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Una donna si è lanciata dal tetto di un palazzo a Rimini, tenendo in braccio il figlio di 6 anni: entrambi sono morti in questa tragedia. La donna aveva con sé dei biglietti d’addio



Una tragedia sconvolgente si è consumata a Rimini, in via delle Piante, località San Giuliano. Una donna di circa 40 anni, una commessa italiana, si è lanciata dal tetto di un condominio di cinque piani, tenendo in braccio il figlio di sei anni. Entrambi sono morti sul colpo. Sul posto sono intervenuti la Squadra Mobile di Rimini e il commissario capo Marco Masia per avviare le indagini.



Biglietti d’addio e depressione: i possibili motivi del gesto

Secondo le informazioni raccolte, non vi sarebbero dubbi sull’intento suicida della donna, poiché la polizia ha trovato un biglietto scritto da lei. Inoltre, la donna aveva addosso altri biglietti di addio. Dalle prime ricostruzioni, la quarantenne soffriva di depressione. La mattina del tragico evento, come di consueto, aveva accompagnato il figlio dai suoi genitori, che vivono nello stesso palazzo, per poi recarsi al lavoro. Invece di andare al lavoro, però, la donna ha raggiunto il tetto della palazzina, accessibile da una scala, e si è gettata nel vuoto con il bambino tra le braccia.

Secondo Emi Bondi, presidente della Società italiana di psichiatria (Sip), dopo il Covid-19 si è assistito a un aumento del 30% dei casi di depressione. Purtroppo, in alcuni casi, le persone che soffrono di depressione possono commettere suicidi o omicidi-suicidi. La depressione non arriva dall’oggi al domani, ma è uno stato d’animo continuo che può durare anni e avere anche segnali fisici. Tuttavia, ancora oggi la depressione è uno stigma e molte persone non chiedono aiuto.

I segnali di allarme e il ruolo della famiglia

Secondo Bondi, non è sempre facile per la famiglia intercettare i segnali di allarme, poiché ci sono tanti fattori che incidono. Tuttavia, chi sta vicino a queste persone che soffrono deve provare a capirle e aiutarle. Chi è depresso ha una alterazione del tempo, è convinto che lo stato in cui vive durerà per sempre e non riesce più a vedersi “fuori” dalla malattia. Spesso, chi sta male si chiude in se stesso, non vede speranze per il futuro e non bussa alla porta di un centro di aiuto.

Il ruolo del Servizio sanitario nazionale e del medico di famiglia

Il Servizio sanitario nazionale offre centri dedicati alla salute mentale, dove le persone possono trovare personale specializzato. Tuttavia, non sempre chi sta male si rivolge a questi centri. Un aiuto può arrivare anche dal medico di famiglia, che può intercettare alcuni segnali e indirizzare il suo assistito verso uno specialista.

La tragedia di Rimini: un grido di dolore per una comunità sconvolta

La tragedia di Rimini ha sconvolto l’intera comunità. La morte di una madre e di suo figlio, in circostanze così drammatiche, lascia un vuoto incolmabile. Questa vicenda pone l’accento sull’importanza di sensibilizzare la società sulla depressione e sulla necessità di offrire aiuto e supporto a chi ne soffre. Solo attraverso una maggiore consapevolezza e una rete di sostegno, potremo prevenire tragedie come questa e offrire una speranza a chi si sente perso e senza via d’uscita.

La tragedia di Rimini è un grido di dolore che ci interpella tutti. È fondamentale che come società ci impegniamo a creare una rete di sostegno per chi soffre di depressione, offrendo ascolto, comprensione e aiuto concreto. Dobbiamo abbattere lo stigma che ancora circonda la malattia mentale e incoraggiare le persone a chiedere aiuto senza paura. Solo così potremo evitare che tragedie come questa si ripetano in futuro e offrire a tutti la possibilità di vivere una vita piena e serena, libera dalla sofferenza della depressione.



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