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Emanuela Orlandi: nuovi audio svelano dettagli inquietanti sul suo rapimento



Indagini rivelano che Emanuela sarebbe con una misteriosa Barbara, in procinto di suonare il flauto per un matrimonio

Nuove rivelazioni emergono dal cold case di Emanuela Orlandi, la giovane vaticana scomparsa nel giugno del 1983. Recenti registrazioni di telefonate effettuate da Pierluigi e Mario, i primi a contattare la famiglia dopo la sparizione, offrono indizi agghiaccianti sulla situazione della 15enne. Secondo quanto riportato, Emanuela sarebbe in compagnia di una certa Barbara, con cui avrebbe dovuto suonare il flauto durante un matrimonio. Ma chi è realmente questa misteriosa figura e quale ruolo gioca nella scomparsa della ragazza?



Le prime telefonate: un dimensionamento enigmatico

Le telefonate ricevute dalla famiglia Orlandi rappresentano uno dei primi tentativi di depistaggio nel caso di Emanuela Orlandi. La prima chiamata, effettuata da Pierluigi il 25 giugno 1983, ha rivelato importanti particolari sulla scomparsa, ma l’autore non si è mai mostrato disponibile a collaborare con le forze dell’ordine. Contestualmente, Papa Giovanni Paolo II, allora in Polonia, venne allertato sulla controversa vicenda. Il giorno successivo, i Servizi Segreti giunsero a casa Orlandi ancor prima dell’appello pubblico del Papa ai rapitori affinché liberassero Emanuela.

“Emanuela è con Barbara”

Nel corso di una nuova chiamata, Pierluigi, che si era presentato come un sedicenne in un ristorante, affermò di trovarsi con Emanuela e Barbara. Nell’audio, il sottofondo di voci e clatter di piatti trasmetteva un’atmosfera vivace. Pierluigi riferì che Emanuela voleva suonare il flauto per il matrimonio di sua sorella. Lo zio della ragazza propose di incontrarsi in Vaticano per discutere della situazione, ma l’interlocutore, visibilmente sbalordito, si impegnò in un botta e risposta che rivelava un tono inappropriato per un sedicenne. Le registrazioni audio, pubblicate in esclusiva da FQ Magazine con il consenso di Pietro Orlandi, mostrano che la voce dell’interlocutore non corrisponde a quella di un ragazzo della sua età.

Anche Mario menziona Barbara

A partire dal 27 giugno, solo cinque giorni dopo la scomparsa, la famiglia Orlandi iniziò a registrare insistenti telefonate. A una di queste, un uomo di nome Mario, con un accentuato romanesco, si espresse come un trentacinquenne intenzionato a informare la famiglia che un amico, legato a Avon, non aveva alcun ruolo nella scomparsa della giovane. I dettagli emersi nelle indagini hanno portato alla luce che Emanuela, prima di svanire nel nulla, era stata contattata da un rappresentante dell’azienda cosmetica statunitense.

Mario aggiunse che, insieme al suo amico Avon, lavoravano due ragazze, una delle quali portava il nome di Barbara, coincidendo perfettamente con la Barbara menzionata da Pierluigi. Questo secondo racconto confermava l’ipotesi che Barbara, assente da casa da tempo, fosse tornata per partecipare a un evento festivo. Entrambe le narrazioni, quelle di Pierluigi e Mario, presentano elementi coincidenti, ma, secondo quanto emerso in seguito, potrebbero rappresentare inganni precauzionali orchestrati per deviare le indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi.

Considerazioni finali

Le nuove informazioni raccolte nel corso degli anni continuano a suscitare domande sul destino di Emanuela Orlandi, nonostante le ormai quattro decadi trascorse. Le profonde implicazioni di queste comunicazioni e la costruzione di un’immagine di Emanuela in un contesto apparentemente normale alimentano la speculazione e il mistero circondante questo cold case. Sarà fondamentale per le autorità riaprire le indagini, esaminando ancora una volta questi dettagli e tentando di risolvere un enigma che ha segnato la storia italiana.



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