Il GP di Messico, sulla pista della capitale, scatta alle 20.10. Diretta su SkySportF1 e in chiaro su TV8. In programma 71 giri (ciascuno di 4.304 metri) per un totale di 305,345 km.
HAMILTON MONDIALE se…Lewis Hamilton ha 70 punti di vantaggio su Vettel. Se il tedesco vincesse, all’inglese basterebbe un settimo posto per diventare campione. Se Vettel non vince, Hamilton è campione del mondo in ogni caso. * Penalizzato di 15 posizioni per sostituzione di parti meccaniche.
Dice: «Mi sto tenendo molto dentro». Parla delle emozioni che prova dopo la pole, Daniel Ricciardo. Ma a guardarlo in faccia – lui australiano, ma con corredo genetico italiano – non pare che trattenga granché, a cominciare dal profluvio di parole e dallo spreco di sorrisi a 32 denti. Forse di più. Una grande pole, la sua. Arrivata dopo una lotta tiratissima Città del Messico, dove la Red Bull torna (era già accaduto l’anno scorso) a essere la squadra vincente di un tempo. Tanto che Max Verstappen è secondo: mai, nell’era ibrida, la Red Bull aveva conquistato un’intera prima fila. E mai Daniel Ricciardo aveva ottenuto una pole, salvo che a Montecarlo.
Acquattato in terza posizione Lewis Hamilton. Ma a lui, obiettivamente, cosa può interessare una pole in più o in meno? Oggi, salvo cataclismi, può vincere il suo quinto titolo, anche guidando con estrema prudenza e anche se il diretto inseguitore – Sebastian Vettel – dovesse vincere (impresa che non pare alla sua portata).
S’è tolto una grande soddisfazione, Ricciardo. La squadra voleva la pole, ma avrebbe gradito che la facesse Verstappen, diventando così il più giovane pilota ad esserci riuscito. Un primato che resterà nelle mani di Vettel. Uno schiaffo all’olandese (che aveva la faccia listata a lutto). Ma uno schiaffo anche alla Red Bull, che lo ha messo nelle condizioni di andarsene (e lo ha anche sbeffeggiato, con le ruvide parole pronunciate da Helmut Marko, plenipotenziario del patron Dieter Mateschitz, dopo Austin). La sua terza pole, l’unica non a Montecarlo.
Ora vorrebbe vincere. Ma questa è una partita ben diversa. A Città del Messico (in quota, a 2.200 metri) i più potenti motori di Mercedes e Ferrari perdono più cavalli rispetto a quelli della Renault. La Red Bull ha un ottimo telaio, che genera un buon carico aerodinamico (altro dato influenzato dall’aria rarefatta) e questo spiega perché sia così veloce. E’ accaduto anche l’anno scorso, quando ha vinto Verstappen.
«Sapevo di poter ottenere un giro così veloce – ha spiegato Ricciardo – ma fino a quel momento non ero riuscito a farlo. Sono contento anche per la squadra, una prima fila tutta Red Bull è una grande soddisfazione».
«Le Red Bull hanno fatto la differenza nelle curve. Sono abbastanza contento, perché abbiamo fatto una buona sessione. La macchina andava bene, siamo arrivati molto vicini». Non ha molta voglia di parlare, Sebastian Vettel. Perché ovvio che le Red Bull abbiano fatto la differenza in curva… Però, andando oltre le ragioni del suo altalenante umore, è vero che la Ferrari è più veloce in rettilineo e questa potrebbe essere una dote determinante per l’esito della corsa.
«Sono contento del primo tentativo che ho fatto nel “Q3” – aggiunge – nel secondo sapevo che dovevo provare qualcosa di più. Ci manca carico aerodinamico, ma abbiamo buona velocità di punta. E la strada è lunga fino alla curva 1. Vedremo. Poi tutto sarà deciso dalle gomme». Per tutti i big sono le ultrasoft.
Kimi Raikkonen, dopo la vittoria di Austin, è tornato un po’ indietro. «Non sono riuscito a fare giro perfetto, che alla mattina nelle libere sono andato comunque meglio di venerdì. Vedremo domani come andrà, sicuramente il rettilineo è molto lungo. Cercherò di partire bene e di tenermi pronti per la battaglia nelle prime curve». Ormai i ferraristi corrono per la gloria. E un po’ (ma i tifosi non s’accendono per questo) per il titolo costruttori.
Lewis Hamilton è a un passo dal titolo iridato e dunque può programmare una gara intelligente, senza bisogno di strafare. Ma nonostante questo, visto il suo carattere (gli piace attaccare sempre e vincere a ogni costo), non è soddisfatissimo del risultato delle qualifiche, anche se cerca di nasconderlo: «Visto quanto sono veloci le Red Bull – ha detto – sono persino sorpreso di essere così vicino a Ricciardo e Verstappen. La mia squadra ha sostenuto un lavoro strepitoso e questo ci ha permesso di migliorare molto. Essere dietro alla Red Bull, in queste condizioni, non è un fatto negativo. E comunque voglio fare i complimenti a Ricciardo, che merita di essere in pole».
La gara si deciderà, probabilmente, nelle prime fasi della gara: «Può essere che sia così – ammette l’inglese – ma ricorderete tutti com’è andata l’anno scorso, con il contatto con Vettel nelle prime fasi. Quindi ci vorrà attenzione. Scattare dalla terza posizione non è affatto male, avrò il “traino” di chi sta davanti. Se riuscissi a guadagnare almeno una posizione al via sarei soddisfatto». Per lui si annuncia una gara molto tattica.
E poi ci sono i dispetti. Che sorprendono, scuotono, entusiasmano e addolorano, facendo comunque circolare aria fresca. Il merito è di Daniel Ricciardo, che nel momento in cui la squadra neanche più lo guarda, visto che sta per andarsene, sfila dalla bocca del cocco Verstappen un boccone delizioso: la pole position. Non una qualsiasi ma la prima della carriera, con tanto di record per il più giovane di sempre in Formula 1. E per un niente: 26 millesimi.
I piloti fanno finta di non tenere a questi primati e invece li adorano (oddio, non tutti: se di nome fai Kimi, non te ne importa un fico secco): Vettel saltò in pole a 20 anni e 72 giorni a Monza nel 2008, vigilia della sua prima vittoria sotto il diluvio. Ieri mancavano pochi secondi alla conclusione delle qualificazioni e Verstappen stava per sforbiciare questo tempo a 20 anni e 27 giorni, quando è piombato sul traguardo Ricciardo.
Fin dai primi giri del venerdì la Red Bull è apparsa una macchina vincente e potrebbe esserlo anche oggi nella sera italiana (ore 20.10, diretta per chi ha Sky ma anche su TV8 in chiaro). Merito non solo dei tecnicismi innescati dall’aria rarefatta, che livella le differenze tra i motori ed esalta le raffinatezza aerodinamiche, ma anche di un trucco. Che come nel caso della Mercedes è nei cerchi, ma affatto diverso dai buchini che peraltro ieri sulle vetture di Hamilton e Bottas erano stati chiusi, per evitare reclami.
DEMONIO. Sulle Red Bull la storia è diversa: quel demonio di Adrian Newey – lui o chi per lui nello staff più creativo della Formula 1 – ha realizzato un sistema di refrigerazione all’interno dei cerchioni, che abbassa le temperature e di conseguenza le pressioni delle gomme. Queste leggermente si sgonfiano, l’impronta a terra aumenta e con essa l’aderenza. Si accelera meglio, si è più stabili in curva, si va più veloci.
Una squadra rivale se n’è accorta e si sta dannando l’anima, perché non sa come copiare in tempi brevi. E’ un trucco a prova di reclamo perché rientra nelle regole, dunque alla fine dei conti non è neanche un trucco ma un piccolo colpo di genio. Che rende quelle due macchine “Red bullet”, proiettili, ancorché poco rossi.
Ricciardo, che domenica ad Austin aveva cacciato un urlo belluino e si era quasi rotto una mano contro una parete del motor-home per scaricare la rabbia del ritiro, lo ha sfruttato più del suo compagno. E ha ululato anche ieri, ma di gioia. Nero, per contro, Verstappen, fenomeno acerbo che appena ha potuto si è dileguato come chi abbia subito una grave ingiustizia. Il suo tempo arriverà anche se lui, con l’egoismo tipico dei campioni, vuole tutto e subito. Dietro la prima fila blu ci sono i duellanti, sempre che si possa ancora chiamarli così. Hamilton terzo (distacchi di millesimi tra i migliori) ha una mezza certezza di poter festeggiare il quinto titolo: un settimo posto gli basterebbe per neutralizzare comunque Vettel (quarto, ottimo giro il suo), anche nel caso questi vinca. Sebastian invece corre per ricostruire il morale dopo errori che hanno calamitato altri errori, gettandolo nell’ansia da prestazione.
PIROTECNICO. Riusciranno i due a superare le Red Bull addizionate dall’ultima trovata? La bile che scorrerà tra i “red bulli”, la necessità di riscatto di Vettel, il rischio pioggia e mille altre incognite peseranno sul risultato, magari mettendoci davanti a un gran premio pirotecnico.
Di certo la ribalta è riservata ai tre top-team, che hanno un altro passo e sono stati gli unici a superare la Q2 con le Pirelli ultrasoft: potranno così usarle al via fermandosi più tardi rispetto a chi ha dovuto ricorrere alle più morbide hypersoft. Renault in quarta fila e Sauber in quinta stanno facendo un figurone, ma corrono in serie B.
Conosciamo dunque i primattori e qualche trucco di scena, per fortuna non la rappresentazione né tantomeno la sua conclusione. Godiamocela all’ora di cena.
Magari non proprio in quest’ordine, ma alla vigilia delle qualifiche le carte che componevano il poker delle prime due file avevano questi volti. Daniel Ricciardo sorride per l’ultimo, sontuoso giro, Max Verstappen meno perché fino ad allora la pole era stata sua. Lewis Hamilton sa che gestendo bene in corsa sarà campione mentre Sebastian Vettel probabilmente questa volta ha poco da perdere. Morale: se la giocano tutti questa sera, la gara in Messico.
«Sapevo di avere potenziale – ha detto Ricciardo – Sapevo che avrei potuto tirarlo fuori da qualche parte, ma non avevo fatto delle libere pulite, a differenza di Max che ha fatto delle belle qualifiche, per tutto il week end io ho avuto bisogno di una scintilla. Sinceramente – ha detto il prossimo pilota della Renault – non ero nemmeno convinto di avere fatto il miglior tempo nel giro buono, poi appena l’ho sentito alla radio mi sono rilassato. Sono esaltato in questo momento perché questa è la prima volta in cui faccio la pole lontano da Montecarlo… È anche la prima volta che la Red Bull centra una doppietta, primo e secondo in prova, sono orgoglioso di farne parte. Vedremo quel che accadrà in gara».
BEFFATO. Ed eccolo, Verstappen, il migliore nelle prove libere, beffato sul finale nelle qualifiche dal compagno di squadra: «Un po’ tutte le mie qualifiche hanno fatto schifo – dice, testuale, l’olandese – La pole mi è sfuggita soprattutto per tanti miei errori in frenata, un bloccaggio del posteriore ad esempio, non sono sicuro di quello che potrò fare in corsa ma proverò a dare tutto» ha detto un Max fra il deluso e l’avvilito.
Hamilton, invece, sente il Mondiale vicinissimo e il terzo posto in griglia lo soddisfa: «Sono molto contento, nelle libere eravamo decisamente dietro alle Red Bull, ma in qualifica siamo migliorati tanto. La Mercedes ha svolto un grandissimo lavoro per analizzare le migliori possibilità in qualificazione – ha detto Hamilton – Essere dietro alla Red Bull in questo momento non è affatto un demerito, non è una cosa negativa: complimenti a Ricciardo per la pole. Il miglior risultato possibile l’ho ottenuto». Come gestirà il vantaggio su Vettel in gara, il britannico? «Beh, per prima cosa sono consapevole che davanti a me avrò due tori decisamente in forma – sorride, Lewis – Poi non so, di certo punterò a stare davanti, ma la tattica la vedremo nel corso della gara».
LA SFIDA DI SEB. Infine Vettel, quarto in griglia: «Saranno le gomme in gara a fare la differenza – esordisce il tedesco della Ferrari – Chi mi sta davanti ha fatto la differenza nelle curve, ne sono certo. Sono abbastanza contento del mio risultato in qualifica, siamo arrivati vicini a Lewis, sapevo comunque di dover provare qualcosa di più, ma non sono riuscito a trovare il guizzo decisivo. La storia è questa: in rettilineo siamo veloci, anzi, siamo più veloci degli altri, ma come detto nelle curve scontiamo qualcosa, ed è anche per questo che saranno le gomme a fare la differenza in gara».
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