È morta a Imola, all’età di 100 anni, Virginia Manaresi, conosciuta affettuosamente come ‘Gina’. La triste notizia è stata comunicata dal sindaco Marco Panieri, che ha voluto rendere omaggio alla vita e all’impegno di questa straordinaria donna.
In un post sui social, il sindaco ha scritto: “Oggi (lunedì 7 aprile, ndr) ci ha lasciato una delle figure più autorevoli e amate della nostra comunità. Con coraggio e lucidità, ‘Gina’ ha attraversato uno dei periodi più bui della nostra storia, scegliendo da che parte stare.” Ha allegato una foto che ritrae lui e Manaresi, sottolineando l’importanza del suo contributo alla società.
Il primo cittadino ha continuato: “Lo ha fatto come donna, come giovane resistente, come cittadina impegnata per tutta la vita nei valori della libertà, della giustizia, dell’emancipazione femminile. Proprio lo scorso 26 novembre abbiamo festeggiato insieme i suoi 100 anni, consegnandole la Medaglia dei Centenari.”
Marco Panieri ha espresso la sua vicinanza alla famiglia di Gina, in particolare alla figlia Cinzia, all’UDI (Unione Donne in Italia), di cui Manaresi fondò la sezione imolese, all’ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati), di cui è stata Presidente, e all’ANPI Imola. In onore della sua memoria, questa mattina è stata confermata una conferenza stampa dedicata all’80° anniversario della Liberazione, scelta per commemorare la sua figura. “Quando perdiamo una testimone diretta come Gina, non si chiude una pagina, ma cresce una responsabilità. Grazie, Gina. Non ti dimenticheremo,” ha concluso il sindaco.
Nata a Imola il 26 novembre 1924 in una famiglia antifascista, Virginia Manaresi si impegnò sin da giovane nella lotta contro il regime fascista. Durante la Seconda Guerra Mondiale, divenne una staffetta partigiana, attiva nelle reti clandestine. Fu arrestata e deportata nel campo di concentramento di Bolzano, da cui riuscì a fuggire.
Manaresi fu parte integrante dei Gruppi di Difesa della Donna, un’organizzazione partigiana che simboleggiava il contributo femminile alla resistenza contro il fascismo. Inoltre, fondò la sezione imolese dell’Unione Donne in Italia e si dedicò alla distribuzione di stampa clandestina e ai collegamenti con il movimento resistenziale di vari comuni della provincia di Imola. Partecipò anche a diverse azioni di guerriglia.
Nonostante avesse la possibilità di fuggire e mettersi in salvo, Gina scelse di farsi catturare insieme ad altri otto compagni, affermando: “Perché avevo scelto la mia strada e dovevo essere responsabile di quello che facevo senza mettere a repentaglio la vita di mio padre.” Sottoposta a interrogatori estenuanti e maltrattamenti, fu trasferita nel carcere di San Giovanni in Monte, a Bologna, dove fu registrata erroneamente come maschio. Questo errore fu scoperto solo il 22 dicembre 1944, quando fu disposta la sua deportazione nel campo di concentramento di Bolzano.
Nonostante le avversità, Manaresi riuscì a fuggire e tornò a Imola nel 1945. Per decenni, è stata un riferimento per il movimento antifascista e per l’impegno politico e sociale delle donne, contribuendo a mantenere viva la coscienza democratica della città. In occasione della sua scomparsa, il Comune di Imola ha diffuso un comunicato in cui si riconosce il suo ruolo fondamentale nella storia locale.
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