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La calvizia adesso si può curare, la terapia a base di plasma arriva dall’Italia



La tipologia più comune di calvizie, pare sia l’alopecia androgenetica Ovvero quella che pare faccia cadere i capelli sia alle donne che agli uomini e sia a chi è più avanti con gli anni che anche ai più giovani. Al giorno d’oggi non sembrano esserci poi così tanti trattamenti per poter combattere questa Alopecia, ma adesso sembra che qualcosa sia cambiato. Nello specifico Pare che i ricercatori dell’Istituto dermopatico dell’Immacolata Irccs di Roma abbiano messo a punto una terapia biologica e cellulare, basata su un l’infiltrazione dei derivati del sangue. Uno studio davvero piuttosto Interessante  il quale è stato pubblicato dalla rivista americana Dermatologic surgery, e studia proprio l’efficacia della terapia in questione, mettendo in evidenza l’importanza delle piastrine e anche di alcune proteine che si trovano nel sangue, le quali sarebbero concentrate con una nuova tecnica che Prevede l’utilizzo di un emoconcentratore progettato e prodotto da un’azienda italiana e tra l’altro l’idea che nel settore.



Pare che abbia ottenuto dei risultati piuttosto soddisfacenti, dunque, la sperimentazione di una cura che è stata condotta dei ricercatori dell’Istituto dermopatico dell’Immacolata di Roma, il cui segreto sarebbe nel prelievo di sangue dal soggetto interessato separando né il plasma che viene poi iniettato nella zona della testa, dove si è verificata la caduta dei capelli.

Pare che questa tecnica ancora non abbia mostrato alcun effetto collaterale a parte qualche bruciore nei giorni successivi. Ad ogni modo si tratta di un trattamento disponibile soltanto presso la struttura Capitolina e pare che abbia un costo non indifferente, pari a circa €1500. La ricerca in questione, sembra essere la più importante per numero di pazienti che sia stata mai realizzata. I giocatori nello specifico hanno analizzato ben 168 persone di cui 102 uomini e 66 donne che perdevano i capelli per Alopecia androgenetica e sono state eseguite per circa 3 anni. I soggetti che hanno partecipato a questo studio avevano l’età media di 28 anni per gli uomini e 36 per le donne.

Il Gruppo di controllo conteneva dei pazienti non sottoposti alla terapia ed è stato eseguito sempre per lo stesso periodo di tempo dai ricercatori che hanno verificato un peggioramento. Il primo autore dello studio nonché responsabile dell’Unità di medicina rigenerativa del idi di Roma è stato Giovanni Schiavone, ma pare che abbiano lavorato anche Damiano Abeni, responsabile dell’Unità di Epidemiologia dell’Idi, Francesco Ricci, dell’Unità operativa del melanoma Idi, e il dermatologo e ricercatore Andrea Paradisi. «Un possibile campo di applicazione di questa tecnica riguarda anche pazienti che hanno perso i capelli a causa della chemioterapia», spiega proprio Giovanni Schiavone.



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