L’Italia trionfa nella Coppa Davis a Malaga grazie a una straordinaria prestazione di squadra, con Jannik Sinner e Matteo Berrettini protagonisti indiscussi del successo.
La Coppa Davis è da sempre una competizione che esalta il lavoro di squadra, e quest’anno l’Italia ha dimostrato ancora una volta il valore del collettivo. Per raggiungere le Finals, infatti, sono stati determinanti anche i contributi di giocatori come Flavio Cobolli e Matteo Arnaldi, che non sono stati convocati per la fase finale a Malaga, ma il cui apporto è stato fondamentale nei turni precedenti. Tuttavia, nel momento decisivo, sono stati Jannik Sinner e Matteo Berrettini a prendersi la scena, portando l’Italia alla vittoria della seconda Insalatiera consecutiva.
Durante la fase finale, i due tennisti hanno mostrato una forma straordinaria. Hanno vinto tutti i loro match di singolare e si sono resi protagonisti anche nel doppio cruciale dei quarti di finale contro l’Argentina. Un doppio che, inizialmente, avrebbe dovuto essere giocato dagli specialisti Simone Bolelli e Andrea Vavassori, ma che il capitano Filippo Volandri ha deciso di affidare a Sinner e Berrettini, una scelta che si è rivelata vincente.
La decisione di cambiare la formazione del doppio è arrivata in un momento delicato, con il punteggio sull’1-1 e la qualificazione in semifinale in bilico. Volandri ha optato per schierare il miglior tennista del momento, Sinner, insieme a un ritrovato Berrettini, che ha dimostrato di essere in grande forma nonostante un periodo complicato alle spalle. La mossa si è rivelata decisiva: i due hanno battuto la coppia argentina e assicurato il passaggio del turno.
Un episodio significativo che ha sottolineato il carattere e l’umiltà di Sinner è avvenuto proprio prima di quel doppio decisivo contro l’Argentina. Come raccontato da Berrettini, il numero uno italiano ha chiesto il parere di tutta la squadra prima di accettare la decisione del capitano. “Contro l’Argentina, prima di scendere in campo in doppio con me, ha chiesto a tutta la squadra se gli andasse bene la decisione. Ha mostrato un grandissimo rispetto”, ha dichiarato il tennista romano.
Questo gesto ha evidenziato non solo le qualità tecniche di Sinner, ma anche quelle umane. Essere un campione non significa solo eccellere sul campo, ma anche dimostrare rispetto per i compagni e gli avversari, oltre a saper essere un leader quando si gioca per il proprio Paese. La risposta della squadra è stata unanime: sia Bolelli che Vavassori hanno accettato senza polemiche la decisione, sostenendo con entusiasmo i loro compagni.
Dopo quel momento decisivo contro l’Argentina, le sfide successive contro Australia e Olanda si sono trasformate in vere e proprie passerelle trionfali per l’Italia. Grazie alle prestazioni impeccabili di Sinner e Berrettini, non è stato nemmeno necessario ricorrere al doppio per assicurarsi la vittoria.
Il successo a Malaga rappresenta un traguardo storico per il tennis italiano, ma anche un punto di partenza per una squadra che ha dimostrato di avere talento, coesione e determinazione. “Jannik non ha maschere, è il ragazzo semplice e solare che vedete. Ha giocato una delle migliori stagioni di sempre del tennis, è il migliore del mondo, ma è anche il più umile”, ha aggiunto Berrettini, sottolineando l’importanza del lavoro di squadra e dello spirito che ha animato il gruppo.
Ma questa vittoria non è solo la storia di un successo collettivo: è anche una testimonianza della resilienza e del ritorno alla forma di Matteo Berrettini, che ha affrontato un anno particolarmente difficile. In un’intervista al Messaggero, il tennista romano ha raccontato i momenti bui vissuti a causa degli infortuni che lo avevano fatto precipitare nella classifica mondiale e lo avevano portato a pensare al ritiro. “È stato un anno molto positivo, emozionante, stancante. Venivo da una base traballante e ho ritrovato energia ed equilibrio. Fra quello che voglio e quello che sono”, ha dichiarato.
Berrettini ha ammesso di aver avuto momenti in cui si sentiva debole fisicamente e mentalmente: “Avevo la sensazione che il mio fisico non mi supportasse più, mi sentivo debole. Poi mi sono accettato”. Questo percorso di accettazione e rinascita lo ha portato a ritrovare fiducia in sé stesso e a lavorare duramente per tornare competitivo ai massimi livelli.
La vittoria della Coppa Davis rappresenta quindi non solo un trionfo sportivo, ma anche una storia di riscatto personale per Berrettini, che ora guarda al futuro con nuovi obiettivi e tanta voglia di continuare a sognare.
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