Controcopertina

Come finisce il film Johnny English colpisce ancora? Spiegazione del finale



Alla vigilia di un importante summit internazionale, un attacco informatico rivela l’identità di tutti gli agenti segreti britannici sotto copertura. L’unico rimasto sul campo è in pensione, non ha idea di cosa sia un’App, e si chiama “English, Johnny English”. Riunito in team col suo fedele scudiero Bough, l’agente English, entusiasta di tornare al lavoro, dovrà vedersela con un’affascinante spia russa, con droghe sintetiche mai sperimentate e con un giovane e rampante nemico, re del digitale.



Con una calma invidiabile, quindici anni dopo il primo film e sette anni dopo il secondo, arriva il terzo capitolo dedicato alla spia più pasticciona della storia del cinema.

Nel frattempo, il mondo è cambiato radicalmente: tutto è governato dal digitale, mentre lui è rimasto fermo ai tempi degli esplosivi nelle penne a sfera. Per dirla tutta, non è nemmeno molto abile nel maneggiare quelle. Il personaggio e il film colgono l’occasione per evidenziare il divario generazionale e tecnologico, offrendo una buona dose di risate old school, non per questo meno fragorose.

Rowan Atkinson torna nei panni del celebre Johnny English, e il film, con il suo stile old school, sembra mirato a un pubblico più giovane, anche se i nostalgici apprezzeranno la comicità fisica e verbale che richiama inevitabilmente Mr. Bean (anche se Johnny English è nato da un personaggio ancora più vecchio creato da Atkinson per una pubblicità di una carta di credito).

Il tema del mondo trasformato dal digitale raggiunge il suo apice nella scena memorabile in cui Johnny English si cimenta in una passeggiata dimostrativa nella realtà virtuale. A questa si aggiunge una seconda traccia sotterranea, che riguarda più in generale la concezione del personaggio, con un evidente debito nei confronti della filmografia di James Bond.

La britishness è il vero magnete attorno al quale si riuniscono tutti gli elementi del film. La Gran Bretagna deve fare bella figura al G-12 e il primo ministro Emma Thompson ha bisogno, per questo scopo, del suo cavaliere senza macchia e senza paura (letteralmente “a knight in shining armour”), anche se l’eroe in questione stravolge completamente i concetti di understatement e dignità, a favore di un più universale, facile ma sempre salutare umorismo.

Nel complesso, Johnny English colpisce ancora si rivela una commedia che, pur basandosi su cliché del passato, riesce a strappare numerose risate, soprattutto grazie alla magistrale interpretazione di Atkinson. La pellicola mette in scena una serie di gag che sfruttano il contrasto tra un mondo ipertecnologico e un personaggio che sembra uscito da un’altra era, garantendo divertimento sia ai fan di vecchia data che ai nuovi spettatori.

Il successo del film non risiede solo nelle battute o nelle situazioni comiche, ma anche nella capacità di Atkinson di incarnare un personaggio goffo e adorabile, che nonostante tutto riesce sempre a portare a termine la missione, anche se con metodi del tutto inusuali. La comicità fisica di Atkinson, combinata con una sceneggiatura che sa giocare bene con gli elementi del genere spionistico, fa di questo terzo capitolo una visione piacevole e divertente.



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