La sorella della ragazza di Enna trovata impiccata: “Non si è uccisa. So che c’è stato un diverbio”



“La mia sorella non avrebbe mai potuto toccare una cosa così terribile.” Un sussurro carico di affetto e incredulità si leva, quasi come un eco in un corridoio vuoto, mentre la voce di Giulia, la sorella maggiore, risuona nel microfono di Ore 14, il programma di Milo Infante su Rai 2. Una testimonianza intrisa di dolore e confusione in un mondo che si è capovolto in un istante.



La tragedia si è consumata lo scorso 6 novembre a Piazza Armerina, Enna, dove una ragazza di soli quindici anni è stata trovata impiccata con una corda dell’altalena nella casa di campagna di famiglia. Un’istantanea inquietante, eppure completamente opposta all’immagine che Giulia ha di sua sorella. Ogni parola pronunziata è come una pennellata su una tela affollata di emozioni, un quadro che rifiuta di adattarsi alla narrazione di un suicidio.

“Era intelligente, piena di vita, un faro di amore per i miei genitori. Non si sarebbe mai messa in una situazione simile,” afferma Giulia, rivelando il dramma di un’assenza che stravolge l’anima. “Quando è salita in macchina, ha detto a mia madre che era successa una cosa brutta. Si stava preparando a parlarne, ma poi papà è arrivato.”

La malinconia di Giulia si mescola con l’indignazione. “Non voglio che facciano passare l’idea che fosse depressa. Non è vero! Mia sorella era zia Lalla, non una persona da catalogare. Non si scivola nell’abisso con una media dell’otto a scuola.”

E mentre un battibecco avvenuto a scuola emerge nei racconti, Giulia ricorda: “Sì, è successo. Era un litigio serio, ma non definiamo questo una ragione sufficiente. Al contrario, sappiamo quanto fosse ammirata e integrata. Alcune ragazzine le volevano male perché si era ambientata così bene in un nuovo mondo.”

Intorno a loro, il suono di un’incredulità collettiva sembra riempire la stanza, mentre i genitori osservano e piangono la loro perdita. Anche se la notizia di una presunta depressione aleggia come un’ombra minacciosa, Giulia rimane salda. “Se l’idea di depressione dovesse prevalere, mi opporrò. Ci sono troppi fattori che non vengono considerati; non è affatto la verità.”

Nel frattempo, gli inquirenti in Sicilia frugano tra schermi e messaggi, con ogni notificazione che potrebbe rivelare dettagli mai raccontati. La madre, allarmata per un’assenza improvvisa, ha rinvenuto il corpo della giovane, una visione straziante che le ha gelato il sangue. Un caos in un pomeriggio che doveva essere come tanti altri, un ricordo di un’innocenza strappata troppo presto.

Le saranno mai state rese giustizia le parole di Giulia? La storia non finisce qui, mentre il angoscia per il futuro si fa strada nei cuori di chi resta.

E con l’eco di speranze infrante, la comunità di Piazza Armerina si riunisce, in cerca di risposte, per ricordare non solo la tragedia di una giovane vita, ma anche la determinazione di una sorella a mantenere viva la memoria di chi non c’è più.



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