In questi anni il pubblico italiano ha potuto conoscere meglio il figlio di Piero Angela, Alberto che è riuscito ad appassionare tutti attraverso la conduzione del programma Passaggio a Nord Ovest. Il conduttore e studioso però ha voluto condividere con i suoi fan quella che è stata una delle esperienze peggiori sella sua vita, ecco di cosa si tratta.
Alberto Angela sequestrato e picchiato per ore
Come abbiamo avuto modo di spiegare all’inizio del nostro articolo, nel corso di questi anni molti di noi sono cresciuti insieme ai documentari realizzati da Piero Angela, ovvero Super Quark che ogni giovedì sera permetteva al pubblico da casa la possibilità d fare un salto nel passato e guardare con occhio attento e curioso al mondo della scienza, ma anche della medicina.
A seguire le orme del padre è stato il figlio Alberto Angela, il quale ha deciso di dedicare la sua carriera alla vita da documentarista per il programma che va in onda su Rai 3 Passaggio a Nord Ovest e che negli ultimi anni ha raggiunto l’apice del successo. Oggi però ecco che troviamo il noto documentarista condividere con il pubblico un’esperienza sconcertante: chi ha sequestrato e picchiato per ore l’uomo?
Il racconto scioccante di Alberto Angela
Alberto Angela, come abbiamo avuto modo di spiegare precedentemente, già tempo fa ha deciso di avviare la sua carriera da documentarista in giro per il mondo.
In particolar modo, il figlio di Piero Angela ha deciso di condividere con i fan il racconto di un’esperienza davvero particolare e che ha messo in pericolo la sua vita. In occasione della sua lunga intervista a Di Più TV ha dichiarato: “Nel 2002 ho rischiato di essere ucciso. Sono stato sequestrato e picchiato da criminali nel Niger. Ho temuto davvero di non rivedere più mia moglie. Poi, per fortuna, mi hanno liberato. Oggi sono qui a raccontare quello che mi è successo e, nonostante la grande paura, non ho smesso di svolgere con grande passione il mio lavoro”.
“Ci hanno legato, picchiato per ore”
Il racconto di Alberto Angela però continua con dei dettagli davvero agghiaccianti su quello che è accaduto in quel periodo spiegando: “Ero con i sei operatori della mia troupe tra il Niger e l’Algeria, nel deserto, per girare una puntata di Ulisse-Il piacere della scoperta. Dal nulla è uscito un veicolo velocissimo, dal quale sono scesi tre individui con turbante e occhiali da sole, ma anche kalashnikov e pistole alla mano, intimandoci di fermarci”.
Successivamente, ecco che il documentarista conclude con ulteriori dettagli sull’accaduto affermando: “Ci hanno legato, picchiato per ore, interrogandoci e divertendosi a terrorizzarci: prima ci hanno chiesto droga e alcol, poi ci hanno chiesto invece se fossimo delle spie. Abbiamo trascorso delle ore come dei condannati a morte, cercando di farci coraggio a vicenda. Sono state 15 ore terribili, da condannati a morte: siamo stati tutti percossi, minacciati e poi derubati di tutto: attrezzature, soldi, fedi nuziali, orologi, cellulari, bagagli. Sempre sul filo di una tortura psicologica”.
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