Controcopertina

Roberta Ragusa, Logli condannato: ma dov’è il corpo della donna?



Un caso di cronaca tra i più mediatici sta assumendo i contorni della spy story. ”Per me è viva e, come sostiene suo suocero, è negli Stati Uniti”. Alessandro Meluzzi, psichiatra forense, perito in tanti casi controversi, lancia nello stagno un sasso destinato a provocare onde molto alte. La sua tesi riguarda la vicenda di Roberta Ragusa, la donne scomparsa da Gello di San Giuliano Terme tra il 13 e il 14 gennaio 2012 e per il cui presunto omicidio è stato condannato in via definitiva con sentenza della Cassazione di mercoledì 10 luglio, il marito Antonio.



Recentemente durante la trasmissione “Quarto Grado” è andata in onda una lunga intervista a Sara Calzolaio, ex amante di Antonio Logli, il marito di Roberta Ragusa, la donna di cui si sono perse le tracce nella notte del 13 gennaio 2012. All’epoca dei fatti, lei e Logli – attualmente condannato in via definitiva a 20 anni di carcere per l’omicidio della Ragusa – avevano una relazione clandestina. Dopo la scomparsa dplla donna, i due sono usciti allo scoperto e hanno diviso lo stesso tetto fino a quando per Logli non si sono aperte le porte del carcere. “Antonio è innocente – ha detto la donna ai microfoni di ‘Quarto Grado’ – L’ho guardato negli occhi e gliel’ho chiesto.

Mi ha convinto perché mi ha risposto con la stessa sincerità e con lo stesso sguardo con il quale dice che mi ama”. “Roberta mi manca”, ha aggiunto Sara, che ora convive con Logli e i figli Alessia e Daniele ed ha aggiunto: “Sarei ben lieta di uscire da quella casa e sarei felice se tornasse. Ho le mie cose già pronte e impacchettate, sono pronta ad uscire. Non vedo l’ora di avere una casa tutta mia dove vivere con Antonio… poi se lo volessero, i ragazzi potrebbero avere la loro stanza”. Quarto Grado ha poi intervistato un’amica di Roberta, che ha rivelato: “Roberta sospettava che il marito la tradisse, che avesse un’altra. Glielo chiese e Logli rispose: ‘Con una donna così bella accanto non ho bisogno d’altro’. Ma lui spariva ogni settimana e se ne andava nella casa di famiglia sull’isola d’Elba”.

Sono innocente» : nonostante la terza sentenza di condanna in tassazione, proclamata lo scorso 10 luglio, è così che continua a proclamarsi Antonio Logli, 56 anni, il marito di Roberta Ragusa, la donna scomparsa a 45 anni, la notte tra il 13 e 14 gennaio 2012 dalla sua casa a Gello di San Giuliano Terme, in provincia di Pisa. L’uomo che con la moglie gestiva anche l’autoscuola Futura (di cui lei era titolare) è stato condannato in via definitiva a 20 anni di reclusione per l’omicidio e la distruzione del suo cadavere.

Dopo la sentenza di Cassazione, Logli ha perso il lavoro come impiegato comunale ed è dovuto entrare in cella: si trova ora nel carcere Le Sughere di Livorno. La compagna di Logli, Sara Calzolaio, 36 anni, ex baby sitter dei suoi figli, e con cui l’uomo aveva una relazione già prima della scomparsa di Roberta. La Calzolaio ha manifestato la propria delusione con un messaggio: «La giustizia non è italiana, la verità, non è italiana».

La Procura aveva già escluso ogni suo coinvolgimento nella scomparsa di Roberta, eppure proprio lei potrebbe essere stata il movente del l’omicidio o la causa di un litigio nella coppia degenerato in una lite violenta, visto che Roberta Ragusa aveva scoperto il loro legame. Nel frattempo, i parenti di Roberta sperano che almeno il corpo della donna possa essere ora ritrovato per darle una degna sepoltura: abbiamo parlato con Marica Napolitano, una delle sue cugine e che fin dall’inizio si è sempre battuta per far emergere la verità sulla sua scomparsa.

Signora Marica, cosa ha provato alla notizia della condanna in Cassazione di Logli? «Ho atteso fino al terzo grado per capire se fosse davvero colpevole, affidandomi al giudizio dei magistrati. Ma alla notizia della sua condanna non ho provato né gioia né rivalsa. Il mio primo pensiero è andato ai figli: mi squarcia il cuore sapere che sono stati messi in questa situazione, rimasti senza la madre e con il padre condannato per il suo omicidio».

Perché i figli di sua cugina, Daniele e Alessia, entrambi oggi maggiorenni, hanno però preso le distanze da voi parenti di Roberta? «Perché sono convinti che il loro papà non sia colpevole, e umanamente posso capirli. Mi dispiace molto che siano stati messi in mezzo, e per certi aspetti usati per convincere l’opinione pubblica e i giudici che il loro padre non sia l’assassino. Noi parenti di Roberta, però, fino al terzo grado di giudizio non abbiamo mai detto che Logli era colpevole. Abbiamo solo chiesto la verità: sono stati i giudici in tre gradi di giudizio a dichiarare la sua colpevolezza in primo grado, poi in appello e infine in Cassazione. Logli avrebbe potuto essere assolto o perlomeno i giudici avrebbero potuto decidere che fosse rifatto il processo, e invece lo hanno definitivamente condannato anche in terzo grado».

Con condanna in Cassazione per Logli secondo lei è stata fatta giustizia? «Sì. Sono stati sette anni duri, di cattiverie contro di lei quando sostenevano che si fosse allontanata volontariamente, addirittura insinuando che avesse una relazione clandestina. Roberta non sarebbe mai andata via così, era troppo legata ai suoi figli: è stato un modo di infangarla descrivendola come non era. Con quest’ultima sentenza è stata decretata la sua morte violenta».

Secondo lei quindi non c’è alcuna possibilità che Roberta possa essere ancora viva? «Purtroppo no, a mio avviso. Quando all ’ inizio suo marito ha detto che Roberta era sparita, gli ho creduto, ma poi col passare delle ore ho capito che a mia cugina era successo qualcosa di brutto, altrimenti avrebbe trovato il modo di rimanere in contatto con i suoi figli. Logli si è condannato da solo, secondo me, perché un marito a cui scompare la moglie da un giorno all’altro, non può avere una reazione così fredda. È sempre rimasto impassibile, come se non provasse emozioni. Alla luce di tre condanne nei vari gradi di giudizio oggi penso che abbia sostenuto che sua moglie si era adontanata per propria volontà solo per depistare le indagini, facendo così perdere tempo prezioso nelle ricerche».

Ma secondo lei Antonio Logli perché ucciso sua moglie Roberta? «Penso a un incidente, una lite probabilmente degenerata, forse avvenuta nella stradina vicino alla loro casa come ha più volte raccontato il testimone Loris Gozi, mentre i figli dormivano in casa. Non voglio pensare che ci possa essere stata premeditazione, ma che si sia trattato di una disgrazia che purtroppo lui non ha avuto il coraggio di ammettere».

Che tipo era sua cugina Roberta? «Ho avuto un rapporto di particolare tenerezza con Roberta: quando lei è nata io avevo già 20 anni, per cui l’ho vista crescere. Me la ricordo al mio matrimonio, una bambina dolcissima, era la più piccola di noi cugine. Crescendo era diventata non solo una bella donna dal punto di vista estetico ma anche come persona: era buona e dolce. Ha vissuto i primi anni a Roma, poi andò a Grosseto e infine a Pisa dove si diplomò; qui ha trovato un lavoro e ha conosciuto il suo futuro marito. Non ci vedevamo molto, però ci sentivamo spesso al telefono, l’ultima volta a Capodanno, quindi un paio di settimane prima della sua scomparsa, mi aveva chiamato per farci gli auguri: era una brava nipote».

Ora secondo voi con la Condanna in cassazione di Logli si può dire chiusa questa inchiesta? «No, perché il corpo di Roberta non è non è ancora stato trovato !.
Vi augurate che Logli in carcere possa finalmente dire la verità sulla scomparsa di Roberta? «Speriamo che in carcere rifletta, si liberi la coscienza e dica che fine ha fatto il cadavere di Roberta, in modo da poterle dare almeno una degna sepoltura e mettere un fiore sulla sua tomba».



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