Appena ha aperto gli occhi le immagini della notte precedente l’hanno assalita come i flash di un film trasmesso a intermittenza. Il mal di testa da sbornia ha reso tutto fumoso ma la sensazione di disagio diffuso era accompagnata da una frase in sottofondo: «Questa cosa resta tra noi, io ti voglio bene». Sono le parole che il tassista abusivo a cui aveva chiesto un passaggio le ha ripetuto durante il tragitto verso casa dopo averla stuprata in un parcheggio approfittando del suo stato di incoscienza dovuto all’alcol.
Parte da questi dettagli il racconto della studentessa di 20 anni che all’alba del 16 giugno è stata violentata da un uomo fuori dalla discoteca Old Fashion, a Milano. Ieri i carabinieri, coordinati dai pm Maria Letizia Mannella e Gianluca Prisco, hanno arrestato un egiziano di 61 anni, 30 dei quali trascorsi in Italia. È stato incastrato dalle tracce di liquido seminale trovate sugli abiti della vittima. Si chiama Ahmed El- shebbinyAhmed Nabawy, è vedovo, con figli e senza precedenti, ma per tutti i ragazzi che escono dalla discoteca è semplicemente Ahmed, il tassista abusivo che riporta a casa a orari impossibili per 20-30 euro.
Anche la 20enne lo conosceva, aveva perfino il suo numero perché su suggerimento di un caro amico diverse volte si era rivolta all’egiziano per essere riaccompagnata a casa (in compagnia o da sola) dopo una serata a ballare. Il tassista le aveva già rivolto complimenti dicendole «quanto sei bella, quanto sei solare, quanto sei simpatica». Una volta le ha anche detto che assomigliava alla sua ex fidanzata. «In un paio di occasioni», ha raccontato la studentessa ai militari della compagnia Duomo, «mi ha offerto di andare a dormire da lui, che aveva una stanza per me e che non mi avrebbe disturbata… naturalmente io rispondevo sempre di no». In un’altra circostanza, inoltre, Ahmed ha raccontato alla sua futura vittima che un tassista abusivo aveva stuprato una ragazza ubriaca, esaltando la propria integrità morale dicendo che lui non avrebbe mai commesso un atto così spregevole.
Probabilmente si riferiva al salvadoregno 28enne Josè Balmore Argueta Iraheta, arrestato a novembre (e già condannato in primo grado a 12 anni) per essersi finto tassista e aver stuprato una turista canadese di 30 anni in zona Crescenzago la notte del 17 settembre scorso. Oppure parlava dell’albanese che è stato preso a gennaio dalla Squadra mobile per aver violentato due ragazze di 20 e 25 anni (entrambe in stato di incoscienza) che il 24 luglio 2016 e l’11 novembre 2017 aveva caricato fuori dall’Old Fashion. Lo stesso locale all’esterno del quale il primo luglio Niccolò Bettarini è stato ferito con undici coltellate.
L’incubo della 20enne è iniziato la notte del 15 giugno, attorno all’una era finita all’Old Fashion dopo un giro tra altri locali per festeggiare il compleanno di un conoscente. Un suo amico ha confermato di aver chiamato proprio Ahmed, «che conosceva in quanto già contattato in altre circostanze, per spostarsi nuovamente e raggiungere la discoteca». Alle 4.15 il ragazzo se ne va e non riesce a convincere la 20enne a seguirlo, lei resta fino alle 4.45. Agli investigatori ha spiegato di aver bevuto «in modo esagerato, superacolici, vino e altro» e di aver raggiunto «praticamente incosciente» il chiosco dei panini dove si riuniscono i tassisti abusivi. Il resto è confuso, sa di essere salita sull’auto di Ahmed e di aver subìto la violenza all’alba in un parcheggio ma, soprattutto, ricorda la frase che il 61enne ha pronunciato una volta arrivata a destinazione: «Stavolta la corsa è gratis, non ti preoccupare».
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