In queste settimane si parla davvero tanto di riforma pensioni ed infatti sembra che il governo stia lavorando per poter mantenere le promesse che sono state fatte nel contratto in modo da rendere più flessibile la legge Fornero. Così come noto, il Ministero del Lavoro guidato dai 5 Stelle pare stia riflettendo proprio sulla possibilità di introdurre una quota 100 con soglia minima a 64 anni già nel 2019 per poi estendere nel 2020 la quota 41 che al momento è riservata ai precoci e a tutti i lavoratori.
Dunque, sembra che quota 100 e quota 41 potrebbero costare in più rispetto a quanto si era preventivato In un primo momento è sempre secondo quanto riferito da Boeri quota 100 e quota 41 costerebbero ben 11 miliardi ad oggi e 18 miliardi a regime. Ma come funziona effettivamente questo superbonus per chi non va in pensione in anticipo? Prima di ogni cosa è il caso di ricordare come funzionano appunto quota 100 e quota 41 e in più nello specifico possiamo dire che il primo permette di poter andare in pensione quando la somma dell’età anagrafica con i contributi maturati da come risultato 100. L’età anagrafica non deve essere inferiore ai 64 anni. Invece per quanto riguarda la quota 41, il lavoratore pare Possa andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica, una volta che abbia raggiunto i 41 anni e 5 mesi di contributi.
Con entrambi però i lavoratori accettano di subire una penalizzazione sull’importo della pensione che verrà ricalcolato con il metodo contributivo. Ad ogni modo grazie alla quota 41 e alla quota 100 i lavoratori potranno accedere alla pensione qualche anno prima rispetto al dovuto, Ma il lavoratore può comunque non ricorrere a Questi strumenti e continuare a lavorare versando i contributi previdenziale fino a quando non raggiungerà i requisiti per la pensione di vecchiaia. In alternativa il lavoratore può anche non andare in pensione con la quota 100 o 41 rinunciare al versamento dei contributi all’INPS. Proprio grazie al superbonus coloro che decidono di non beneficiare di questi strumenti e dunque di non versare i contributi per gli ultimi anni di lavoro, beneficeranno di un bonus in busta paga mensile pari al 33% della retribuzione percepita.
La somma del bonus dunque sarà pari all’ammontare dei contributi INPS che il lavoratore avrebbe dovuto versare per gli ultimi anni di lavoro. Inoltre l’aumento in busta paga dovrebbe essere esente tasse quindi si tratterà di un importo che come abbiamo detto sarà pari al 33% dello stipendio lordo.
Add comment