L’attrice vicentina Maria Cristina Maccà, classe 1967, è nota al pubblico per il suo ruolo nel film “Fantozzi – Il ritorno” del 1996, in cui ha interpretato sia Mariangela che la nipote Uga Fantozzi. Nonostante una carriera che vanta oltre quaranta film e collaborazioni con registi di grande calibro come Mario Monicelli, Pupi Avati, Carlo Vanzina, Roberto Benigni e Neri Parenti, oggi si trova ai margini dell’industria cinematografica italiana, che descrive come profondamente cambiata e degenerata.
In un’intervista rilasciata a Marianna Peluso per il Corriere del Veneto, l’attrice ha condiviso i suoi pensieri sul settore e i ricordi legati al celebre set di Paolo Villaggio. “La gente mi ferma ancora per strada perché si ricorda di me”, ha dichiarato, riferendosi al film che l’ha resa celebre. Nonostante le voci poco lusinghiere che circolavano su Villaggio, Maccà ha raccontato un’esperienza positiva: “Ne avevo sentito parlare in modo decisamente poco piacevole, invece incontrarlo sul set è stato bellissimo: era molto gentile e premuroso con tutti.”
L’attrice ha poi espresso un giudizio critico sul sistema produttivo attuale, che considera distante dalla meritocrazia e fortemente influenzato da dinamiche interne. Secondo lei, il ruolo dei casting director ha complicato il rapporto diretto tra gli attori e i registi: “C’è troppo affollamento nella preparazione di un film. Anni fa mi rapportavo direttamente a registi e aiutoregisti, adesso c’è il casting director che non può sapere cos’ha in testa un regista.” La situazione nella televisione non sembra migliore: “Se non hai agganci, non entri. Se non ti fai considerare dai vertici dell’azienda, non verrai mai preso in considerazione. Manco i registi contano più.”
Un aspetto che Maria Cristina Maccà critica apertamente è il crescente utilizzo dei self tape per i provini. Questo metodo, che prevede la registrazione da remoto da parte degli attori, non incontra il favore dell’attrice: “Io non sono brava con la tecnologia e quindi non mi chiamano più. Ma i provini non si possono far così, da casa.” La sua visione del settore è amara e riflette una percezione di svalutazione delle eccellenze: “Più sei mediocre e più vieni preso in considerazione. Più sei un’eccellenza e più sei sottovalutato, ma questa è una storia vecchia.”
Oggi, per mantenersi, l’attrice si dedica al doppiaggio, pur non nascondendo il desiderio di tornare a lavorare nel cinema o nella televisione. “Vorrei lavorare, come tutti”, ha affermato con semplicità. Tuttavia, le prospettive per i giovani che si affacciano al mondo dello spettacolo sembrano limitate: “C’è gente che ha fatto la storia del cinema eppure non lavora. I ragazzi che escono dall’accademia, oggi che prospettive hanno?” Un pensiero che si conclude con una riflessione sul passato: “Se Paolo Villaggio fosse vivo, non si riconoscerebbe in questo sistema.”
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