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Un innovativo test del sangue per una rapida diagnosi del glioblastoma



Un team internazionale di ricercatori ha recentemente sviluppato un test del sangue innovativo e rapido per rilevare il glioblastoma, uno dei tumori cerebrali più aggressivi e mortali negli adulti. Questa scoperta rappresenta un significativo avanzamento nella diagnosi precoce di una malattia per cui le opzioni terapeutiche sono ancora limitate, grazie alla possibilità di effettuare il test in meno di un’ora.



Un approccio promettente nella diagnosi precoce

Il glioblastoma è una forma di cancro al cervello estremamente letale, caratterizzata da un’elevata velocità di crescita e da una vita media post-diagnosi di circa 15 mesi. Attualmente, non esiste una cura definitiva per questa patologia, ma diversi studi recenti offrono nuove possibilità di trattamento. Ad esempio, un vaccino sperimentale a RNA messaggero sviluppato all’Università della Florida ha mostrato la capacità di prolungare la vita in pazienti umani e anche in cani affetti dallo stesso tumore. Inoltre, tecniche di immunoterapia come le cellule CAR-T hanno dimostrato di essere efficaci nel riuscire a eliminare completamente il tumore in alcuni casi. Recenti ricerche su un gel applicato a topi hanno portato a risultati promettenti, riportando il 100% di guarigione della malattia. Data la potenziale efficacia di questi approcci, una diagnosi rapida e precedente alla manifestazione di sintomi rilevabili attraverso un semplice esame del sangue potrebbe rivelarsi fondamentale nella lotta contro il glioblastoma.

Il team di ricerca

Il test del sangue innovativo è stato sviluppato da un team di ricercatori internazionali, capitanato da scienziati dell’Università di Notre Dame, in collaborazione con il Dipartimento di Medicina del Centro Medico dell’Università Vanderbilt e il Laboratorio di targeting dei tumori dell’Olivia Newton-John Cancer Research Institute di Melbourne, in Australia. Coordinati dal professor Hsueh-Chia Chang, questi scienziati hanno concentrato i loro sforzi nella creazione di un esame che punta a rilevare le vescicole extracellulari (EV), noti anche come esosomi, considerati dei veri e propri “corrieri biologici”. Questi esosomi sono caratterizzati da un doppio strato di lipidi e possono trasmettere una varietà di molecole, inclusi proteine e RNA, portatori preziosi di biomarcatori per tumori e altre malattie.

La tecnologia utilizzata

Focalizzandosi sul glioblastoma, il team di ricerca ha cercato i recettori attivi del fattore di crescita epidermico (EGFR), noti per essere sovraespressi in alcune neoplasie, incluso questo tipo di tumore al cervello. Tali recettori si possono trovare all’interno delle vescicole extracellulari, che possono essere isolate da un campione di sangue. Da qui l’idea di realizzare un test sofisticato per identificare questi biomarcatori cruciali. Gli scienziati hanno progettato un biochip elettrocinetico, in grado di catturare le vescicole contenenti l’EGFR attivo, legandosi agli anticorpi con grande affinità. In particolare, hanno utilizzato un anticorpo monoclonale chiamato mAb806, il quale si attacca a una specifica parte di questi recettori. Se il campione di sangue del paziente presenta i biomarcatori del glioblastoma, la risposta del voltmetro indica la presenza della malattia. Come spiegano i ricercatori in un comunicato, “Questa strategia di rilevamento della carica riduce al minimo le interferenze che si riscontrano nelle attuali tecnologie di sensori che fanno uso di reazioni elettrochimiche o fluorescenza.”

I vantaggi del nuovo biochip

Il professor Senapati, coautore dello studio, ha evidenziato i vantaggi di questo innovativo sensore: “Il nostro sensore elettrocinetico ci permette di ottenere risultati che altre tecnologie diagnostiche non riescono a fornire. Possiamo caricare il sangue senza necessità di pretrattamenti per isolare le vescicole extracellulari; il nostro sensore non viene influenzato da altre molecole o particelle e presenta un basso rumore, aumentando la sensibilità nel rilevamento delle malattie.”

Ciò che rende il biochip così innovativo non è solo la sua capacità di rilevare il glioblastoma, ma anche il costo contenuto – circa solo due dollari – e la sua potenziale modularità. I ricercatori prevedono infatti di adattare il biochip per la rilevazione di segnali legati ad altre malattie, incluse malattie cardiovascolari, cancro al pancreas e demenza. I risultati dello studio, intitolato “An anion exchange membrane sensor detects EGFR and its activity state in plasma CD63 extracellular vesicles from patients with glioblastoma”, sono stati pubblicati sulla rinomata rivista scientifica Communications Biology.

Questa scoperta rappresenta non solo un potenziale cambiamento nel modo in cui il glioblastoma viene diagnosticato, ma anche un passo decisivo verso una sanità più precisa e accessibile, aprendo nuovi orizzonti nella lotta contro il cancro.



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