In 10 anni in Italia l’alcol ha provocato, direttamente o indirettamente, la morte di 435mila persone. Si tratta di decessi causati non solo da patologie sanitarie, ma anche da incidenti, omicidi e suicidi provocati dalla dipendenza da alcol: secondo il rapporto “Indagine sull’Alcolismo in Italia” dell’Osservatorio permanente Eurispes/Enpam è la sostanza psicotropa che miete più vittime anche rispetto a fumo, droghe sintetiche e cocaina.
Tra i dati in possesso del Ministero della Salute e quelli diffusi dall’indagine griffata Eurispes-Enpam, c’è piena discordanza. In Italia si stima che le morti annue dovute all’alcol siano all’incirca ventimila, mentre l’ultimo rapporto parla di 435mila decessi (negli uomini oltre due volte in più rispetto alle donne) in dieci anni: vale a dire più del doppio di quanto considerato finora.
E soprattutto più di quelli provocati dal fumo e dalle droghe. Indipendentemente dal divario, che comunque non è trascurabile, le statistiche diffuse oggi confermano l’emergenza che nel nostro Paese ruota attorno all’alcol: primo fattore di rischio per la salute, dopo il fumo e l’ipertensione. Malattie correlate al consumo eccessivo di bevande alcoliche (cardiovascolari, oncologiche e neurodegenerative), incidenti sul lavoro e stradali, omicidi e suicidi: queste le principali cause di morte.
Si beve ovunque, a qualunque ora, sempre più lontano dai pasti e soprattutto tra le fasce più giovani della popolazione. Oltre sei italiani su dieci mettono l’alcol in relazione alla convivialità, al relax, al piacere e alla spensieratezza (63,4%); solo un quarto, al contrario, lo associa a concetti negativi, come la fuga dai problemi, la perdita di controllo e il pericolo (25,6%). E il “debutto” alcolico arriva in età sempre più precoce: più della metà dei ragazzi tra gli 11 e i 19 anni ha bevuto il primo bicchiere tra gli 11 e i 14 anni (52,8%). In particolare, tra i 15-19enni la percentuale di chi beve “qualche volta” sale al 65% e solo due su dieci sono astemi.
Minori acquistano alcolici nonostante il divieto – L’indagine fa emergere poi un aspetto sconcertante: oltre la metà dei minori ha acquistato alcolici (54,4%) nonostante la legge italiana lo vieti e obblighi il venditore a chiedere un documento d’identità. Di questi, oltre un quinto dichiara che non gli è stato mai chiesto il documento al momento dell’acquisto (21,7%). Sebbene il tema dell’alcolismo venga percepito dai cittadini italiani maggiorenni come problema sociale in modo meno netto rispetto a trent’anni fa (oggi lo ritiene un problema rilevante il 35,4% rispetto al 66% del 1984, anno della prima indagine Eurispes), emergono però frequenti eccessi nel consumo.
Tre diverse indagini campionarie – Il fenomeno è stato osservato attraverso tre diverse indagini campionarie, ciascuna delle quali disegna un quadro completo di come sono cambiate e stanno cambiando le abitudini “del bere” nel nostro Paese, di quanto sia diffuso e radicato il fenomeno tra i giovani, di come si è modificata l’immagine del consumatore, anche e soprattutto come conseguenza dei messaggi trasmessi dai media. L’alcol rappresenta il primo fattore di rischio per la salute in Europa, insieme al fumo e all’ipertensione. Un dato che non sorprende anche considerando la precocità con la quale avviene l’approccio al consumo di alcol.
«Con questa indagine, ampia ed articolata abbiamo fatto il punto sulla evoluzione del fenomeno e sulle sue derive – afferma Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes -. I dati che emergono testimoniano una cresciuta consapevolezza, ma anche la necessità di un impegno costante sul piano della prevenzione e del sostegno alle famiglie interessate, così come su quello culturale, della comunicazione e dell’informazione». Il Presidente dell’Enpam, Alberto Oliveti, spiega: «L’incidenza di certi comportamenti è sensibilmente influenzata dall’uso massivo delle nuove tecnologie e dai social network. Il medico di medicina generale, che presidia società e territorio capillarmente, può e deve assumere il ruolo di playmaker e identificare le persone a rischio».
Il consumo di bevande alcoliche è molto diffuso tra i giovani. La ragione principale è riconducibile alle proprietà psicoattive dell’alcol che apparentemente facilitano le relazioni sociali perché generano piacere, euforia e disinibizione. In realtà il consumo dell’alcol abbassa la percezione del rischio e favorisce i comportamenti senza controllo.
Dal momento che lo sviluppo cerebrale si completa intorno ai 21 anni, periodo in cui l’organismo matura anche la capacità di metabolizzare l’alcol in maniera efficace, si capisce quanto sia importante astenersi dal bere alcol. Qualsiasi quantità di alcol assunta dai giovani circola immodificata nel sangue esponendoli a maggior rischio rispetto agli adulti. Provoca danni cellulari a molti organi tra cui il cervello, il fegato, lo stomaco e il cuore, producendo perdita di coordinamento e orientamento, diminuzione della memoria e rischio incrementato di incidentalità stradale. Anche per questo motivo in Italia la vendita di alcolici è vietata sotto i 18 anni.
L’alcol è la dipendenza più diffusa nel mondo ed è necessario essere consapevoli che a tutte le età rappresenta un rischio per la propria salute e, spesso, anche per quella degli altri. Gli effetti negativi sulla salute possono verificarsi anche in seguito ad un singolo episodio di consumo, che viene spesso erroneamente valutato come moderato, e possono essere causa di danni irreversibili. Sulla base delle conoscenze attuali non è possibile identificare quantità di consumo alcolico raccomandabili o “sicure” per la salute e per questo si raccomanda l’astensione dal bere ai minori e un consumo estremamente moderato negli adulti.
Consumare alcol con altre sostanze quali farmaci o droghe può essere molto pericoloso in quanto può causare gravi sintomi, problemi cardiaci, difficoltà respiratorie e può condurre al coma e alla morte.
Dopo i 65 anni, per diversi motivi, si riduce la capacità di metabolizzare l’alcol; oltre alla riduzione dell’enzima capace di “smaltire” l’alcol, diminuisce infatti la quantità di acqua presente nell’organismo e questo fa si che ci sia una ridotta capacità di diluire l’alcol ingerito e di tollerarne gli effetti. Per le persone anziane che assumono medicine (ad es. aspirina antinfiammatori, antidolorifici, antibiotici e sedativi) bere alcol può provocare reazioni indesiderate e ridurre o potenziare gli effetti dei medicinali assunti.
Numerose malattie croniche, tra cui malattie epatiche o ipertensione, sono incompatibili con il consumo di qualunque quantità di alcol. Oltre i 65 anni non bisognerebbe mai consumare più di un bicchiere medio di bevanda alcolica al giorno.
Una vita che nasce e che cresce teme l’alcol. In Italia, tuttavia, molte donne in attesa consumano bevande alcoliche dimenticando che anche un consumo minimo di alcol può pregiudicare la salute e lo sviluppo del feto. L’alcol assunto in gravidanza attraversa la placenta arriva direttamente al feto che, non essendo dotato di enzimi capaci di metabolizzarlo, subisce effetti dannosi e invalidanti (sindrome fetoalcolica).
Gli organi vitali, quale cuore, cervello scheletro si formano nei primi 10-15 giorni dopo il concepimento, è quindi importante smettere di bere già durante il periodo in cui si programma la gravidanza per poter proteggere il bambino ed evitare di bere nel corso dell’allattamento. Va ricordato che l’alcol è una sostanza tossica e potenzialmente cancerogena. Anche le donne adulte dovrebbero consumare con estrema moderazione, nel limite di un bicchiere al giorno. Superata tale “soglia” il rischio di cancro della mammella incrementa del 7-27%.
In Italia la prima causa di morte tra i giovani è legata agli incidenti stradali causati da stato di ebbrezza dei conducenti. Non esiste un livello sicuro di alcol per chi si metta alla guida. Se ci si deve porre alla guida è opportuno evitare di consumare alcol o attendere almeno 2-3 ore per ogni bicchiere consumato. L’alcol abbassa pericolosamente la percezione dei rischi e pregiudica le capacità dell’individuo a reagire agli stimoli visivi e sonori.
Le donne, in particolare, sono fisiologicamente più vulnerabili e, a parità di quantità consumate di alcol, raggiungono più velocemente degli uomini livelli elevati di alcolemia con tempi più lunghi per smaltirlo. Non esistono trucchi o stratagemmi per eludere i controlli delle forze dell’ordine con l’etilometro. Consultare nei locali pubblici le tabelle obbligatoriamente può contribuire a rendere più consapevoli dei propri limiti e dei rischi evitabili nel mettersi alla guida.
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