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Eleonora Giorgi: «Il tumore è arrivato il giorno dei miei 70 anni, sono una vecchia che ha avuto una vita piena di avventure: posso permettermi di andarmene»



Eleonora Giorgi: affronta il cancro con serenità, consapevole delle sue avventure e del lascito per il futuro, riflettendo su una vita ricca di eventi straordinari.



Eleonora Giorgi si presenta come una nonna con una storia ricca e significativa. La sua figura è profondamente ispirata dalle nonne che l’hanno cresciuta, persone che le hanno offerto un amore che i suoi genitori non riuscivano a darle. In un’intervista con il Corriere della Sera, con nostalgia e gratitudine, racconta di due figure essenziali nella sua vita: «Nonna Katò e nonna Nancy hanno plasmato la mia infanzia, lasciando un’impronta indelebile sulla mia educazione e sulla mia cultura».

La prima nonna, di origine ungherese, era una donna energica che si assicurava che Eleonora andasse a scuola in modo impeccabile, con i calzini al ginocchio e un fiocco ben curato. La seconda nonna, di origine scozzese e inglese, è impressa nella sua memoria con una foto iconica: dopo la liberazione di Roma, a 65 anni, sorride mentre guida un jeep americana lungo l’Appia Antica. Questi ricordi ora si intrecciano con la sua attuale gioia: Eleonora è diventata nonna di Gabriele, un bambino di due anni e mezzo, frutto dell’amore tra suo figlio Paolo e Clizia. La gioia di essere nonna è palpabile nella sua voce: «Quando lo vedo, mi sdraio in terra per giocare con lui. È incredibilmente curioso e assomiglia a me sia nell’aspetto che nel carattere».

Purtroppo, Eleonora si confronta anche con una realtà difficile: ha ricevuto la notizia di un tumore al pancreas proprio nel giorno del suo 70° compleanno, coincidente con il cinquantennale della sua carriera. Riflessioni mature e lucide caratterizzano le sue parole: «Se fossi stata giovane, avrei pianto per la disperazione. Oggi, invece, posso dire di aver vissuto una vita piena di avventure; posso accettare di lasciare questo mondo, anche se il pensiero di andarmene mi causa un profondo dolore». Ciò che le provoca maggiore angustia è il pensiero delle persone che rimarranno, in special modo i suoi cari. «L’idea che loro possano soffrire è devastante per me».

Quest’estate, Eleonora prevede di trascorrere del tempo con suo nipote Gianluca, figlio di suo fratello, a Terminillo. Riconosce lui come un “nerd” che trascorre ore davanti a sei computer, mentre lei preferisce mantenere un ritmo di vita più tranquillo. «È diventato il mio badante», scherza. E, dopo di ciò, si prepara a visitare Gabriele in Sicilia, dove ha progettato di allestire insieme a lui un campeggio nel giardino dei nonni a Porto Empedocle. «Con Gabriele, sognavamo di raccogliere legnetti e sassi. Volevo creare con lui ricordi indelebili di momenti felici trascorsi insieme».

Ma la fragilità della sua condizione svanisce solo a metà quando parla del suo amato nipote. «Ciò che mi manca di più è abbracciarlo. Purtroppo, ora ho una cicatrice e un dispositivo nel braccio che mi impediscono di tenerlo vicino. È il piccolo a richiedere le mie canzoni di Ornella Vanoni per rilassarsi e addormentarsi».

In un momento di riflessione, Eleonora ringrazia i suoi figli per averle regalato momenti indimenticabili: «Mi hanno dato l’opportunità di festeggiare, di passare a loro il testimone della vita». Infine, contempla la questione della morte e le persone che le piacerebbe incontrare nell’altro mondo: «Desidererei rivedere prima di tutto Nonna Katò, poi Alessandro Momo, il mio compagno scomparso tragicamente, Angelo, il papà di mio figlio, e Oriana Fallaci. È stata una donna straordinaria: nonostante le sue riserve, abbiamo trovato un’intesa e ci siamo divertite insieme».



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