Da ora in poi prenderò la vita con maggior distacco. Lo diciamo sempre, ma non ci pensiamo mai. Tuttavia quando vedi che il filo si sta per strappare, come si è strappato quasi il mio e purtroppo quello di mia madre in cinque giorni in ospedale, allora capisci che è tutto molto relativo rispetto alle problematiche che tutti i giorni ci fanno venire anche la colite:
gli ascolti, la critica, la mancanza di un ospite o anche semplicemente un weekend andato storto…
Un’esperienza davvero terribile che non auguro a nessuno e da cui sono uscito veramente a pezzi, anche per il rapporto che avevo con mia madre. Un’amica, più che una madre».
Un Piero Chiambretti diverso da come siamo abituati a vederlo, quello ospite di Silvia Toffanin a Verissimo, su Canale 5.
A tratti ironico, a volte commosso, tanto da doversi interrompere, acuto, Chiambretti ha ripercorso l’odissea che sei mesi fa portò lui, sua madre e una parte della sua famiglia nel tunnel del Coronavirus.
Un incubo da cui lui è riemerso, ma sua madre Felicita no. Un evento di cui il conduttore non ama parlare.
Lo fa nello spazio di Verissimo, senza pubblico per le regole dell’emergenza: «Riesco a dire qualcosa che con un pubblico probabilmente non avrei detto anche se so che a casa c’è tanta gente ma non la vedo…
È stata la cosa più brutta della mia vita fino a oggi.
Ho provato a toccare il fondo». Chiambretti ha voluto ringraziare Mediaset per la proposta di prendere il testimone di Tiki Taka da Pierluigi Pardo.
«Non era esattamente quello che avrei voluto fare, ma è comunque un programma giusto per questo momento storico della mia vita: voglio tagliare con il passato e fare qualcosa di completamente diverso da quello che facevo e che mia madre ha sempre visto.
Però mia madre ci sarà comunque». Tiki Taka è partito su Italia 1 il 21 di settembre, esattamente sei mesi dopo la morte della madre.
«Si poteva partire il 19 o il 28 o il 41… Si parte il 21 e visto che da quando sono uscito dall’ospedale la prima cosa che ho pensato era “Come sarà la prima volta in televisione senza la mia telespettatrice numero uno?”»
La risposta è in quel cominciare «proprio a sei mesi da quella tragica sera. La penso comunque presente nello studio». Chiambretti è stato uno dei primi a cadere vittima della pandemia.
«Sono entrato in ospedale il 16 marzo. I polmoni non stavano lavorando e quindi non c’era ossigeno nei polmoni e nel cervello.
E certe volte è pure meglio perché molte cose che mi sono successe proprio perché non avevo ossigeno nel cervello non le ricordo… Tutta una serie di situazioni molto drammatiche fortunatamente erano ovattate». Consapevole della gravità della situazione, una settimana prima del ricovero «grazie a una persona che conoscevo ero riuscito a far venire a casa mia un medico».
Il dottore gli disse che non era niente: «Prenda la Tachipirina e vedrà che passa… “Grazie dottore, mi ha tolto veramente un pensiero anche perché negli ultimi giorni sono stato con mio cugino, mia madre e mia figlia”. E puntualmente si sono ammalati tutti…».
In ospedale «è cominciato un calvario supportato in modo straordinario da medici e infermieri che si sono sostituiti sistematicamente a genitori, fidanzate, mogli, padri perché nella zona rossa non potevi più vedere nessuno…. Se l’Italia fosse fatta da questi esempi oggi sarebbe migliore indipendentemente dai problemi che l’attanagliano».
Felicita era ricoverata nel letto a fianco, ma «dopo pochi giorni è peggiorata e a quel punto, per protocollo, mi hanno chiesto che per non farla soffrire sarebbe stato meglio lasciarla dormire…». Felicita era una poetessa ed è morta nel Giorno mondiale della Poesia. E la notte in cui è morta suo figlio è guarito. «Mi ha dato la vita due volte».
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