Ultime notizie in tema pensioni e si parla di possibili misure per poter superare la Legge Fornero. Si parla di Quota 100 e di Quota 41 alle quali si aggiunge poi Opzione Donna, la cui proroga pare possa arrivare a breve. Per conoscere quelle che sono le misure messe in campo dal governo, per poter superare la riforma Fornero, bisognerà attendere le prossime settimane. Il governo sta infatti valutando al meglio tutte le ipotesi possibili, dovendo però fare i conti con la tenuta e con l’impatto economico. La misura sulla quale il governo sembra stia lavorando è Quota 100, che risulta essere la somma tra l’età contributiva e quella anagrafica. Se tutto dovesse essere confermato, si potrà andare in pensione con circa 60 anni di età e ben 40 anni di contributi.
Quota 100 sembra che secondo quanto riferito a dall’economista molto vicino alle posizioni della Lega Brambilla potrà essere raggiunto seguendo due modalità, ovvero 64 anni e 36 anni di contributi o 65 anni e 35 di contributi. Al fine di limitare l’impatto della misura, si potrebbe escludere tutte quelle altre modalità al di sotto dei 64 anni come ad esempio 63 anni e 37 anni di contributi.
Si tratta di una opzione che andrebbe ad incrementare i costi della misura, sui quali sembra esserci già l’allarme da parte dell’Inps. Con Quota 41, invece, ci sarebbe la possibilità di poter andare in pensione a prescindere dall’età anagrafica, facendo riferimento al numero di anni di contributi. Questa misura molto difficilmente verrà accantonata e nel caso in cui non sarà resa attiva per il 2019, lo sarà per gli anni a seguire. Si parla anche di una proroga ad Opzione Donna che darebbe la possibilità alle donne lavoratrici di andare in pensione con ben 35 anni di contributi, mentre come requisito anagrafico quello richiesto è di 57 anni per le lavoratrici dipendenti e 58 anni per le lavoratrici autonome.
La proroga sembra essere in arrivo e ormai certa, visto che risulterebbe presente nel programma di governo. Per Opzione Donna, sembra che il calcolo della pensione vada fatto con il metodo contributivo e non retributivo. Alla la luce di tutte queste modifiche ci si chiede effettivamente quali potrebbero essere i rischi per i lavoratori che entro la fine dell’anno non avranno alcun tipo di accesso alla pensione. Ebbene sembra che non ci sia alcun tipo di rischio e qualsiasi modifica potrei essere valida a partire proprio dal primo gennaio 2019. Per quanto riguarda i rischi relativi alle modifiche in corso, perché verranno soltanto per coloro che non hanno ancora avuto accesso alla pensione fino a quella data. Coloro che hanno raggiunto il diritto alla pensione anche se non hanno ancora fatto domanda e resterà comunque soggetto a quelle che sono le regole attuali.
Pensioni anticipate, è caos: confermato l’aumento dei requisiti
A poche settimane dall’arrivo del nuovo anno, per tanti docenti e personale Ata, sono in arrivo nuove regole sui pensionamenti. Il Miur pare si sia limitato a pubblicare solo il decreto contenente le istruzioni operative per accedere al regime pensionistico con requisiti peggiori dello scorso anno, con una scadenza fissata per l’invio delle domande di dimissioni volontarie dal servizio, fissata per il prossimo 12 dicembre. Come abbiamo avuto modo di capire, nel corso del 2019 si innalzerà l’aspettativa di vita, e di conseguenza cambieranno i requisiti per poter accedere alla pensione di vecchiaia sia per gli uomini che per le donne. Per loro, che abbiamo maturato almeno 20 anni di contributi, si passerà da 66 anni e 7 mesi a 67 anni. Per quanto riguarda la pensione anticipata, si passerà da un”anzianità contributiva non più fissata a 4 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini, ma 42 anni e 3 mesi di anzianità contributiva per le prime e 43 anni e 3 mesi per gli uomini. Va detto però che per raggiungere i requisiti richiesti si continuerà a mantenere il vantaggio di poter andare in pensione il primo giorno di settembre.
Tra le altre novità del 2019, vi anticipiamo che è stata confermata Opzione Donna, la misura che è stata introdotta dall’art.1 comma 9 della legge 243/2004 che permette di poter andare in pensione a 57 anni e 7 mesi di età anagrafica e 35 anni di anzianità contributiva. Si potrà, dunque, decidere di andare in pensione a partire da l 1 settembre 2019, l’importante però è che si sia raggiunto il requisito di contribuzione e che questo sia stato maturato entro il 31 dicembre 2015, mentre quello anagrafico entro il 31 luglio 2016.
E riguardo l’importo? Questo verrà conteggiato con il sistema contributivo e comporterà un taglio di circa il 30% dell’importo assegnato. Sono giunte anche conferme per l’adozione dell’Ape sociale, ovvero quella misura del precedente governo riservata ai over 63 in condizioni di bisogno ovvero disoccupati con almeno 30 anni di contributi lavoratori con i lavori gravosi tra i quali figurano anche operatrici di nidi e maestre della scuola d’infanzia che abbiano però 36 anni di contributi e che la scadenza risulta essere fissata lo scorso anno.
L‘Ape Social sarà prorogata fino alla fine del 2021. Dal Miur adesso mi fanno sapere che per quanto riguarda le dimissioni relative alla fruizione dell’Istituto dell’Ape sociale è prevista una specifica circolare. “Sull’uscita anticipata anche a 62 anni, servono precise garanzie sul mantenimento dell’assegno completo. E non solo”, scrive l’Anief, ovvero il sindacato che ha predisposto tutta una serie di emendamenti alla legge di bilancio.
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