Controcopertina

Grazie a Kate le persone ammalate potranno sentirsi un po’ meno sole



Certamente la principessa Kate è una paziente privilegiata. Sarà curata benissimo. Lo sappiamo e lo speriamo. Ma nel suo modo di condividere, non solo con i sudditi della corona inglese, il decorso della malattia e le sofferenze della chemioterapia, c’è una incoraggiante semplicità. Nulla di regale, molto di normale. Le immagini e le parole della principessa del Galles, sposa di William, l’erede al trono, si traducono in un messaggio di speranza per tutti.



Scriveva Tiziano Terzani che il miglior medico è dentro di sé, bisogna saperlo scoprire per essere alleati della terapia. Non si è passivi. E la principessa del Galles ha detto: «Sto imparando ad ascoltare il mio corpo e a permettermi di prendere il tempo appropriato per guarire». L’ascolto è già un farmaco efficace. Personale. Non vi è una lotta contro il tumore – espressione già di per sé cruenta – bensì un percorso di cura che non ha né vincitori né vinti. E la malattia non deve, nel limite del possibile, condizionare la vita quotidiana e le proprie relazioni con gli altri.

La principessa del Galles è apparsa, alla cerimonia per il compleanno del suocero, Carlo III, anch’egli ammalato, una mamma premurosa e attenta a trasmettere ai propri figli gioia e serenità. Dimagrita ma non prostrata. Ci sono giorni belli e giorni brutti, ha confessato. Come quelli di qualsiasi ammalato. Davanti al dolore le persone sono tutte uguali, ma forse, riflettendosi negli occhi di Kate, un po’ meno sole.

Un’icona musicale ci lascia: l’eredità di Françoise Hardy

Dispiace che in pochi l’abbiano ricordata come meritava. La cantautrice e scrittrice francese Françoise Hardy è morta all’età di 80 anni dopo una lunga malattia. La sua canzone più celebre, “Tous le garçons et les filles”, descriveva le ansie, le malinconie e le sofferenze di un’intera generazione. Le faceva sognare nella loro fragile inquietudine.

L’ultima dedica di una madre al figlio

Nelle parole della sua canzone d’addio, dedicata al figlio Thomas, c’è l’abbraccio di una madre malata che lo spinge a superare subito il dolore. “Tu as tant des belles choses à vivre”. Hai tante belle cose da vivere. Ci ha emozionato ancora una volta. Come quando aveva 18 anni.

Lungi dal criticare chi va in bicicletta nelle nostre città, vorremmo solo sommessamente chiedere di cambiare la denominazione dei marciapiedi e dei passaggi pedonali. Non lo sono più. I poveri pedoni reclamano solo un minimo di comprensione, non potendo sparire da un momento all’altro. C’era una volta la bellezza di una passeggiata a braccetto con qualcuno.

Questi tre temi, apparentemente distanti tra loro, mostrano diverse sfaccettature della nostra società: la forza individuale e il coraggio nella malattia, il ricordo nostalgico di chi ci ha lasciato e l’attenzione necessaria per garantire la sicurezza e il benessere nelle nostre città. Le storie di Kate Middleton, Françoise Hardy e dei pedoni di oggi ci invitano a riflettere e a trovare una nuova consapevolezza nella nostra quotidianità.



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