Arrivo in Maxi scivolo per poter andare in pensione anticipata ben 5 anni prima della pensione di vecchiaia, oppure con 38 anni di contributi ovviamente a determinate condizioni, quindi molto meno di quelli che sono richiesti attualmente per la pensione anticipata prevista dalla riforma Fornero e da quota 100. Ma nonostante si tratti di una novità molto interessante, questo scivolo per le pensioni anticipate non è esente da inconvenienti. Dopo essere arrivata l’approvazione del decreto crescita lo scorso mese di giugno, effettivamente non si è capito se ai dipendenti effettivamente conviene andare in pensione. Il motivo è uno, ovvero l’uscita anticipata di 5 anni attraverso questo scivolo, prevede che sia il datore di lavoro a dover pagare i contributi mancanti fino a che il lavoratore non raggiunga i requisiti minimi per andare in pensione. Di conseguenza che lo scivolo per la pensione anticipata di 5 anni rispetto alla pensione di vecchiaia, la pensione anticipata con i requisiti della riforma Fornero favorirà l’uscita dei contribuenti per anziani in cambio di immissioni nel mondo del lavoro del personale giovane.
Andando più nel dettaglio possiamo dire che potranno quindi usufruire dello scivolo di 5 anni rispetto alla pensione di vecchiaia i contribuenti che hanno almeno 20 anni di versamenti e che sono in attesa della pensione di vecchiaia che si potrà ottenere con il compimento di 67 anni. Potranno usufruire di questo scivolo anche i lavoratori che hanno 37 anni e 10 mesi di contributi versati, nel caso in cui sia un uomo, mentre per le donne 36 anni 10 mesi. Questi requisiti, a prescindere dallo scivolo, pare che facilitino ai lavoratori l’accesso alla pensione anticipata o ancora a quota 100.
Il primo ostacolo è rappresentato però dal fatto che potranno aderire allo scivolo soltanto quelle aziende che hanno almeno mille dipendenti e che si trovano in un periodo di riorganizzazione aziendale oppure rinnovamento tecnologico. Quindi al contrario della semplice pensione di anticipata, in questo caso lo scivolo non potrà essere richiesto dai dipendenti ma soltanto dai datori di lavoro. Sarà poi il dipendente che ovviamente potrà accettare oppure rifiutare la proposta di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro. Va detto che lo scivolo sarà in vigore nel biennio che va dal 2019 al 2020 ed è sottoposto per questo periodo al cosiddetto contratto di espansione che le aziende stipulano con il Ministero del Lavoro e i sindacati.
A pochi giorni di distanza dalla promozione del decreto, ci si chiede quindi effettivamente quali siano i vantaggi della pensione anticipata con lo scivolo. A chiarire il tutto è Ezio Cigna, responsabile delle pensioni della Cgil, il quale riferisce: “Innanzitutto è necessario chiarire che lo scivolo andrà a favore di determinati dipendenti a cui mancano non oltre cinque anni di contributi per la pensione di vecchiaia e che rientrino nei requisiti previsti dal decreto (62 anni di età e 20 di contributi oppure 37 anni e 10 mesi di versamenti). Tuttavia, il contribuente che accetti lo scivolo dovrà risolvere il contratto ed accettare la Naspi per un massimo di due anni. Nel periodo di disoccupazione sarà l’Inps ad accreditare i contributi per la pensione. Ma dopo la Naspi, e per il periodo necessario ad arrivare alla pensione anticipata, dovrà essere il datore di lavoro a versare al contribuente un assegno mensile pari alla pensione maturata al momento in cui lo stesso sia uscito dall’impresa”.
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