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Riesumate 2.500 tombe di feti non nati nel cimitero di Brescia: due funzionarie comunali sotto processo



Il 31 gennaio si terrà l’udienza preliminare per due funzionarie del Comune di Brescia coinvolte in un’inchiesta relativa alla gestione delle tombe di bambini non nati. Secondo l’accusa, le due dirigenti avrebbero effettuato la riesumazione di 2.500 tombe senza il consenso dei genitori, nonostante le richieste ufficiali prevedessero solamente 164 riesumazioni.

Le funzioni e le accuse

Elisabetta Begni, responsabile del coordinamento amministrativo e dei servizi cimiteriali, e Monik Liliana Ilaria Peritore, responsabile dei servizi cimiteriali, sono accusate di varie violazioni, tra cui l’occultamento o la distruzione di cadavere, la violazione di sepolcro e il vilipendio di tombe. Le indagini hanno rivelato che nel periodo compreso tra il 26 maggio e il 24 novembre 2021, queste funzionarie avrebbero attuato una vasta operazione di esumazione di 2.500 tombe di bambini non nati, un numero chiaramente sproporzionato rispetto alle 164 esumazioni programmate per il biennio 2021-2022.



Secondo la Procura, le operazioni sono state condotte in modo irregolare, utilizzando escavatori per rimuovere i resti e gli effetti personali legati ai piccoli defunti, come peluche e altri oggetti commemorativi, sepolti insieme ai corpi. Questa prassi ha suscitato un forte allarme e una dura reazione da parte dei familiari delle vittime.

Il contesto dell’inchiesta e le reazioni

Le indagini sono state avviate a seguito di segnalazioni da parte di alcuni genitori, i quali hanno denunciato la rimozione delle tombe senza alcuna comunicazione ufficiale. È emerso inoltre che, contrariamente alle normative regionali, le esumazioni potrebbero essere avvenute prima della scadenza decennale prevista per le sepolture.

Il 31 gennaio, le due funzionarie appariranno davanti al giudice con una proposta di patteggiamento e rischio di rinvio a giudizio. Dovranno fronteggiare accuse gravi, incluse quelle di occultamento e distruzione di cadavere, violazione di sepolcro e vilipendio di tombe e di cadavere. Questo caso evidenzia non solo gravi irregolarità nella gestione dei servizi cimiteriali, ma solleva anche interrogativi etici e legali sulla dignità e il rispetto dovuti ai defunti e ai loro familiari.



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