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Francesco Maimone, il dolore del fratello: “Rivedo Pio nella foto di Santo Romano”



L’omicidio di Santo Romano scuote Napoli, riaprendo ferite ancora vive per Emanuele Maimone, fratello di Francesco Pio, ucciso in circostanze simili. Il ricordo di quella sera ritorna prepotente, alimentando rabbia e dolore.



NapoliEmanuele Maimone non trova pace da quando ha appreso la tragica notizia della morte di Santo Romano, il giovane che ha perso la vita dopo essere intervenuto per calmare una lite. “Guardo la foto di Santo e rivedo Francesco Pio”, confessa Emanuele, con una voce carica di tristezza e indignazione. La mente corre immediatamente alla sera in cui suo fratello, Francesco Pio Maimone, è stato ucciso, ricordando dinamiche e dettagli che sembrano ripetersi come in una maledizione.

Secondo le prime ricostruzioni, Santo Romano si sarebbe intromesso per placare un diverbio tra un amico e un’altra persona. La lite, come ha spiegato la fidanzata di Santo a Fanpage.it, era scaturita per un motivo apparentemente banale: una scarpa calpestata. La ragazza racconta: “Santo voleva solo fare da pacificatore, non aveva nessun’altra intenzione. L’amico aveva calpestato la scarpa di questa persona, che è tornata armata.”

Una dinamica che riporta alla mente la tragedia di Francesco Pio

Questa versione dei fatti, ora al vaglio degli inquirenti, richiama alla mente la morte di Francesco Pio Maimone. Anche in quel caso, un banale incidente con una scarpa calpestata si trasformò in un pretesto per un’escalation di violenza fatale. Francesco fu colpito da un proiettile al petto mentre si trovava con gli amici presso gli chalet di Mergellina, lungo il lungomare di Napoli. Una serata spensierata tra amici che si trasformò in tragedia.

“Dopo quello che è successo a Pio, non è cambiato nulla,” denuncia Emanuele Maimone con rassegnazione. “Le istituzioni non hanno migliorato nulla. Morire così, ancora una volta, in un luogo frequentato da giovani, per una scarpa calpestata, per uno ‘sguardo di troppo’, come si dice qui a Napoli.”

Il dolore e la frustrazione emergono chiaramente dalle parole di Emanuele. La sua percezione è che la società, e in particolare le istituzioni, non abbiano fatto nulla di concreto per prevenire tragedie di questo genere. “Oggi è più facile che un ragazzo abbia in mano una pistola piuttosto che un libro,” aggiunge, riflettendo amaramente sulla realtà che vede intorno a sé.

La confessione del giovane fermato per l’omicidio di Santo Romano

Il caso di Santo Romano ha avuto una rapida svolta: un ragazzo di soli 17 anni ha confessato di essere l’autore dell’omicidio. “L’ho ucciso io,” avrebbe dichiarato agli investigatori, portando a galla una verità che lascia attoniti amici, familiari e l’intera comunità. La gioventù dell’aggressore, sommata a un movente futile come una scarpa calpestata, ha riacceso il dibattito sulla violenza tra i giovani e sulla mancanza di valori che dovrebbero, invece, essere coltivati fin dall’infanzia.

Questo episodio, come per la morte di Francesco Pio, ha scosso profondamente Napoli, lasciando la città con molti interrogativi su come intervenire per arginare una crescente ondata di aggressività tra i più giovani. È un fenomeno che preoccupa le famiglie e che richiama la necessità di riflessioni più profonde da parte delle istituzioni e della società.

“Rivivo lo stesso dolore per mio fratello”

Emanuele Maimone ha difficoltà a distogliere il pensiero dalla tragedia che ha colpito la famiglia di Santo Romano. L’episodio riaccende in lui il dolore mai sopito per la perdita di Francesco Pio. “Sono due giorni che sono angosciato. Non riesco a fare nulla,” racconta. “Mi metto nei panni della famiglia, non ho parole. Pensavo che dopo la morte di mio fratello sarebbe davvero cambiato qualcosa.”

La somiglianza tra i due episodi colpisce duramente Emanuele. Quando guarda le immagini di Santo Romano, vede inevitabilmente il volto di suo fratello. Non riesce a scrollarsi di dosso il senso di impotenza, consapevole che la stessa situazione si sia ripetuta. Prima di concludere, Emanuele esprime la propria vicinanza alla famiglia di Santo: “Alla famiglia di questo ragazzo mando un abbraccio.”



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