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Il conduttore Franco Di Mare posa per i fotografi a margine della presentazione di 'Frontiere' a Roma, 20 settembre 2019. Il programma andrà in onda dal 22 settembre tutti i lunedì in seconda serata su Rai1. ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

Franco Di Mare è scomparso, la famiglia: «Circondato dall’affetto di tutti noi». Aveva 68 anni e un tumore raro. L’Osservatorio Amianto: indagare a fondo



È morto a 68 anni Franco di Mare. Napoletano, nato l’8 luglio 1955, giornalista, ex inviato e scrittore, era affetto da mesotelioma. Ad annunciarlo è stata la famiglia in una nota: «Abbracciato dall’amore della moglie, della figlia, delle sorelle e del fratello, e dall’affetto degli amici più cari, si è spento oggi a Roma». L’ultimo capitolo della sua vita è stato dedicato ai suoi affetti: la figlia Stella, le sorelle, il fratello e la moglie Giulia, che ha sposato due giorni fa, mercoledì, dopo otto anni insieme. I funerali si terranno lunedì 20 maggio alle 14 nella Basilica di Santa Maria in Montesanto (Chiesa degli Artisti) in piazza del Popolo a Roma. La famiglia, «profondamente commossa, ringrazia tutti per il grande affetto e la straordinaria vicinanza finora ricevuti».



Franco Di Mare morto, la malattia

Franco Di Mare aveva emozionato il pubblico con la sua apparizione a ‘Che tempo che fa’, dove aveva presentato il suo libro ‘Le parole per dirlo, la guerra dentro e fuori di noi’ (Sem editori). In quell’occasione aveva rivelato di essere gravemente malato: «Ho un tumore molto cattivo, il mesotelioma: si prende respirando le particelle di amianto. Mi rimane poco da vivere, ma non è ancora finita». L’ultimo post, il 4 maggio, è stato un ringraziamento a tutti coloro che lo avevano sostenuto. A Fabio Fazio, il 28 aprile, aveva spiegato: «Da inviato di guerra ho respirato amianto: sono sereno e non mollo, ma da questo non si guarisce». Le sue parole, che descrivevano dettagliatamente la sua malattia e il comportamento della Rai nei suoi confronti dopo la scoperta del tumore, avevano scosso profondamente il pubblico. I vertici Rai, inizialmente all’oscuro della sua vicenda, avevano successivamente inviato a Di Mare le informazioni richieste.

Amianto e indagini

Il giornalista aveva collegato la sua malattia ai numerosi servizi da inviato di guerra, soprattutto nella ex Jugoslavia. Nel suo libro scriveva: «La guerra è la malattia del mondo. Appena scoppia, causa dolori infiniti, disastri e morte. Ma le guerre continuano a mietere vittime anche dopo la loro fine. Ne è un tragico esempio la “Sindrome dei Balcani”, la lunga serie di malattie provocate dall’esposizione ai proiettili con uranio impoverito o dall’inalazione di particelle d’amianto rilasciate nell’aria in seguito alla distruzione di palazzi e complessi industriali».

Franco Di Mare, il tumore e la sua speranza

Il presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, Ezio Bonanni, ha dichiarato: «Chiederemo al procuratore di Roma che venga fatta piena luce e giustizia sulla morte inaccettabile e ingiusta di Franco Di Mare, anche per il trattamento ricevuto dalla Rai che lui stesso ha denunciato. Come Osservatorio, proseguiremo la battaglia di giustizia e raccoglieremo il testimone dell’impegno di Franco Di Mare contro l’amianto. Sono reati perseguibili d’ufficio e siamo pronti a costituirci come parti offese. Chiederemo che i responsabili della morte di Di Mare siano individuati e puniti».

La carriera

Franco Di Mare si era laureato in Scienze Politiche all’Università Federico II di Napoli. Iniziò a collaborare con vari giornali, tra cui L’Unità, occupandosi principalmente di cronaca giudiziaria e politica estera. Per Rizzoli ha pubblicato “Il cecchino e la bambina” (2009) e il romanzo bestseller “Non chiedere perché” (2011), che raccontava la storia di come incontrò in un orfanotrofio e si innamorò di una bambina di 10 mesi, che poi adottò con il nome di Stella. Questo libro, che ebbe tredici edizioni e vinse il Premio Roma e il Premio Fregene, ispirò il film TV per Rai1 “L’angelo di Sarajevo” con Beppe Fiorello, seguito da 7 milioni e mezzo di telespettatori.

Nel 1991, Di Mare entrò in Rai alla redazione esteri del TG2, dove nel 1995 divenne inviato speciale, occupandosi della Guerra dei Balcani. Potrebbe aver contratto la malattia che lo ha portato alla morte proprio in quei luoghi. Nel 2002 passò al TG1, seguendo i principali conflitti degli ultimi venti anni: Bosnia, Kosovo, Somalia, Mozambico, Algeria, Albania, Etiopia, Eritrea, Ruanda, la prima e seconda guerra del Golfo, Afghanistan, Timor Est, Medio Oriente e America Latina. Coprì anche i falliti colpi di stato in America Latina, le campagne elettorali presidenziali di Stati Uniti, Francia, Bulgaria e Algeria, e realizzò servizi sulla criminalità organizzata e su calamità naturali in varie parti del mondo.

Nel 2003, Di Mare iniziò la carriera di conduttore televisivo su Rai1, guidando “Unomattina Estate”, “Uno Mattina week end” e poi dal 2004 “Uno Mattina”. Dal 2005 al 2009 condusse “Sabato e domenica”, programma di informazione e attualità leader di ascolti nella fascia mattutina. Nel 2019 divenne vicedirettore di Rai1 con delega ad approfondimenti ed inchieste, e nel 2020 assunse la direzione di Rai3, dove tornò Fabio Fazio. Il 19 giugno 2020, a 40 anni dalla Strage di Ustica, condusse su Rai3 lo speciale “Volo Itavia 870”.



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