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Nella corsa a Sandro Tonali l’Inter si ritrova in maniera inaspettata un’alleata in più: si tratta della nonna del talento del Brescia, tifosa dichiarata dei nerazzurri.



La signora, che si chiama Gina Damiani e sulla sua pagina Facebook ha parecchi ritagli di giornali, foto e notizie che hanno il nipote come protagonista, ha risposto, senza dargli troppe speranze, a un sostenitore del Milan che le chiedeva di «convincere Sandro ad andare al Milan, il posto ideale dove diventerà come Pirlo. E’ molto legato a lei. La prego». «Mi dispiace per te – ha scritto nonna Tonali – ma io sono interista dalla nascita!!! Forza Sandro, forza Inter». Tonali, che ha regalato la maglia della prima presenza con la Nazionale di Mancini proprio alia nonna.se potrà farla contenta magari…

L’ASTA. Il problema per Marotta e Ausilio è legato all’asta che si sta scatenando per il gioiello di Cellino. L’Inter fa sul serio e io ha messo al primo posto nell’elenco dei rinforzi per la mediana, ma Sandro piace anche alla Juventus, alla Fiorentina e a diverse grandi d’Europa. Una fortuna per il Brescia, pronto a monetizzare la partenza di uno dei talenti più importanti del calcio italiano.

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San Siro li aspetta. Non ci sarà l’urlo dei tifosi, ma Lukaku e Lautaro non possono mancare. Da qui non si scappa: con la Lu- La piena l’Inter di Conte è stata capace di volare, con la Lu-La in versione eclissi l’Inter si è sem­pre sgonfiata, perdendo forza e imprevedibilità nel motore. An­tonio l’ha detto ieri: «Vinciamo il recupero e siamo a 6 punti dalla vetta». Insomma, da oggi, dalla Samp, l’Inter non può concedersi distrazioni per avere chance nella difficile rincorsa a Juve e Lazio. E lo deve fare con Lukaku e Lautaro al massimo.

La Coppa Italia va dimenticata immediatamente: coppia scol­legata, Toro smarrito e zero gol. Come è successo un po’ troppo spesso nelle ultime uscite ne­razzurre, guardando anche a prima dello stop per il coronavirus. Romelu ha segnato l’ultimo gol nel Meazza pre-Covid19: era il 27 febbraio e l’Europa League contro il Ludogorets fu la prima partita dei nerazzurri a porte chiuse. Lautaro ha segnato nel­l’ultima di Serie A che ha gioca­to a San Siro, il 26 gennaio con il Cagliari. È passata una vita, nel­le ultime uscite (anche se di­stanti nel tempo) la Lu-La è ri­masta a secco contro Napoli, Lazio, Juve e ancora Napoli e le ambizioni nerazzurre si sono scontrate con la realtà. Dopo 115 giorni è tempo di riprendersi lo stadio di casa. Sapendo che nel­la testa del belga e dell’argentino scorrono pensieri diversi.

Lukaku sta bene e sa che co­munque vada l’attacco dell’Inter anche l’anno prossimo avrà lui come centro di gravità: è l’uomo per tutte le stagioni, il più utilizzato da Conte, e vuole chiudere una annata nerazzur­ra da record. Certo, c’è il tarlo della scarsa vena contro le big che continua a essere una sua costante, però Rom quest’anno è sempre riuscito a tirarsi su do­po alcune partite di down. I 23 gol stagionali lo dimostrano.

A Napoli è sembrato un po’ appe­santito ma dopo il lungo stop ci poteva stare: i muscoli del gi­gante hanno preso giri per un’altra settimana, stasera con la Samp (unica avversaria sfida­ta da panchinaro nelle prime 25 giornate) servirà sbloccarsi. Per migliorare un andamento già da super attaccante: riavvol­gendo il nastro della stagione, Lukaku al momento è il debut­tante nerazzurro che ha segnato di più negli ultimi 71 anni. Romelu riparte da 17 gol, uno in più di Ronaldo il Fenomeno (ar­rivato a 16 nel 1997-98), e da­ vanti ha solo Giuseppe Meazza (25 gol nel 1929-30) e Stefano Nyers (20 nel 1948-49). Nel mi­rino ci sono anche i 25 gol se­gnati con l’Everton nella Pre­mier 2016-2017, il top in un campionato. Magari proprio grazie all’aiuto dell’amico Lautaro, sperando che il feeling im­mutato da vicini di casa (vedi i saluti dai rispettivi terrazzi durante il lockdown) torni a splendere anche in campo. Per questo sarà fondamentale an­che il ruolo di Eriksen, chiama­to a dare ghiotti rifornimenti al­ la Lu-La e a fare da nuovo col­ lante alla coppia d’attacco.

Ma soprattutto ci vorrà il mi­glior Lautaro. Al di là del merca­to e di quello che succederà l’anno prossimo. Il dato certo è comunque uno: il Toro «vince­rà» sempre. O andrà dall’amico Messi al Barcellona, se i catalani troveranno davvero i (tanti) sol­di che giustamente chiede Su- ning; o resterà a Milano con un contrattone da star, che lo ren­derebbe il terzo più pagato dopo Lukaku ed Eriksen. Al netto di questo, il numero 10 ha bisogno di tornare una star nel presente, ha bisogno di una scintilla im­ mediata, anche perché se vuole il Barqa non può permettersi di non vedere più la porta. Il Toro è stato chiaro con Conte: raggiun­gere Messi è un sogno, ma l’im­pegno per l’Inter sino ad agosto non si discute. E il club è stato chiaro con il Toro: ci sono degli obiettivi ancora possibili, serve avere la testa concentrata sol­ tanto sul campo. La risposta di Napoli non è stata quella che il mondo nerazzurro si aspettava: una partita sbagliata, però, ci può stare. Ma l’Inter non può aspettare il Toro versione delu­xe. Deve essere subito quello che nelle prime 26 partite ha se­ gnato 16 gol e non quello dello zero nelle ultime 6. Altrimenti c’è Alexis Sanchez che spinge per meritarsi la riconferma.
Stasera ci sarà già una prova d’appello, importantissima per Lautaro e ovviamente per l’Inter. Il numero 10 dovrà essere il guastatore che apre gli spazi a Lukaku e dovrà essere lui stesso decisivo sottoporta, spingendo la coppia alla rinascita: l’ultima volta che la Lu-La ha segnato in tandem era la Befana. Oggi co­mincia l’estate: la Lu-La dovrà per forza essere altissima.

«Con 12 partite ancora da giocare il distacco non sarebbe abissale» Il croato sarà out pure col Sassuolo
di Vincenzo D’Angelo Come una specie di ritorno al futuro. Perché anche stavolta, come all’inizio degli Anni 90, il “tredici” varrebbe un tesoro. L’Inter riparte, con vecchi problemi e l’ambizione di sempre: da un lato c’è l’ultima tegola da registrare, con l’infortunio a Brozovic (risentimento al muscolo tibiale posteriore della gamba sinistra) che costringerà il croato a saltare Samp e Sassuolo. Dall’altro lato c’è il diktat di Conte, che vuole vincere per accorciare le distanze dalla vetta e sogna il filotto di vittorie (13) che potrebbe davvero far cullare ancora il sogno tricolore alla sua Inter.

«Noi dobbiamo per prima cosa vincere il recupero, che vorrebbe dire essere a sei punti dalla vetta: in dodici partite non sono un distacco abissale — ha detto il tecnico alla tv di casa —. Ho delle percezioni positive, poi bisogna aspettare le risposte dal campo. Noi vogliamo giocare quello che resta del campionato al massimo, senza porci dei limiti. Sappiamo che i margini di errore sono minori rispetto a chi ci è davanti, ma c’è l’entusiasmo e la squadra è cresciuta rispetto al passato». Tradotto: bisogna battere la Samp per mettere pressione a chi è davanti, perché se Juve e Lazio perdono punti, l’Inter sarà lì, pronta a riaprire il discorso scudetto.

Un Eriksen in più

Insomma, l’idea – o se volete la speranza – è quella di ripetere la partenza sprint di inizio stagione, quando l’Inter riuscì a vincere le prime sei gara di campionato, fermandosi solo alla 7a giornata, nel derby d’Italia contro la Juve. E il duro lavoro della preparazione-bis dovrà servire proprio a questo: «Abbiamo lavorato tanto per farci trovare pronti a questo rush finale — sottolinea ancora Conte —. Abbiamo sfruttato questo periodo per lavorare dal punto di vista tattico, per cercare di migliorare ancora di più e aumentare le soluzioni a disposizione. Eriksen si è totalmente calato nella nostra realtà e ora cerchiamo soluzioni per esaltare tutti i giocatori che abbiamo in rosa. Abbiamo aggiunto alle conoscenze dei primi sette mesi novità studiate in questo stop. Sono contento e c’è voglia di riniziare».

Emergenza al centro

Durante la lunga sosta, Conte ha cercato il lato positivo dello stop forzato. E la possibilità di avere tutta la rosa a disposizione per il rush finale sembrava un’arma decisiva. E invece niente, in pochi giorni – anche qui – si è tornati al passato, più recente, esattamente fine 2019, col tecnico a fare la conta dei presenti in mediana, Agoume (classe 2002) che debutta in A a Firenze perché unico di ruolo in panchina e Gagliardini costretto agli straordinari. Vecino è alle prese con dei problemi muscolari da un po’, tanto da essere rimasto fuori anche dalla trasferta di Coppa a Napoli. Poi venerdì si è fermato ancora Sensi (quinto stop stagionale, sembra una maledizione) e ieri la doccia fredda di Brozo. L’effetto “panchina lunga” è svanito prima di cominciare, ma Conte guarda avanti con ottimismo. Stasera allora toccherà a Gagliardini, uno che fin qui si è meritato sul campo la fiducia del tecnico e che è diventato amuleto contro la città di Genova. Sì perché il Genoa è la sua vittima preferita e quest’anno le due reti sono arrivate col Grifone e all’andata con la Samp. Gagliardini farà coppia in mezzo con Barella e in fondo nel nuovo 3-4-1-2 studiato da Conte il dinamismo e i centimetri del numero 5 fanno comodo e si integrano alla perfezione con le qualità di Barella. L’ex Cagliari avrà maggiori compiti di costruzione, ma poi la luce la dovrà accendere Eriksen. Dopo i gol in Europa League e in Coppa Italia, serve la svolta in A. E un messaggio forte da mandare al campionato. Se poi dovesse arrivare, vedremo se il “13” basterà per tornare a fare festa.

Il carattere “vincente” di Antonio Conte è di nuovo sotto la luce dei riflettori. Sia nello spogliatoio sia a Inter Tv il tecnico di Lecce ha voluto andare messaggi chiari: non considera la corsa allo scudetto e la diffusione per quella che ritiene un’immeritata eliminazione dalla Coppa Italia va lavata via stasera con una vittoria contro la Sampdoria. Battendo i blucerchiati, sarebbe possibile guardare la classifica con filtri occhi e proprio a questo punta Conte.

DOPPIO DISCORSO. Di fronte ai suoi giocatori l’ex allenatore del Chelsea è stato chiaro sottolineando che adesso la fase dell’incertezza è confusa: niente più dubbi sulla ripartenza del campionato; da ora in poi non si pensa solo agli allenamenti, ma anche ai tre punti. Ha sottolineato che d sarà spazio per tutti sia perché si giocherà ogni tre giorni sia perché d saranno 5 sostituzioni a incontro. Per questo ha chiesto a tutti di farsi trovare pronti. Di fronte alle t decani ere della tv nerazzurra sia poi allargato il discorso: «La prima cosa che dobbiamo fare – lia detto – è cercare di vincere la gara contro la  Sampdoria perché un successo vorrebbe dire andare a 6 punti dalla Juventus e non sarebbe un distacco abissale. Abbiamo lavorato molto bene, intensamente dal punto di vista sia fisico sia tattico. Noi rivogliamo giocale questo finale di campionato al massimo, senza porri limiti. Chiaramente i nostri margini d’errore sono minori rispetto a dii d precede, ma abbiamo dalla nostra parte la passione e tanto lavoro. Siamo fiduciosi». Un chiaro messaggio alla concorrenza e a chi crede che la corsa per lo scudetto sia ristretta a Juventus e Lazio: Conte vuole essere protagonista e non accetta un finale di stagione da comparsa o da ccmprimario. Non è nella sua storia di tecnico e nel suo dna di vincente.

OCCHIO ALLA SAMP. L’allenatore nerazzurro è convinto che la sua Inter saprà rispondere presente e che l’estate regalerà soddisfazioni al mondo interista: «N el gruppo ho visto sicuramente tanta voglia di rie emina are. Ai calciatori non basta allenarsi: faticare durante settimana è importante, ma non è il massimo e tutti quanti abbiamo bisogno di impegni uffidati. Quindi ce tanta voglia da parte nostra: abbiamo lavorato tanto per farri trovare pronti a questo rush finale. La Sampdoria? Ranieri è un ottimo allenatore che con il Leicester ha realizzato un’impresa straordinaria, ma è anche una grandissima persona che
ho avuto il piacere di frequentare. Gli auguro il meglio a partire dalla prossima sfida, dopo che avrà giocato contro di noi (sorride)».



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