L’account TikTok della pescheria Ittica Febbraro di Casoria, gestito da Carmela e Luigi Febbraro, è stato chiuso. Con oltre 260mila follower e più di 10 milioni di visualizzazioni, il profilo era diventato popolare grazie ai video che mostravano i coniugi alle prese con la loro attività, spesso con toni ironici e coinvolgenti.
La notizia del blocco è stata confermata dallo stesso Luigi Febbraro, che ha pubblicato un video sul nuovo profilo TikTok della pescheria. Nel filmato, il commerciante afferma: «Evidentemente davamo fastidio a qualcuno. Ci tengo a precisare che non abbiamo mai maltrattato gli animali, ma solo mostrato quello che vendiamo». Nonostante la chiusura, i gestori hanno immediatamente aperto un nuovo account per continuare a promuovere la loro attività sui social.
La situazione ha avuto risvolti mediatici e legali dopo l’intervento della troupe televisiva de “Le Iene” e dei carabinieri, che hanno posto l’accento sulle condizioni degli animali esposti e sulle pratiche della pescheria.
L’incursione di “Le Iene” e l’attivista animalista
Martedì 10 febbraio, Filippo Roma, inviato del programma “Le Iene”, si è recato presso la pescheria accompagnato dall’attivista per i diritti degli animali Enrico Rizzi. L’obiettivo era verificare la condizione di polpi e altri animali mostrati nei video social e nei locali dell’attività. Secondo quanto dichiarato da Luigi Febbraro a Fanpage.it, la presenza della troupe televisiva avrebbe ostacolato il normale svolgimento delle attività lavorative, portandolo a richiedere l’intervento dei carabinieri.
Le accuse mosse dall’attivista Enrico Rizzi sono state particolarmente dure. Su Facebook, Rizzi ha scritto: «Una coppia campana che da mesi si diverte su TikTok a promuovere la propria attività con balletti ridicoli, umiliando e maltrattando in maniera disumana animali vivi come fossero oggetti. Li ho denunciati e ho chiesto il sequestro preventivo della loro attività. La chiusura del loro profilo TikTok è solo il primo passo. Non è ancora finita».
L’attivista ha sottolineato come i video pubblicati violassero le regole della community, in particolare quelle relative alla violenza sugli animali, e si è detto determinato a continuare le sue azioni legali.
Il punto di vista dei titolari
Di fronte alle critiche, Luigi Febbraro ha negato ogni accusa di maltrattamento, ribadendo che i video pubblicati mostravano semplicemente il prodotto in vendita e le attività quotidiane della pescheria. «Non abbiamo mai fatto nulla che potesse essere considerato una violazione della legge o della dignità degli animali», ha dichiarato il titolare, esprimendo incredulità per le accuse mosse contro di loro.
Secondo quanto riportato, l’intervento dei carabinieri sarebbe stato richiesto dagli stessi proprietari della pescheria per gestire la presenza della troupe televisiva, ritenuta eccessivamente invasiva. «Abbiamo subito l’ennesima ingiustizia», ha commentato Luigi Febbraro nel suo video di risposta.
La chiusura del profilo TikTok
La chiusura del profilo TikTok è avvenuta dopo una segnalazione che ha portato alla revisione dei contenuti da parte della piattaforma. Con oltre 10 milioni di like, l’account era diventato un punto di riferimento per i clienti e gli appassionati, ma anche un bersaglio di critiche da parte di associazioni animaliste. L’impatto della vicenda ha portato a un nuovo dibattito sull’uso dei social media per promuovere attività che coinvolgono animali vivi.
Nel frattempo, i Febbraro hanno deciso di non rinunciare alla loro presenza online, ricreando un nuovo account su TikTok per continuare a pubblicare contenuti relativi alla pescheria.
La posizione delle autorità
Nonostante le polemiche, al momento non sono stati resi noti dettagli ufficiali su eventuali azioni legali o provvedimenti amministrativi contro la pescheria. Tuttavia, l’interesse mediatico suscitato dall’intervento de “Le Iene” e dalle dichiarazioni di Enrico Rizzi potrebbe influenzare ulteriori sviluppi. La questione ha aperto un confronto più ampio sul trattamento degli animali nel settore alimentare e sull’uso dei social media per attività di promozione.
Mentre il dibattito continua, resta da chiarire se le accuse mosse contro i Febbraro abbiano fondamento e se verranno prese misure concrete per regolamentare situazioni simili in futuro.
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