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Come finisce Nella valle di Elah film su Iris: tram e finale



Come finisce Nella valle di Elah? La cinematografia spesso si avventura nei meandri più oscuri della psiche umana e della società, portando alla luce verità scomode. Un esempio emblematico di questa esplorazione è il film “La Valle di Elah”, con Tommy Lee Jones nel ruolo di Hank Deerfield, un personaggio che incarna il conflitto tra il dovere patriottico e la ricerca dolorosa della verità.



L’Inizio di una Ricerca Disperata

Hank Deerfield, un ex poliziotto militare e veterano della guerra del Vietnam, si trova di fronte a una realtà inimmaginabile: suo figlio Mike, di ritorno dall’Iraq, scompare misteriosamente dalla base militare in cui era di servizio. Rifiutando di credere alle voci che lo vogliono disertore, Hank lascia indietro una vita familiare segnata da precedenti sacrifici e incomprensioni per avventurarsi in una ricerca solitaria della verità. Il suo viaggio si scontra con la burocrazia e l’omertà del mondo militare, rappresentate in figura dal sergente Kirklander, e l’ignavia della polizia locale, da cui si distingue solo la detective Emily Sanders, una donna dalla forte determinazione.

Una Scoperta Sconvolgente

La scomparsa di Mike si rivela essere solo l’inizio di un orrore ben più grande. Il ritrovamento del suo corpo, barbaramente assassinato e abbandonato alla mercé degli elementi e degli animali selvatici, getta Hank in un abisso di dolore e incredulità. Lontano dalle ipotesi iniziali che vedevano Mike vittima di un regolamento di conti legato al traffico di stupefacenti, emergono dettagli macabri sulla sua morte e sul suo tempo in Iraq. Mike, insieme ad altri membri del suo reparto, era caduto in una spirale di violenza e abuso di sostanze, perdendo ogni freno morale nei confronti dei prigionieri feriti.

La Caduta di un Eroe

La trasformazione di Mike da soldato a torturatore viene tracciata fino a un tragico incidente: l’uccisione involontaria di un bambino iracheno. Questo evento segna un punto di non ritorno per lui e per i suoi commilitoni, che rientrati in patria portano i segni indelebili dei traumi subiti e inflitti. La verità sull’omicidio di Mike emerge in tutta la sua crudezza quando si scopre che a ucciderlo è stato uno dei suoi più cari amici, il caporale Penning, in un gesto di violenza privo di senso, seguito da un tentativo di nascondere il crimine in maniera fredda e calcolatrice.

La Bandiera Capovolta: Un Grido di Aiuto

Il ritorno a casa di Hank non segna la fine della sua battaglia. La ricezione di un pacco postale inviato da Mike prima della sua morte, contenente la bandiera del suo plotone, spinge Hank a un gesto simbolico ma potente: issare la bandiera capovolta sul pennone del municipio, segnale di richiesta di aiuto in codice militare. Questo atto non solo simboleggia la disperazione e l’appello di un padre per la giustizia, ma anche la condanna di un sistema che troppo spesso lascia indietro i propri eroi, trasformandoli in vittime.

“La Valle di Elah” non è solo la cronaca di un crimine, ma il ritratto doloroso di una generazione di soldati intrappolata tra il dovere e la perdita dell’umanità. La domanda lasciata aperta dal piccolo David, figlio della detective Sanders, rimbalza nell’eco del film: è giusto mandare giovani a combattere giganti, a costo della loro anima? La risposta, intricata tra le pieghe di questo dramma, invita a una riflessione profonda sui costi umani della guerra e sulle cicatrici invisibili che essa lascia su chi è chiamato a combatterla.

Riflessioni Finali e l’Eco della Storia

La storia narrata in “La Valle di Elah” supera i confini di un semplice racconto cinematografico per toccare corde profonde nell’anima collettiva. La lotta di Hank Deerfield per scoprire la verità sul destino di suo figlio e l’impegno della detective Sanders nel dare giustizia a una vittima di violenza inaspettata rivelano l’universale bisogno di risposte e di chiusura di fronte alle tragedie della vita.

La resilienza di un padre, la determinazione di una donna in un mondo dominato da maschilismo e pregiudizi, e il sacrificio di giovani soldati vengono intrecciati in un’opera che sfida lo spettatore a guardare oltre le apparenze, a interrogarsi sul vero significato dell’eroismo e sul prezzo dell’integrità morale in contesti estremi.

La bandiera capovolta issata da Hank non è solo un grido di aiuto per suo figlio Mike, ma diventa un simbolo potente dell’appello alla coscienza di una nazione intera, interrogandosi sulla responsabilità collettiva nei confronti di chi viene mandato a combattere. La valle di Elah, con il suo richiamo biblico alla battaglia tra Davide e Golia, si trasforma così in metafora della lotta tra individuo e sistema, tra integrità personale e meccanismi di potere che schiacciano e deumanizzano.

“La Valle di Elah”, attraverso la sua narrazione intensa e i personaggi profondamente umani, lascia un’impronta indelebile, spingendo a una riflessione critica sui costi veri della guerra, non solo sul campo di battaglia ma anche e soprattutto nell’animo di chi sopravvive. La storia di Hank e Mike Deerfield, così come quella di Emily Sanders e di tutti i personaggi coinvolti, diventa un monito, un invito a non dimenticare che dietro ogni uniforme, ogni medaglia, ogni eroe celebrato o dimenticato, ci sono storie di vita, dolori e speranze che meritano di essere ascoltate e comprese.

In ultima analisi, il film solleva interrogativi essenziali sull’essenza della guerra e sulle cicatrici invisibili che lascia su chi è costretto a viverla. “La Valle di Elah” non offre soluzioni facili né finali consolatori, ma pone in evidenza la complessità delle dinamiche umane in contesti estremi, invitando a un dialogo aperto e onesto sul significato del sacrificio, della perdita e della redenzione.



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