Con un viso tirato da settimane, mesi, di tensioni e ripicche, il principe Harry si è presentato al primo evento ufficiale, dopo l’annuncio choc delle scorse settimane con il quale lui e la moglie, Meghan Markle, hanno detto addio alla vita pubblica.
E durante l’evento privato, una cena di raccolta fondi per la charity che si occupa di malati di Aids in Lesotho, Sentebale, che ha fondato con il principe di quel Paese africano nel 2006 e cui è legatissimo, ha lanciato la seconda bomba sul Palazzo, evidentemente conscio di non avere nient’altro da perdere (in fondo, per ora, in mutande lo è già).
«Il Regno Unito è la mia casa e un posto che amo», ha detto dal palco, emozionato, «e questo non cambierà mai. Entrambi (lui e Meghan) abbiamo fatto tutto il possibile per onorare la Corona e svolgere i nostri ruoli per questo Paese con orgoglio». Eccetera, eccetera.
Poi, l’ordigno: «La decisione che ho preso per me e mia moglie di fare un passo indietro non è stata presa alla leggera. Ci sono stati molti mesi di discussioni. So che non avevo sempre ragione, ma al punto in cui eravamo, non c’era davvero altra opzione». Non ci vuole una laurea per capire che Harry sta accusando la famiglia per averlo trascinato nella decisione, tristissima, difficilissima, presa.
Per lui lasciare il Palazzo non significa soltanto perdere il titolo di Altezza reale, che dà diritto, oltre a inchini e innumerevoli favori, e agli uomini della scorta pagata dallo Stato, ma anche alle cariche militari che ricopriva in quanto ex ufficiale ed eroe di guerra (ha servito due volte in Afghanistan, sempre in prima linea), un ruolo, dicono gli amici, cui teneva immensamente.
Un affetto ricambiato, tra l’altro, visto che alcuni degli ex compagni d’armi e dei genitori di caduti che avevano servito con lui sul campo di battaglia si sono detti «molto tristi» per l’addio di Harry. «La nostra (sua e di Meghan,) speranza era quella di continuare a servire la regina, il Commonwealth e le mie associazioni militari, ma senza finanziamenti pubblici.
Purtroppo non è possibile», ha detto dal palco commosso il secondogenito di Carlo. Harry, duca di Sussex, come d’ora in poi verrà chiamato, davvero sperava che la nonna più che novantenne, definita nel suo discorso “comandante in capo” (che grinta, ragazzi!), fosse meno risoluta. Che lasciasse a lui e a Meghan essere un poco royal e un poco “commoner”.
Ma Sua Maestà ha opposto un netto rifiuto, anche se a malincuore, visto che il duca è il suo nipote prediletto. Qualche commentatore, leggendo tra le righe del comunicato ufficiale della regina, ha dichiarato che la sovrana ha comunque lasciato la porta di Buckingham Palace aperta ai due nipoti ribelli.
Per un anno almeno. Nel caso in cui girando per il mondo in cerca di fortuna, questo favoloso forziere di monete d’oro (400 milioni, dicono alcuni esperti di finanza) che è stato loro ipotizzato non si materializzi. Per ora, a proposito di soldi… c’è che a Londra le agenzie di scommesse hanno iniziato a raccogliere pronostici su quanto durerà il matrimonio di Harry e Meghan.
Non si parla altro da diverse settimane. La decisione, avallata dalla Regina Elisabetta II, di lasciare i tìtoli nobiliari da parte di Harry e Meghan Markle ha letteralmente catalizzato le attenzioni dei media di tutto il mondo.
La volontà degli ormai ex duchi del Sussex di crearsi un vissuto slegato dai dettami di corte, ha fatto rumore, molto rumore. Tra chiacchiere da bar e notìzie confermate, questa vicenda sarà ancora centrale nei prossimi mesi. E troppa la curiosità delle persone che vogliono vedere come i due riusciranno a “ricominciare” senza l’appoggio dei Windsor.
In ballo tanti progetti e sogni da realizzare fra Canada e Usa. Però, nonostante il clamore suscitato, Harry e Meghan non sono i primi a compiere una scelta così apparentemente impopolare ma coraggiosa… Per esempio, alla fine del 1800, Patricia di Connaught (nipote della Regina Vittoria), rinunciò alla possibilità di diventare Regina per poter sposare il comandante della Royal Navy Alexander Ramsay.
Sembra non essere novità nel Regno britannico quella di rinunciare ai tìtoli nobiliari. E celebre il caso del 1936 quando l’allora Re britannico Edoardo VIII annunciò di voler abdicare, passando la corona al fratello Giorgio VI (padre di Elisabetta II che a sua volta sarà erede al trono).
E innamorato di una donna americana (come Harry insomma) la pluridivorziata Wallis Simpson, che però non potrà sposare in quanto capo della chiesa anglicana. «Ho trovato impossibile portare il pesante fardello delle mie responsabilità di re senza l’appoggio della donna che amo», racconterà anni dopo. Anche Zara e Peter Philips, nipoti della Regina Elisabetta II (figli della sorella Anna) hanno perso i tìtoli proprio per volontà della madre che ha preferito che i suoi eredi crescessero senza vincoli particolari. Certo, all’epoca, ha fatto meno rumore rispetto alla vicenda di Harry e Meghan.
Un altro caso simile e abbastanza conosciuto è quello che vede protagonista la principessa Madeleine, terzogenita del re Cari XVI Gustaf di Svezia: la bella Madeleine ha fatto vincere le ragioni del cuore rispetto ai protocolli reali.
Nel 2010 sposa l’americano Christopher O’Neill e si trasferisce a vivere in Florida rinunciando ai titoli nobiliari, situazione che poi si è ripercossa anche sui suoi figli che oggi non hanno nessun tìtolo e nessun obbligo nei confronti della Corona svedese.
Anche il Giappone ha la sua vicenda in linea con la decisione degli ex duchi del Sussex. Parliamo della storia di Sayako Kuroda, terza e unica figlia femmina dell’imperatore giapponese Akihito: la principessa Nori (così è conosciuta nel mondo) nel 2005 ha deciso di rinunciate a tutti i suoi privilegi legati al fatto di essere la figlia dell’imperatore. E ha sposato il commoner Yoshiki Kuroda preferendo una vita “normale” senza vincoli e obblighi particolari.
E più intricata invece la vicenda che vede protagonista Ubolratana Rajakanya: la donna in questione è la figlia del sovrano thailandese Rama X. E la primogenita e designata ad ereditare il potere da padre ma, preferisce rinunciare a questa opportunità anche nel suo caso per amore: nel 1972 sposa l’americano Peter Ladd Jenses.
Però la vicenda non si chiude così e il romanticismo da solo questa volta non basta. Infatti, Ubolratana Rajakanya divorzia dal marito nel 1998 e prova a rientrare nelle sfere del potere tramite una carriera politica. L’ex erede al trono si candida come premier in Thailandia, dove torna a vivere nel 2001. Un decreto speciale voluto dalla sua famiglia però le impedisce di salire al potere bloccando quindi le aspirazioni di Ubolratana Rajakanya.
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