Le ultime novità in tema pensioni parlano di una riduzione fino al 22% dell’importo qualora si decida di usufruire della quota 100. Coloro che nel 2019, dunque, andranno in pensione anticipata con il meccanismo di Quota 100, percepiranno un assegno più basso rispetto a quello che avrebbero preso, aspettando di lasciare il mondo del lavoro in modo normale ovvero rispettando quelle che sono le regole attuali. A perdere maggiormente saranno quelli che otterranno la pensione il prossimo anno con 67 anni di età e 20 anni di contributi, oscillando da un minimo di circa il 16% fino ad un massimo del 22,3%. L’assegno, inoltre, sarà anche più basso rispetto a quello che il regime attuale della pensione anticipata ed in questo caso si parla di una perdita che va dal 3 al 22,3%. Parliamo di riduzioni di importo sull’assegno netto, ovvero tolte le tasse invece sul lordo la perdita sarà anche Maggiore.
Sono questi i dati piuttosto preoccupanti emersi dallo uno studio del sindacato guidato da Annamaria Furlan e che sono stati curati proprio da un esperto di previdenza Maurizio Benetti. Sulla base di questo dato si parla di tagli che purtroppo risultano essere inevitabile perché è frutto di anni di contributi minori versati e di un coefficiente di calcolo su un montante contributivo più basso rispetto a quanto si possa anticipare con l’età di pensionamento.
Questi tagli però potrebbero anche far decidere molti lavoratori a non prendere in considerazione l’uscita anticipata aiutando anche in questo modo il governo a risparmiare e rimanere entro i limiti dello stanziamento per il 2019, così come è stato confermato dal Sottosegretario al lavoro Claudio Durigon che pare scenderà rispetto ai 6,7 miliardi che sono stati messi nella Legge di bilancio.
Il sindacato in questione esprime però alcuni dubbi, non tanto riguardo la riduzione della pensione quanto sul fatto che Quota 100 sarà sicuramente permesso a partire da un alto livello di contributi ovvero 38 anni e quasi poi si dovrà assommare un’età minima di 62 anni. Però anche se si dovesse salire dal punto di vista anagrafico e quindi 63, 64, 65 e 66 anni, sembra che il paletto dei 38 anni resti sempre fermo, articolando quindi a Quota 100, 101, 102, 103 e così via. Quindi Quota 100 sarebbe una misura potenzialmente vantaggiosa per chi è entrato al lavoro intorno ai vent’anni. «Il massimo vantaggio rispetto alla pensione anticipata (5 anni e 3 mesi) lo ha chi è entrato al lavoro a 23-24 anni», è questo ancora quanto aggiunto da Durigon. Dunque, sulla base di questi dati Quota 100 non sarebbe una misura pensionistica così conveniente per tutti, come fino ad ora detto.
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