La proposta di legge C30 per inasprire le pene per i reati contro gli animali ha finalmente ripreso il suo percorso legislativo, ma non senza subire significativi tagli e modifiche durante i suoi lunghi mesi di attesa in Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati.
L’iniziativa legislativa, che aveva l’ambizione di parificare le tutele tra animali domestici e fauna selvatica, ha subito un drastico ridimensionamento a causa dell’opposizione da parte della Lega. Tra le misure eliminate si segnalano quelle finalizzate a combattere fenomeni criminali come l’uso di esche avvelenate e l’interdizione perpetua alla detenzione di animali da compagnia per chi ha precedenti condanne per maltrattamento.
La ripartenza della legge C30: un percorso accidentato
La proposta di legge, firmata dalla deputata Michela Vittoria Brambilla, era rimasta bloccata dal marzo 2024 nel calendario dei lavori della Camera. Solo recentemente si è tornati a parlare di essa, e la discussione parlamentare dovrà riprendere con i nuovi emendamenti, che includono anche misure per ridurre il potere delle Guardie zoofile. Questo intervento ha alterato significativamente la sostanza originale del testo, specialmente riguardo ai reati in relazione alla fauna selvatica.
All’origine, il progetto di legge era stato approvato in maniera unanime, ma la riduzione dei contenuti rischia di compromettere il sostegno bipartisan. Come sottolineato dal deputato di Alleanza Verde Sinistra, Devis Dori, «il testo così com’è potrebbe non ottenere il consenso della minoranza. I numerosi tagli sono stati fatti per mediare tra le diverse posizioni all’interno della maggioranza». Un aspetto positivo, tuttavia, è l’aggiornamento del titolo IX-bis del Codice Penale, che ora tutela “degli animali” piuttosto che “del sentimento per gli animali”.
Modifiche chiave nella proposta per inasprire le pene per reati contro gli animali
La proposta di legge C30 ha accorpato varie iniziative simili presentate da altri deputati, come Walter Rizzetto di Fratelli d’Italia e Dori stesso. Nonostante l’appoggio iniziale, il testo ha subito forti critiche da parte della Lega, che temeva un’approvazione che avrebbe parificato i diritti tra animali di affezione e fauna selvatica. Questo ha portato a un’approfondita revisione, che ha comportato l’eliminazione di diverse tutele per la fauna selvatica.
- Articolo 4: Il primo a essere ritoccato è stato l’articolo riguardante la confisca degli animali maltrattati. Le pene accessorie sono state limitate agli ambiti di trasporto, commercio e allevamento, portando alla cancellazione della pena per attività venatorie e circensi.
- Articolo 5: È stata eliminata la previsione di maltrattamento colposo, assieme all’aumento di pena per reati commessi in contesti mercantili o mediante l’uso di armi.
- Articolo 6: Il previsto articolo 441-bis del Codice Penale, relativo alla detenzione di esche avvelenate, è stato rimosso, mentre il reato di uccisione di un animale passa a pene più severe.
In aggiunta, l’articolo 10 introduce misure per migliorare la tracciabilità degli animali d’affezione, mentre l’articolo 11 stabilisce l’istituzione di un database per registrare i trasgressori. Purtroppo, l’obbligo di formazione sui legami tra violenza animale e umana, previsto dall’articolo 13, è stato depotenziato, limitando le possibilità di intervento e prevenzione. Infine, l’articolo 14, che suggeriva di inasprire il divieto di utilizzo commerciale di pellicce, è stato completamente eliminato.
Il testo della legge C30, così drasticamente modificato, oscilla tra misure più severe e la perdita di importanti tutele per la fauna. La strada per un approccio realmente efficace nel contrasto ai maltrattamenti animali rimane ancora irta di ostacoli e incertezze.
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