dimenticare gli affanni europei e riprendere la via italiana verso lo scudetto, parola in apparenza impronunciabile. Per farlo servono i migliori della compagnia, anche se ammaccati dalla Champions, ma anche qualche (attesa) novità.

Tra tanti soldati contiani, la sorpresa è la recluta dal Nord Europa: Christian Eriksen si sta abituando alle montagne russe interiste e, almeno per una giornata, vede cambiare il suo destino. Da riempitivo per occupare il recupero, potrebbe diventare protagonista dal primo minuto. La chance è anche figlia dell’assenza di Vidal e del turnover obbligato visto che mercoledì a San Siro arriva il Napoli.

Ma è condita anche da un’apertura dell’allenatore: «Sto lavorando con Christian, come con tutti, per migliorare alcuni aspetti: a volte ci riesco in maniera più evidente e altre meno. Magari con lui ci vorrà più tempo, poi sboccerà e mostrerà il suo talento», ha detto Conte. Come suoneranno queste parole alle orecchie del danese, 315’ in stagione, non è dato sapere, ma per sbocciare davvero resta pochissimo tempo: quattro partite e poi sarà di nuovo mercato.

Che la Champions abbia lasciato macerie ancora da spostare è abbastanza comprensibile. E non solo perché Conte ripete di essere «addolorato», ma anche perché adesso inizia una stagione del tutto diversa: con una sola competizione a cui essere completamente devoto, il tecnico può dimostrare di essere ancora un specialista nella corse a tappe. Ma la trappola sarda è più delicata di tante altre: urge spezzare subito la catena della delusione.

La squadra prova così a rimettersi in piedi attraverso la sua colonna vertebrale, che parte da Skriniar, sempre più roccia, e arriva al totem Lukaku, passando dai mille polmoni di Barella: è un’asse che taglia il campo come una lama. Sono fedelissimi del tecnico, forse pure qualcosa di più. Il difensore slovacco, ad esempio, ha fatto un’inversione a U: da sacrificabile a intoccabile. Il centrocampista azzurro ha stretto i denti mercoledì e, anche se la caviglia non è ancora al massimo, nella sua Cagliari è chiamato a un ulteriore sforzo: più imprescindibile di così è dura.

Il centravantone vive, invece, giorni molto difficili per sbollire la rabbia, paragonabili solo a quelli post-Siviglia, ma resta un esempio di dedizione. E la più grande arma da trasferta della storia recente della Serie A: nell’era dei tre punti a vittoria, Lukaku ha la miglior media gol in esterna (0,78,18 centri in 23 gare).

Sommando tutti gli addendi verrebbe da pensare che lo scudetto sia una missione, non solo un obiettivo. Ma è qui che Conte ha tatticamente spento gli ardori, ricordando a tutti i vecchi patti con il club: «La proprietà è stata molto chiara ad agosto, ha detto che ci sarebbe stata una situazione molto difficile e un rallentamento per il Covid». Come dire, guardatevi attorno, non è ancora tempo di scudetto. Ai tifosi, forse, piacerà un’altra parte del discorso, più immaginifica e più coraggiosa: «Capisco l’impazienza dopo dieci anni ma quando riparti dalle fondamenta è lì che metti più tempo. Poi puoi costruire un grattacielo, come si meritano gli interisti». Pochi lo sanno, ma il grattacielo più alto d’Europa sarà eretto in Danimarca: nella piccola Brande, meno di un’oretta da casa Eriksen.



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