“Non trascorrere il Natale in solitudine, mangiamo insieme”: la proposta di Raffaella a Milano



Il Natale è spesso sinonimo di famiglia, calore e condivisione, ma per molte persone può trasformarsi in un momento di solitudine. Nella grande metropoli di Milano, questa realtà è sempre più evidente. In un contesto urbano caratterizzato da ritmi frenetici e un crescente individualismo, molte persone si trovano a trascorrere le festività senza compagnia, lontane dagli affetti più cari.



Quest’anno, Raffaella Boselli, una donna di 56 anni residente nel quartiere Bonola di Milano, ha deciso di fare qualcosa di speciale per contrastare questa solitudine. Ha lanciato un’iniziativa chiamata “Non stare solo a Natale”, invitando coloro che non hanno nessuno con cui condividere il 25 dicembre a unirsi al pranzo natalizio nella sua casa. L’invito è stato diffuso attraverso i social network del Municipio 8 e ha già raccolto alcune adesioni.

Secondo Raffaella, l’idea nasce da una riflessione sulla trasformazione della città e sul crescente isolamento sociale. “Sono milanese da sempre, e ho visto questa città cambiare nel tempo”, racconta. “Sono spariti i negozi di vicinato dove trovarsi a chiacchierare, gli abitanti della zona sono sempre diversi. C’è più solitudine, e allo stesso tempo una fortissima voglia di socializzare”. Il suo obiettivo è quello di creare un momento di aggregazione in una giornata che per molti può essere difficile.

Il menù del pranzo sarà quello tradizionale natalizio, ma con un tocco speciale. Daniele, il figlio 26enne di Raffaella, che condivide con la madre la passione per il volontariato e la cucina, contribuirà alla preparazione dei piatti. “Ma sarebbe bello che ognuno portasse una specialità della propria terra o della propria tradizione”, spiega Raffaella. Inoltre, ha intenzione di preparare qualche porzione extra per accogliere eventuali ospiti dell’ultimo minuto. “Anche solo per mangiare il panettone e fare un brindisi”, aggiunge.

L’iniziativa ha attirato l’attenzione soprattutto di donne tra i 50 e i 60 anni, spesso sole a causa di separazioni o difficoltà familiari. “Fondamentalmente si tratta di donne sole. Tra i 50 e i 60 anni, separate, abbandonate dall’ex marito e dai figli. Persone che non riescono a proporsi sul mercato del lavoro o a socializzare, e che di conseguenza restano ai margini della società”, spiega Raffaella.

Questa iniziativa non è un caso isolato nella vita di Raffaella. Da anni è impegnata come volontaria presso l’Opera Cardinal Ferrari e la cooperativa Antonio Labriola, due realtà che operano a Milano per sostenere chi si trova in difficoltà. La sua esperienza le ha permesso di osservare da vicino le sfide che molte persone affrontano nella vita quotidiana, soprattutto in una città come Milano, dove le reti sociali tradizionali si stanno sgretolando.

“Il tessuto sociale è composto ormai da chi si è trasferito qui per lavoro dal Sud, da altre regioni d’Italia o dall’estero e si trova a crescere i bambini senza il supporto di una grande famiglia”, osserva Raffaella. “I nuclei sono sempre più piccoli, fatti da single o figli unici. Il problema di creare una rete larga anche tra estranei, in questa città, sarà sempre più importante”.

La proposta di Raffaella non si limita a offrire un pasto caldo, ma mira a costruire connessioni umane in un contesto che spesso le rende difficili. “Parliamo con gli altri, dedichiamoci a piccoli gesti di bellezza nei confronti dei vicini. E impariamo a utilizzare meglio i social: possono essere uno strumento potentissimo di aggregazione”, suggerisce.

Per Raffaella, questa iniziativa rappresenta anche un modo per affrontare le sue stesse difficoltà personali. “In fondo abbiamo sempre necessità degli altri. Anche io, adesso più che mai, ho capito che crearsi una rete sociale, anche tra estranei, è essenziale: quest’anno mi è capitato di tutto, e sono riuscita a rimanere a galla solo grazie a mio figlio, a mia sorella, agli affetti”.



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