Controcopertina

Camilla Parker è stata a lungo la donna più odiata del regno



Sono trascorsi ventitré anni dalla morte di Diana, dal tragico incidente nel tunnel parigino dell’Alma che la notte tra il 30 e il 31 agosto 1997 cambiò il corso della storia, togliendo dai giochi una pedina fondamentale sulla scacchiera della monarchia inglese.



Ventitré anni passati in un attimo, ventitré anni che sembrano una vita: troppo pochi per cancellare la principessa del popolo dalla memoria e nel cuore di tutti, ma abbastanza perché un’altra donna prendesse il suo posto senza più passare per vile usurpatrice. Oggi, è il caso di dirlo, Camilla ha vinto. Ha sposato Carlo – quest’anno hanno festeggiato il quindicesimo anniversario, anche se il loro amore dura dagli Anni 70 – si è fatta accettare da tutti, sua maestà compresa, è pure diventata (blandamente) simpatica ai sudditi che prima la ostaggiavano.

E ora, rullo di tamburi, sarà regina. Forse non di nome – e tra un attimo vi spieghiamo perché – ma almeno di fatto, perché a quanto pare il regno di Elisabetta ha i giorni contati e il turno dell’erede al trono, a 71 anni suonati, sta arrivando. Lo annuncia il settimanale Closer Weekly citando una fonte anonima vicina a palazzo: a giugno Filippo ha compiuto 99 anni e «non ha più l’energia di una volta, sa di non avere più molto tempo quindi vuole trascorrerlo al meglio con la moglie». Per questo lei sarebbe pronta a ritirarsi dopo 68 anni di regno, il più lungo della storia d’Inghilterra.

Tanto più che da marzo, causa coronavirus, ha rinunciato a tutti gli impegni ufficiali, delegandoli al figlio, e si è isolata con il marito al castello di Windsor: «È molto triste ma non vedo come la regina possa tornare al lavoro», ha commentato in merito il biografo reale Andrew Morton. «Per lei sarebbe troppo rischioso ricominciare a incontrare gente tutti i giorni. La verità, per quanto brutale, è che il suo regno è finito: di fatto il covid-19 ha messo Carlo sul trono».

Resta da capire come si formalizzerà l’avvicendamento: gli esperti concordano nell’escludere che Elisabetta abdichi, come hanno fatto i “colleghi” Juan Carlos in Spagna e Beatrice d’Olanda. In Gran Bretagna la pratica è invisa da quando, nel 1936, Edoardo VIII, zio della sovrana, lasciò la corona al fratello per amore dell’americana divorziata Wallis Simpson, dando il via a uno scandalo senza precedenti: per questo è più probabile che sua maestà faccia ricorso al Regency Act, una legge del 1728 aggiornata nel 1953, che prevede il subentro di un reggente qualora il sovrano in carica fosse malato o incapace di svolgere le sue mansioni.

Se andasse così, lei resterebbe formalmente in carica ma tutti i poteri passerebbero a Carlo, che però non assumerebbe il titolo di re fino alla morte della madre. Già prima della pandemia, comunque, il passaggio di consegne era nell’aria: il virus ha semplicemente accelerato il processo. E ora ci siamo, a quanto pare. Lo conferma più di un segnale, come il fatto che sia stato proprio il principe di Galles il primo della famiglia a riprendere le uscite pubbliche dopo il lockdown, con una visita al Gloucester Royal Hospital a metà giugno e subito dopo l’incontro con il presidente francese Emmanuel Macron.

Poi c’è la questione Home Farm, l’azienda agricola biologica – 400 ettari di campi e pascoli – che Carlo gestisce dagli Anni 80 all’interno della sua residenza di campagna di Highgrove House: la licenza scade ad aprile e lui non l’ha rinnovata, chiaro indizio che a breve sarà in altre faccende affaccendato. Continuerà a coltivare a Sandringham, ma la fattoria bio – dalla quale escono latte, formaggio, carne e lana a marchio Duchy Originals – passerà in altre mani. Lato Camilla, infine: Filippo le ha da poco ceduto il titolo di colonnello in capo del reggimento dei Rifles, carica che lui ha ricoperto per gli ultimi 70 anni, un vero passaggio di consegna tra principi consorti.

Quanto al titolo che assumerà la duchessa quando Carlo salirà al trono, la questione è aperta: quando la coppia convolò a nozze, nel 2005, Elisabetta pose una clausola agli accordi matrimoniali, stabilendo che anche dopo la sua morte Camilla non sarebbe mai stata chiamata regina – come è invece previsto per la moglie del regnante – ma solo “principessa consorte”, una formula inventata appositamente per lei che Carlo avallò per quieto vivere, salvo dare a intendere, negli anni successivi, che ci avrebbe pensato una volta in carica. «Dovremo aspettare di vederlo re per sapere come andrà», commenta Lavinia Orefici, autrice di Elisabetta II dalla A alla Z (ed. Piemme). «Sta di fatto che dal 2005, anno del matrimonio, sono cambiate molte cose.

Oggi Camilla è accettata e amata dalla famiglia reale così come dai sudditi: in molti le riconoscono il merito di aver reso Carlo più sicuro di sé e adatto a regnare. All’epoca, per rispetto alla memoria di Diana e per non urtare la sensibilità del popolo, fu lei stessa a scegliere di non usare il titolo di principessa di Galles, che pure le spetta per legge: la prossima a fregiarsene sarà Kate. Quanto al nome di regina, invece, non è escluso che alla fine le tocchi». Intanto, dall’altra parte dell’oceano c’è chi ha altro a cui pensare. Harry e Meghan – ormai lontani dalla corona anche nel look, mai così casual come durante l’ultimo evento benefico al quale hanno partecipato – hanno finalmente trovato casa a Santa Barbara, nello stesso quartiere di Oprah Winfrey, Jeff Bridges ed Ellen DeGeneres.

La scelta è caduta su un villone da 12 milioni di euro, con nove camere da letto, sedici bagni, piscina, campi da tennis e una dépendence già pronta per la madre di lei, Doria. I duchi l’avrebbero pagata tutta di tasca loro. O forse no: si vocifera che il generoso Carlo, che nei mesi scorsi minacciava di tagliare la paghetta di oltre 2 milioni di euro che ogni anno passa al figlio, abbia invece attinto al suo tesoretto personale (non a quello della corona) per dar loro una mano. La munificenza, in fondo, è tra le prime qualità di un re.



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